RIVANAZZANO (pv). Le domande dei cittadini all'incontro di ieri sull'impianto di pirolisi: impianto da fermare.
Creato il 25 settembre 2015 da Agipapress
RIVANAZZANO (pv). Passiamo dalle parole ai fatti nella
speranza che il progetto di pirolisi venga fermato.
Lo chiedono e lo espresso ieri un gruppo di cittadini
intervenuti all’incontro in Comune, che si è tenuto al termine del giro fatto
nelle sedi degli impianti termali di Rivanazzano e Salice da parte della
Commissione IV e VI di Regione Lombardia. Presenti all’incontro, oltre ad
alcuni sindaci dei Comuni vicini come Retorbido e Godiasco, l’assessore
provinciale Paolo Gramigna, il direttore ed il vicepresidente di Federterme
Aurelio Crudeli e Giorgio Matto, i consiglieri regionali Angelo Ciocca(LN) presidente
della Commissione IV di regione Lombardia, Iolanda Nanni (M%S) e Giuseppe
Villani (PD). A fare gli onori di casa il sindaco di Rivanazzano Terme Romano
Ferrari che ha accolto anche una delegazione di cittadini che ha così potuto
esprimere la propria protesta e preoccupazione per il progetto di realizzare un
impianto di pirolisi a Retorbido.
Qui di seguito il testo della “lettera aperta” presentata
dai cittadini Paola Mutti, Nicoletta Torti, Andrea Casarini, Vincenzo Giudice, Franzino
Marcheselli, Daniele Sabbioni a seguito della quale si è poi sviluppato il dibattito
successivo.
“Ringrazio il sindaco Romano Ferrari che ci ha dato la
possibilità di manifestarvi le nostre preoccupazioni per il progettato impianto
di Retorbido.
Non volendo abusare della vostra pazienza, non intendo
tirare in ballo questioni tecniche, documentazione, norme o quant’altro. Credo
ne abbiate a sufficienza per farvi un’idea precisa di cosa significhi un
impianto di quel genere su questo territorio.
Mi limito, in rappresentanza di un gruppo di semplici cittadini
a fare un paio di osservazioni dettate dal timore che tutti abbiamo sulle
conseguenze che potrebbe avere l’impianto sul nostro futuro.
Stiamo vivendo un momento delicato, dove l’assetto sociale
del nostro territorio di bassa collina e pianura è arrivato a un punto di
svolta. Il sistema fondato sul pendolarismo non si regge più a causa della
crisi economico-finanziaria e per dare un futuro alle nuove generazioni gli
sforzi andrebbero indirizzati a mantenere il capitale umano nella nostra Valle
Staffora.
È un concetto importante, fatto suo dalla Provincia di
Pavia e da molti amministratori locali che negli ultimi anni hanno avviato un
percorso volto a rilanciare la sostenibilità del sistema economico locale,
fondato sull’agricoltura di qualità, sull’eccellenza dei nostri vini, sul
turismo termale e sul turismo agroalimentare. Sono queste le leve per costruire
un nuovo modello di Oltrepò.
Non dimentichiamo che l’Oltrepò è la terza “regione” al
mondo per estensione di Pinot Nero e seconda, in Italia, per superficie
“dedicata al vino” (con 16.200 ettari a coltura specializzata e 1 milione di
ettolitri l’anno di prodotto).
Siamo gente abituata a sporcarsi le mani con la terra.
Abbiamo deciso di mettere qui le nostre radici, di far crescere qui i nostri
figli, per la bellezza di questi paesaggi, di queste colline, per la qualità
dell’aria. Basta guardarsi intorno per capire che il nostro vero e unico
patrimonio da preservare è l’ambiente.
La sfida è quella di trattenere sul territorio le
eccellenze migliori secondo una strategia di rilancio dell’economia locale.
Una sfida certo, ma anche una strada percorribile perché
gli strumenti non ci mancano.
Un simbolo di questo nuovo modo di intendere il nostro
territorio è sicuramente la Greenway che collega Voghera a Salice Terme,
riprendendo il vecchio tratto ferroviario della linea Voghera-Varzi in disuso
da oltre 40 anni.
Inaugurata nel settembre 2014, la Greenway rappresenta un
clamoroso successo, vista l’alta frequentazione della pista ciclabile, intorno
alla quale si stanno sviluppando nuove iniziative commerciali e che riesce ad
attrarre sempre nuovi utenti provenienti da altre zone.
Insomma, uno splendido strumento di promozione
territoriale e che è destinato ad essere ulteriormente implementato. Infatti
esiste già il progetto di portare la Greenway da un lato fino a Varzi, e
dall’altro a collegarsi con la Lomellina, allacciandosi così al progetto VenTo,
ovvero la ciclabile che dovrebbe collegare Venezia a Torino.
Ora io mi chiedo. Alla luce di questo nuovo fermento che
si respira in Oltrepò, come è possibile spingere da un lato sulla
valorizzazione del patrimonio locale e dall’altro consentire un tale ecomostro
che ucciderebbe tanti progetti appena avviati?
Mi chiedo cosa possano pensare gli amministratori locali,
i cittadini e gli imprenditori agricoli, dell’industria vitivinicola, della
ristorazione, del turismo, delle terme che negli ultimi anni hanno effettuato
investimenti scommettendo sulle potenzialità naturali di questo territorio, nel
vedersi calare dall’alto il devastante impianto di Retorbido per lo smaltimento
dei pneumatici usati?
È del tutto incomprensibile la logica che permetterebbe
di installare un inceneritore (perché di
questo si tratta) in piena campagna a Retorbido totalmente in contrasto con
il tessuto economico circostante. È un progetto che non sta in piedi, un
controsenso unico per l’economia di un territorio che si sta faticosamente
rialzando, puntando sulle specificità naturali e paesaggistiche.
La pirolisi non è un procedimento a emissioni zero, come
vogliono farci credere, visto che il 20% residuo del processo di smaltimento
dei pneumatici viene sottoposto a combustione. Il che vuol dire, secondo le
parole dello stesso responsabile del progetto Silvio Arrivabene, che se ogni
giorno vengono trattate 100 tonnellate di PFU, 20 tonnellate vengono
incenerite. E non è poco, soprattutto se pensiamo che non esistono filtri in
grado di trattenere le nanoparticelle conseguenti al processo di combustione.
Che la pirolisi non sia una procedura virtuosa non è una
scoperta degli ultimi anni.
Secondo un articolo del New York Times del 2010 - dal
titolo eloquente “Pirolisys: for Tire
Recyclers, a Holy Grail” - a cavallo degli anni ’90 e 2000 le principali
aziende produttrici di pneumatici, come Firestone e Goodyear, hanno investito
ingenti somme sperimentando la pirolisi considerata all’epoca “il Santo Gral del riciclo per gli
pneumatici”. Ma la tecnologia si è rivelata non sostenibile e quindi i progetti
sono stati abbandonati in quanto non si riusciva a reperire un mercato per i
sottoprodotti e neanche a trovare un modo per integrarli ai propri.
Tanto è vero che la stessa EPA, l’Agenzia del governo federale
degli Stati Uniti per la protezione dell’ambiente mise al bando gli
investimenti in questa tecnologia proprio per gli alti costi operativi. Si era
infatti rilevato che in assenza di sussidi o aiuti, impianti così concepiti non
erano auto-sostenibili.
C’è un altro aspetto che va sottolineato e che
rappresenta un valore pressoché unico di questa zona. In Italia sono poche le
località che possono vantare diversi tipi di terme, tutte rigorosamente di
origini naturali: l’Oltrepò è una di queste.
Nel raggio di 3 chilometri abbiamo Rivanazzano Terme,
Salice Terme e Retorbido dove le acque benefiche scaturite dal suolo brillano
per le proprietà terapeutiche e che vengono utilizzate anche per le cure estetiche.
A Retorbido non
esistono le terme ma a poche centinaia di metri in linea d’aria dal sito della
ex-Valdata ci sono le fonti antichissime da dove sgorga acqua solforosa,
ferruginosa e magnesiaca.
All’alto potere terapeutico delle acque termali fornite
dalle strutture di Salice e Rivanazzano Terme, si affiancano numerosi
trattamenti estetici in impianti di ultima generazione.
Le Terme sono quindi divenute sinonimo di turismo e sempre
più persone ne usufruiscono. Un nuovo pubblico, portatore di modelli di consumo
nuovi e più sofisticati rispetto a quelli riscontrabili fino a poco tempo fa
che ben si sposano con l’offerta enogastronomica e paesaggistica dell’Oltrepò.
Non va però tralasciato un punto fondamentale. Gran parte
dell’efficacia delle cure termali è legata alle condizioni ambientali che danno
un contributo decisivo nel determinarne la precoce risoluzione delle varie patologie.
Ma come si può anche solo pensare di costruire un
inceneritore a un km da un centro termale?! Le persone vengono qui a curarsi (circa
30.000 persone di visitatori l’anno) proprio per le malattie respiratorie!
I dati degli operati oncologici nella zona di Voghera
fanno impallidire.
Abbiamo bisogno di questo eco-mostro, unico al mondo, quando
sappiamo che secondo il rapporto VIIAS presentato dal Ministero della salute
nel giugno scorso, quella di Pavia è la seconda provincia più inquinata
d’Italia? Ne abbiamo bisogno quando la
letteratura scientifica ci dice che le popolazioni esposte alle emissioni di
inquinanti, provenienti da inceneritori sono soggetti a un maggiore rischio di
cancro del polmone, linfomi, neoplasie infantili e sarcomi?
È vero che l’impianto si basa su un brevetto giapponese
ma a furia di modifiche per renderlo compatibile con le nostre normative è
diventato un qualcosa di inedito dove l’analisi sulle emissioni, sull’odore e
sul rumore è demandato esclusivamente a calcoli di laboratorio.
E se pensiamo allo scandalo dei software che taroccano i
dati sulle emissioni dei motori diesel della Volkswagen, i dubbi si
moltiplicano.
Prima di chiudere volevo aggiungere una annotazione
strettamente personale.
Stiamo vivendo tutti un periodo difficile e a me fa molta
paura questo crescente clima di anti-politica, come se i politici fossero una
categoria a sé stante.
Lo sapete meglio di me. Si annusa una sfiducia
generalizzata che rischia di sfociare in un pericoloso qualunquismo.
Voi avete tra le mani una grande occasione di riscatto. Oggi
siete venuti a visitare il posto dove viviamo. Lo avete fatto in altre
occasioni e magari pensate di conoscere la realtà di queste terre.
Ma non è così. Siamo noi che viviamo questi luoghi a
vedere bene con i nostri occhi quello che ci manca, a conoscerne le
potenzialità.
Però è vero. Voi avete tra le mani una grande
opportunità.
Avete la possibilità di ridare fiducia alla gente comune,
di tenere unito il tessuto sociale di questo territorio perché, credo, non
esista soddisfazione più grande al mondo di risolvere i problemi delle persone
che non hanno voce.
Volete veramente fare una politica di tutela e ridare
nuovo ossigeno alla parola “politica”?
Se lo volete veramente ricominciamo a viaggiare insieme,
uniti e in sintonia per una causa comune. Non ve ne pentirete.
Questa si chiama “bella politica”, al di là dei colori
delle bandiere, e sono certo che non ci deluderete”.
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