I Maya ci dicono che il 2012 potrebbe essere un anno un po’ duro da digerire.
Secondo me hanno solo un pessimo ufficio stampa che ha travisato le loro parole, tuttavia chissà, mai dire mai.
Apocalisse a parte, pur non essendo un tipo particolarmente superstizioso, io ho qualche rituale scaramantico e qualche talismano da sfoderare nel momento del bisogno.
Si tratta soltanto del retaggio dei tempi in cui ci affidavamo a spiriti invisibili, divinizzandoli al fine di dar loro colpe e meriti delle umane vicende? Può darsi. Oppure, come dicono altri, formule e rituali non sono altro che sistemi per interpretare e modificare la struttura del Creato.
Enuncio di nuovo le mie teorie. Primo: la natura parla attraverso la matematica; secondo: tutto ciò che ci circonda si può rappresentare e comprendere attraverso i numeri; terzo: tracciando il grafico di qualunque sistema numerico ne consegue uno schema. Quindi ovunque, in natura, esistono degli schemi. Ecco le prove. La ciclicità delle epidemie, la crescita e la riduzione delle mandrie di caribù, la ciclicità delle macchie solari, le piene e le secche del Nilo. E allora parliamo della Borsa, di quell’universo composto da numeri che rappresenta l’economia globale, milioni di mani che lavorano, miliardi di cervelli, un’immensa rete umana che grida alla vita: un organismo, un organismo vivente. La mia ipotesi: anche nella borsa esiste uno schema, ed è proprio davanti a me, nascosto fra i numeri: è sempre stato lì. (da Pi Greco – Il teorema del Delirio)
Citazione a parte, mi piacerebbe sapere se, al di là della maschera di razionalità di cui vi piace vantarmi, avete qualche scaramanzia, dei portafortuna, qualche magia personale, e magari anche il sospetto che essa funzioni. Ovviamente mi espongo per primo raccontantovi le mie.
Bracciale Portafortuna
Primo posto in assoluto il mio braccialetto in acciaio, cesellato coi simboli del Sagittario, della nota musicale, dello Yin e dello Yang e della coccinella portafortuna. E’ il regalo di una persona che mi sta a cuore (probabilmente quella che mi sta più a cuore, per essere precisi). Senza di esso mi sento nudo. Potenza della suggestione, senz’altro. Quelle poche volte che mi dimentico d’indossarlo ho la forte impressione di essere esposto ai capricci del Fato.
Avendo la bizzarra convizione che gli oggetti siano in grado di assorbire parte del potere che noi pensiamo di attribuirgli, mi guardo bene dal farne a meno…
Mazzo di Tarocchi del Necronomicon
Il primo che ho acquistato, forse il più bello, per quanto decisamente poco solare come soggetto e come design. Vi devo confessare che, pur essendomi studiato per bene La via dei tarocchi, non ho mai praticato più di tanto la lettura degli Arcani. Non si tratta di pigriza bensì, ancora una volta, di autosuggestione. In particolare il mazzo del Necronomicon mi suscita un certo atavico rispetto. Non vi sto dicendo che “mi fa paura”, questo no, tuttavia devo ammettere che più di una lettura si è rivelata piuttosto consona a quanto è poi accaduto nelle ore successive.
So che dovrebbe essere proprio questo il compito dei Tarocchi – aiutarci a schiarire le idee, associandole con immagini, autoanalisi e altro – ma io ho fatto l’esatto contrario: mi sono imposto di non fare più letture legate a cose/eventi veramente importanti.
Ciondolo di Ra
L’occhio di Ra (originariamente detto Occhio di Horo) è un simbolo che mi ha sempre affascinato. Nell’antico Egitto ebbe una grande diffusione come amuleto protettivo, dal grande potere apotropaico. Pensate che era utilizzato anche nella matematica (e qui ritorniamo alla citazione iniziale). Le parti costituenti l’Occhio (udjat) servivano infatti a scrivere le frazioni aventi il numero 64 come denominatore comune.
Per quel che mi riguarda una mattina mi sono svegliato col pensiero fisso di procurarmente uno. Dopo aver cercato in una trentina di siti, ne ho ordinato uno in argento, realizzato da un artigiano di Torino. Il ciondolo ora occupa un posto fisso al mio collo. Che funzioni o meno è un grande punto di domanda, ma indossarlo mi dà una piacevole sensazione e non ho alcuna intenzione di rinunciarvi, tantomeno nel 2012.
Contare i cartelli delle stazioni
Ok, qui il rischio di passare per psicopatico è alto, tuttavia la faccenda ve la racconto lo stesso. Io viaggio parecchio in treno – quasi tutti i giorni – e ho questa strana fissa: quando sono nervoso, soprattutto se aspetto una risposta per qualche faccenda importante, devo visualizzare tre cartelli indicativi del nome della stazione, a ogni fermata che fa il treno. Per fortuna di solito transito in stazioni ottimamente dotate di segnaletica, tuttavia tutto dipende dal punto in cui si ferma il treno. Quando capita di non riuscire a vedere i fatidici tre cartelli mi sento un filino a disagio. Non troppo, appena appena a livello subconscio. Se poi da lì a breve capita qualcosa di sgradevole, beh, mi viene “logico” collegare la cosa al fallimento del mio rituale
Cose superate
A 9-10 anni, dopo aver visto alcuni film della Hammer, non mi addormentavo senza avere un rosario appeso alla testata del letto. Mia madre era pure contenta perché mi credeva molto timorato di Dio. Invece avevo solo paura dei vampiri.
Ad astrologi e oroscopi non ho mai creduto nemmeno un po’, quindi è una categoria che non posso nemmeno definire “superata”, visto che non l’ho mai presa in considerazione.
Il numero 17 invece mi fa ancora un po’ timore, ma in passato cercavo proprio di evitare di averci a che fare. Per esempio non mi fermavo mai a leggere a pagina 17, evitavo (se possibile) numeri civici con la fatidica cifra e altre piacevolezze del genere. Superstizione del tutto irrazionale, lo so.
In terza media mi ero preso una fissa per lo spiritismo (e vabbé…) con un mio compagno. Oltre ad aver imparato a disegnare alcuni cerchi magici, grazie alla bizzarra sezione “esoterica” della biblioteca del mio paesello, eravamo usi a recitare – non senza timore – questa formula qua:
Y’ai’ng’ngah
Yog-sothoth
h’ee-l’geb
f’ai trhodog
uaaaah
Ovviamente non è mai accaduto nulla, ma qualche brividino giovanile d’eccitazione ce l’ha pure procurato.
Auguri a tutti.
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