Ritrovato un antico biberon in Puglia

Creato il 15 dicembre 2013 da Kimayra @Chimayra

Il guttus ritrovato in Puglia, contenente sonagli in terracotta
(Foto: Soprintendenza Archeologica della Puglia)

Gli archeologi italiani hanno scoperto, in Puglia, una terracotta antica lavorata a forma di maialino che, probabilmente, doveva avere le funzioni del moderno biberon.
Conosciuto con il nome latino di guttus, l'oggetto risalirebbe a 2400 anni fa, quando la Puglia era abitata dai Messapi, una popolazione immigrata dall'Illiria (la parte occidentale della penisola balcanica) intorno al 1000 a.C.. All'interno del guttus erano presenti dei sonagli che dovevano indurre il bimbo a dormire dopo aver preso il latte. Il maialino di porcellana è tra gli oggetti che sono stati ritrovati a Manduria, vicino Taranto, durante dei lavori che hanno riportato alla luce una tomba messapica.
La sepoltura, tagliata nella roccia, era decorata con ocra e bande di colore blu. Conteneva i resti di due individui appartenenti - secondo il costume messapico - allo stesso nucleo familiare. In un angolo sono stati rinvenuti altri resti ossei, relativi ad una sepoltura più tarda che "usurpò" la precedente. Gli archeologi, coordinati dal Dottor Arcangelo Alessio della Soprintendenza Archeologica della Puglia, hanno finora recuperato trenta oggetti di corredo, che sono stati puliti e restaurati. Nel corredo erano compresi piatti, lampade, vasi unguentari, tre guttus per il nutrimento di neonati e due statuette femminili.

Il corredo recuperato dalla sepoltura messapica
(Foto: Gianfranco Dimitri/Soprintendenza Archeologica della Puglia)

Alcuni degli oggetti, come un bacile dipinto in nero ed una lama da coltello suggeriscono che la sepoltura conteneva i resti di un uomo, mentre la presenza di una sepoltura femminile è stata dedotta dal ritrovamento di un vaso in ceramica messapica chiamato trozzella, dotato di quattro piccole ruote ai vertici del manico. Versioni diverse di questo vaso sono state rinvenute spesso nelle tombe delle donne messapiche.
Le analisi condotte sui reperti e sul contesto funebre portano a ritenere che le due sepolture risalgono al periodo ellenistico, tra il IV e il II secolo a.C.. La presenza del guttus potrebbe, invece, essere addebitabile ad una terza sepoltura, forse quella di una bimba appena nata, come suggerito dalle statuette in terracotta recuperate dalla medesima tomba. Queste ultime, infatti, erano spesso collocate nelle sepolture di ragazze morte in giovane età. Gli archeologi ipotizzano, anche, che la donna sepolta fosse incinta, al momento della morte. Le ossa del bimbo che portava in grembo, con il tempo, si sarebbero completamente decomposte.

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