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Ritratto di Marguerite Yourcenar

Creato il 07 marzo 2016 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
399px-Marguerite_Yourcenardi Giuseppe Leuzzi. Era di destra. Molto italianofila, anche, al tempo del fascismo. 
Ha un ventennio, quasi, italiano – benché trascurato nelle raccolte della corrispondenza, e in parte anche dalle biografie  Per soggiorni, amicizie, influssi. Particolarmente forte quello di Evola. Numerosi sono i suoi racconti di ambiente italiano. “Le dialogue dans le marécage”, 1929, è una storia dialogata di Pia dei Tolomei, con – dirà lei stessa nel 1971, alla riedizione – “un poco della sensualità diffusa ovunque da D’Annunzio”. Nello stesso anno “Sixtine” evocava Michelangelo vecchio. Lo stesso anno inizia, risiedendo in Italia,”Denaro del sogno”, sulla preparazione confusa di un attentato antifascista, che pubblica nel 1934 – e poi riscriverà, nel 1959, evirandolo politicamente. “Italiane” sono naturalmente le “Memorie di Adriano”, specie le ricerche su cui è fondato il racconto.Con corrispondenti e amici italiani si è occupata a lungo e si occupava di ricerche psichiche (occultismo, magnetismo), e dei Rosacroce – di Gandhi rimarcando l’ipocrisia della “santità”.Evola scrive di averlo incontrato tardi, per caso, in una libreria di Firenze nel 1952, comprando “Lo Yoga della potenza”. Da cui comunque resta folgorata: lo leggerà annotandolo freneticamente, tascrivendone una trentina di lunghi passaggi, specie dai capp. III e VII, “Presupposti dello yoga” e “Pancatattva – Il rituale segretoi”, traducendoli, commentandoli, sotto il titolo “La poursuite de la sagesse”. In un articolo per “Le Monde” il 21 giugno 1972, “Ricette per l’arte del buon vivere”  (poi ripreso col tiolo “Approches du tantrisme” in “Il Tempo, questo grande scultore”), si premura di dire che di Evola nel 1952 ignorava anche il nome – cosa non vera. Ma riconosce, “salvo qualche riserva”, di “avere acquisito una di quelle opere che per anni vi alimentano e, fino a un certo punto, vi trasformano”.Le sue biografie in realtà sono una, quella di Josyane Savigneau nel 1990. Yourcenar ha molti titoli di interesse, oltre a quelli letterari: la prima donna accademica di Francia, la prima a trattare temi irsuti, come l’omosessualità e l’incesto, la prima a professare una convivenza lesbica. Ma l’esercizio biografico resta evidentemente arduo, forse perché fu politicamente scorretta. Fu infatti di destra. Prima e anche dopo – in modo velato – dopo la guerra.Non entra nel panteon maledetto della destra novecentesca, accanto alla triade Céline-Pound-Hamsun, perché abiurò, si riscrisse in parte, e comunque non lasciò tracce. E non fu antisemita: in nessuno suo scritto pubblicato si rintraccia nessun accenno deprecativo, neanche per modo di dire, all’ebraismo (ma anche Hamsun ne fu esente). I suoi corrispondenti degli anni del fascismo in Italia, ne hanno occultato le tracce. Riscrisse “Denaro di sogno” ne 1959 come “racconto semirealista, semisimbolico di un attentato antifascista a Roma nell’anno XI (1933) della dittatura”. Ma  la prima versione, pubblicata nel 1934, e modellata – sicuramente Marcella – su persone che aveva frequentato a Roma, non era antimussoliniana. I personaggi che la moneta scambiata collegavano a un progetto di attentato erano inquieti e non militanti. A Mathieu Galey, “Gli occhi aperti”, 1980, affermerà che i personaggi del racconto appartenevano a un “ambiente di militanti antifascisti, e mi comunicavano l’eccitazione e l’eccitazione del momento”. E che lei stessa aveva “una visione molto lucida dell’Italia”. Anzi, aggiunte, “il fascismo mi pareva grottesco”, fin dalla marcia su Roma cui aveva assistito a Milano e Verona, in viaggio con il padre. Ma aveva nell’occasione deciso di stabilirsi in Italia. E il “Denaro di sogno” ha riscritto nel 1959, in senso politico contrario a quello del 1934, ha testimoniato il suo editore di allora André Fraigneau, di un antifascismo confuso e un po’ vuoto.

Ancora nell’estate del 1938 a Capri, separata provvisoriamente da Grace Frick, Yourcenar scrisse in poco più di un mese “Colpo di grazia”, una storia di turbamenti sentimentali – di omosessualità represse – ma in una quadro politico preciso. I protagonisti, Eric von Lhomond, Conrad de Reval e Sophie de Reval, fratello e sorella, sono partigiani anti-bolscevichi, Freikorp tedeschi contro l’invasione bolscevica del Baltico. La giustezza della loro causa politica è la tela di fondo della giustezza delle loro passioni amorose, anche se, agli occhi di allora, “devianti” – Sophie è innamorata di Eric, il quale però ama Eric.


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