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Rivediamoli: ecce bombo

Creato il 21 novembre 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma


RIVEDIAMOLI: ECCE BOMBO

<< Che dici vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Vengo. Vengo e mi metto cosí, vicino a una finestra di profilo in controluce, voi mi fate: “Michele vieni di là con noi dai…” e io: “andate, andate, vi raggiungo dopo…” Vengo! Ci vediamo là. No, non mi va, non vengo, no. Ciao. >>

Di questi tempi è del tutto comprensibile che capiti di stare a cercare, con impazienza ed un pizzico di nevrastenia, il “Sol dell’Avvenire”, quando ad un tratto ci si gira dall’altra parte e si scopre che era sempre stato alle nostre spalle.

Se qualcuno fosse sul punto di chiederselo, la colpa non è della nostra inettitudine, del normale sfaldarsi del corpo o del meteo, anzi probabilmente i ricercatori del CERN di Ginevra non hanno riscontrato ancora sufficienti dati per i quali affibbiarla a Qualcuno o Qualcosa.

Probabilmente è insita nell’essenza umana la predisposizione a dare maggior peso al personale senso di inadeguatezza piuttosto che alle nostre qualità in ambito culinario o capacità nell’intrattenere rapporti stabili e duraturi, di qualsiasi tipo, con il ristretto campionario di individui da noi frequentabili.

Nel mostrarci questo tipo di disagio, nella sua seconda fatica cinematografica, Nanni Moretti diventa quasi un esponente di spicco della forma dadaista o un Keith Haring che si preoccupa di raffigurare soltanto le sue forme più contorte e sofferenti.

L’alter ego su pellicola di Moretti è un Michele Apicella profondamente segnato dagli “orrori” del suo tempo e molto probabilmente uscito per nient’affatto illeso dall’esperienza “Autarchica”. Diviso tra un “baretto” e l’altro, di una Roma dai caratteri ideologicamente claustrofobici, Michele trascina, per fare un eufemismo, le sue giornate in paradossali discussioni con dei poco amabili resti della cosmogonia sessantottina, senza giungere mai ad un cambiamento, ad un miglioramento, ad una svolta.

Svolta che a dispetto della beckettiana memoria non accenna minimamente a mostrarsi, nella Roma-non luogo dove le foglie che cadono dall’albero della scenografia di Beckett (per chi conosce l’opera teatrale), sono nel film le ansie, le delusioni e le rassegnazioni.

A nulla aiutano le sedute di autocoscienza, gli interventi nelle radio private, i collettivi, le riflessioni e le confessioni. Il Sol dell’Avvenire non vuole proprio saperne di mostrarcisi nella sua pienezza, questo a stabilire la nostra condanna ed affrancare la nostra necessaria ammissione e consapevolezza di non lasciare alcun segno, veritiero e tangibile, della nostra esistenza nella storia.

RIVEDIAMOLI: ECCE BOMBO

Pier Paolo Corsi


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