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RITRATTO IN PIEDI - di Gianna Manzini

Creato il 18 ottobre 2012 da Ilibri

RITRATTO IN PIEDI - di Gianna Manzini RITRATTO IN PIEDI - di Gianna Manzini

Titolo: Ritratto in piedi
Autore: Gianna Manzini
Editore: Ortica
Anno: 2011

Disse accarezzandomi: - Hai un bel chiudere la finestra: luce, spazio, voci, esisteranno oltre la tua stanza. Non li avrai aboliti […] E’ al popolo, invece, che io miro. E’ verso la grande speranza di questa unità che io mi getto, attingendo una forza che è anche garanzia di salute. L’unità che io dico, contiene il seme di una splendida, progressiva continuità, […] ossia un divenire, una sopravvivenza ben lontana dalla vita eterna che ti promettono se sarai buona. Capisci? Perdersi nella polvere e sentirsi guardati da centinaia di anni futuri. Umanità indissociabile, come una colata di lava. Non si può frantumarla. E appartarsi è un delitto”.

Gianna Manzini ricorda suo padre e ce lo racconta con straordinaria bravura. La sua scrittura è naturalmente poetica, scorre veloce ed infiammata verso una direzione necessaria. E’ difficile non rimanerne da subito affascinati. Insolita nella sua forma, ricercata ma non pretenziosa, la stesura del romanzo sembra riprodurre fedelmente un flusso di pensieri emozionati.

L’oggetto del suo amore viscerale è il padre scomparso, un personalissimo ritratto che Gianna Manzini prova finalmente a riprodurre su carta solo all’età di settantacinque anni. Lei che sapeva scrivere di ogni cosa, tarderà a farlo perché doloroso è ripercorrere i ricordi e i luoghi di un passato ancora vivo dentro di lei.

Ritorna a Pistoia con la memoria, a quando era solo una bambina ed il padre sfilava orgoglioso tra gli anarchici, mentre la gente chiudeva le finestre al loro passaggio. Giuseppe Manzini è per sua figlia un esempio straordinario di coraggio e dignità: un uomo che ha saputo vivere in nome dei propri ideali un’esistenza autentica, coerente e libera, rifiutando la tranquillità e l’agiatezza di una vita borghese.

La vita del padre viene ripercorsa dalla scrittrice attraverso le sue parole, le azioni ed i silenzi, da cui la figlia ha saputo trarre la convinzione che “non basta averlo un ideale; bisogna esserne degni: capaci cioè di sacrificargli qualsiasi cosa, a cominciare da se stessi”.

L’autrice rivive la solitudine di quell'uomo eccezionale che lei si rimprovera di aver abbandonato negli ultimi anni della sua esistenza quando, mandato al confino da Mussolini sull’Appenino Pistoiese, nel 1925 morirà lontano dai suoi cari.

Quello di Gianna Manzini è un viaggio indispensabile dentro se stessa, ricordo dopo ricordo fino ai giorni in cui visse e amò quell’uomo ormai lontano.

Ritratto in piedi non è un romanzo semplice, ma il lettore ne apprezzerà – oltre alla scrittura evocatrice – la descrizione appassionata di un periodo storico controverso e di un’esistenza unica, quella dell'amato genitore.

Felice di essere abbracciata, tenevo i ginocchi piegati, buttando indietro le gambe, perché le scarpe infangate non gli sporcassero il vestito. I suoi capelli castano chiari erano mossi dal vento. Li vedo. In cielo, un accavallarsi di nuvole […] Mi mise giù. – Tu – disse infine – sei come me. Pensava: non ti tireresti indietro, tu”.

  

 

 

 

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