Mi scuso in anticipo se questo sembrerà un racconto troppo personale per poter essere condiviso con successo su una rivista. In realtà, credo e spero che ognuno dei lettori possa ritrovarsi nelle parole, tra le righe, per farle sue andando oltre i particolarismi.
Liliana Merlo (Buenos Aires, 16 settembre 1925 – Teramo, 17 ottobre 2002.
[foto di Giulia Zauli Naldi]
“Il sole entra pallido nella sala d’ingresso. Nessuna mamma ad aspettare. Sono solo le 14.30 e alle 15 c’è la lezione delle ‘grandi’. I passi decisi. Arriva dalla scalinata che da casa sua la porta direttamente alla scuola”
Se penso alla rappresentazione dell’eleganza penso a Lei, con la classe di una diva del passato e la grinta di una ragazzina. Una vita dedicata all’insegnamento. Una donna di grande carisma e personalità.
“Un saluto, un sorriso appena svelato. Le voci allegre delle ragazze, alcune arrivano di corsa, il tempo di andare a casa da scuola e mangiare un boccone. Una dopo l’altra sento che la salutano e lei dalla sua scrivania ricambia”
In certi ambienti, a volte, si ha la sensazione di vivere in un’epoca del passato. La gentilezza è bellezza. Le parole suonano come note, leggere e preziose. Quando insegni l’Arte non puoi dimenticare mai d’insegnare l’educazione e il rispetto. Il rispetto è l’arte di vivere. Il rispetto di noi stessi e degli altri, ma anche delle cose.
Il rispetto delle passioni: per sostenerle, per coltivarle, per curarle.
“Allo specchio ci trasformiamo ogni volta. Il momento più bello è quello dello chignon. Ci riscaldiamo. Riti di spogliatoio. L’eco della musica per la lezione risuona in sala”
Si è parlato molto della sua vita e della sua carriera artistica in occasione del decimo anniversario della sua scomparsa ricorso lo scorso ottobre. La città di Teramo l’ha ricordata con una mostra dal titolo: “Liliana Merlo e le pioniere della nuova danza italiana”, un libro “Ritratto di Liliana Merlo. La vita, la figura, l’opera didattica e coreografica” ed una serie di convegni.
“Le immagini col tempo sbiadiscono. Le note le sento ancora, così come il profumo della sala, della pece, del parquet. Sento ancora quel senso di professionalità che lei aveva instillato in noi fin dai primi anni, quando bambine un po’ per moda, un po’ per gioco si iniziava a muovere i primi passi.”
È stata più di una semplice insegnante, è stata una fonte per quella passione così rigida e selettiva. Era il pezzo mancante delle sicurezze che tremavano. Sapeva quando incoraggiare e quando ridimensionare. Raccontava con ogni gesto e con ogni parola l’umiltà e la disciplina necessaria.
“I ricordi sfumano, i colori perdono la vivacità, ma i valori insegnati davanti allo specchio, quelli sono per sempre. Lo specchio dice chi sei e ti permette di vedere chi hai accanto. Puoi vedere le tue paure, i tuoi successi e le mancanze.”
Liliana Merlo nel 1954.
Ho smesso di danzare diversi anni fa ma molto è rimasto in me delle prove sostenute e dei sacrifici affrontati. Lei non c’è più ma come disse qualcuno…non si muore mai se si lasciano dei buoni ricordi. Nulla è sprecato se hai attraversato la vita con la missione di dare, creare e comprendere.
“Uno due tre …
A volte la sento ancora contare. E immagino che sia da qualche parte a sgridare qualcuno per non essere a tempo con la musica. Se non vai a tempo, la musica va e tu stai ferma o la rincorri o lei rincorre te. È come non essere mai nel momento.”
“L’uomo è solo un bambino che gioca. Ogni cosa che cerca, ogni valore, anche il più grande e importante, non è che il gioco nel quale egli cerca di dare sfogo ai propri desideri. Ognuno di noi, inseguendo il proprio sogno, gioca per cercare di realizzarlo, illudendosi che in quel gioco vi sia davvero il nostro compito più nobile, la nostra aspirazione più alta, il significato di tutta la nostra vita. La felicità esiste finché quest’illusione rimane salda dentro di noi.” (citazione di Liliana Merlo da “Ritratto di Liliana Merlo” a cura di Silvio Paolini Merlo Galaad Edizioni 2012). In queste parole c’è tutta la sua grandezza e spiritualità. Quello che le permetteva di guardarmi negli occhi per pochi secondi per capire quale sentimento attraversasse il mio cuore.
In fondo, cos’è una passione se non una forza che ci tiene in piedi ogni giorno? E se quella passione, quel gioco (per citarla) non ci fossero più, cosa resterebbe? Che senso avrebbe la vita? Bisogna continuare a credere al sogno, questo è il suo insegnamento, anche se ci sembra inutile, anche se nulla cambierà e migliorerà, proprio per questo dobbiamo continuare. Perché quello che vogliamo è il sogno e non la realtà.