C'è chi vedendole come un inutile spreco, chi come un doppione delle Prefetture, avrebbe voluto abolirle del tutto, ma alla fine quella che ha prevalso è stata la logica di un graduale ridimensionamento delle Province italiane, senza scossoni e senza terremoti. Sono pur sempre delle "poltrone"!!! Così tra ipotesi, teorie, supposizioni varie, ma soprattutto in un groviglio inestricabile di veti, resistenze e deroghe, il passo dalle proposte ai fatti sembra assai lungo e con le elezioni che bussano alla porta chissà se le proposte che stanno maturando nelle Regioni porteranno davvero per fine legislatura ad un reale riordino delle Province delle Regioni a statuto ordinario dalle attuali 86 a 44 previste dalla legge, a cui si aggiungerebbero le 10 Città metropolitane? Comunque, in settimana si concluderà la prima fase del processo di riordino delle Province. Entro il 3 ottobre, i Consigli delle Autonomie Locali voteranno le prime ipotesi di riordino da consegnare alle Regioni, cui spetterà entro il 25 ottobre di chiudere la proposta definitiva da inviare al Governo. I dati arrivano da un primo monitoraggio compiuto dall'Upi, l'Unione delle Province d'Italia. "Il processo di riordino delle Province e delle Città metropolitane - commenta il presidente dell'Upi - è ormai avviato, nonostante, come ovvio, le difficoltà e le resistenze che sono emerse nei territori". I consiglieri provinciali sono intanto passati da circa 4000 nel 2010 a 2.700. Gli assessori, dai 1.700 circa dello stesso anno, sono oggi 773, rende noto l’Upi. "Le Province - aggiunge l’Upi - hanno avviato un percorso virtuoso di tagli sia rispetto al numero di assessori e consiglieri che in quanto agli emolumenti dei politici. Aspettiamo di vedere cosa deciderà nel prossimo Cdm il Governo Monti sui costi della politica locale".
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C'è chi vedendole come un inutile spreco, chi come un doppione delle Prefetture, avrebbe voluto abolirle del tutto, ma alla fine quella che ha prevalso è stata la logica di un graduale ridimensionamento delle Province italiane, senza scossoni e senza terremoti. Sono pur sempre delle "poltrone"!!! Così tra ipotesi, teorie, supposizioni varie, ma soprattutto in un groviglio inestricabile di veti, resistenze e deroghe, il passo dalle proposte ai fatti sembra assai lungo e con le elezioni che bussano alla porta chissà se le proposte che stanno maturando nelle Regioni porteranno davvero per fine legislatura ad un reale riordino delle Province delle Regioni a statuto ordinario dalle attuali 86 a 44 previste dalla legge, a cui si aggiungerebbero le 10 Città metropolitane? Comunque, in settimana si concluderà la prima fase del processo di riordino delle Province. Entro il 3 ottobre, i Consigli delle Autonomie Locali voteranno le prime ipotesi di riordino da consegnare alle Regioni, cui spetterà entro il 25 ottobre di chiudere la proposta definitiva da inviare al Governo. I dati arrivano da un primo monitoraggio compiuto dall'Upi, l'Unione delle Province d'Italia. "Il processo di riordino delle Province e delle Città metropolitane - commenta il presidente dell'Upi - è ormai avviato, nonostante, come ovvio, le difficoltà e le resistenze che sono emerse nei territori". I consiglieri provinciali sono intanto passati da circa 4000 nel 2010 a 2.700. Gli assessori, dai 1.700 circa dello stesso anno, sono oggi 773, rende noto l’Upi. "Le Province - aggiunge l’Upi - hanno avviato un percorso virtuoso di tagli sia rispetto al numero di assessori e consiglieri che in quanto agli emolumenti dei politici. Aspettiamo di vedere cosa deciderà nel prossimo Cdm il Governo Monti sui costi della politica locale".
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