Magazine Cinema
di Dino Risi (Italia, 1962)
con Vittorio Gassman, Jean Louis Trintignant, Catherine Spaak
"Non bevi, non fumi, manco guidi la macchina, ma che te godi della vita tu?"
Erano gli anni del boom, ma in fondo non eravamo troppo diversi da adesso... l'italiano era sempre l'italiano: cialtrone, menefreghista, irresponsabile, impietosamente superficiale e con pochissimi scrupoli. Uno come Bruno Cortona, a bordo della sua Aurelia 'supercompressa', potremmo tranquillamente ritrovarcelo tra capo e collo anche al giorno d'oggi: è il simbolo di un paese con pochi valori e che cerca di mascherare dietro un'apparenza spavalda una tremenda solitudine di fondo (il quarantenne separato e mai rassegnato che cerca un passeggero a caso per trascorrere il Ferragosto).
Oggi, se possibile, la crisi ci ha ancora più incattivito, facendoci perdere anche i pochi lati positivi di uno stile di vita non certo da imitare (la generosità, la voglia di condividere i piaceri, per quanto vacui siano).
Ma torniamo a Il Sorpasso: un film che è quasi obbligatorio rivedere a Ferragosto, anche solo per ricordarci il vero significato di 'commedia all'italiana' (e oggi ne avremmo tanto bisogno) e per ammirare una delle vette più alte mai raggiunte dal nostro cinema: so che i puristi non saranno d'accordo, pronti a fare nomi di tante pellicole tecnicamente più valide, ma a mio modestissimo parere pochi altri film come Il Sorpasso hanno saputo rappresentare in maniera così efficace e impietosa il nostro paese, mostrando senza filtri e con feroce arguzia l'anima popolare e decadente di un popolo che una volta sapeva distinguersi soprattutto per il proprio estro e la propria cultura.
Ma i tempi dell'Illuminismo sono finiti da tempo... L'Italia di Dino Risi è una nazione soffocata dal consumismo e abbagliata dai lustrini del finto benessere materiale: sono passati cinquant'anni ma già all'epoca il culto della 'roba', dell'accumulare soldi, della ricchezza come unico metro di giudizio della persona (indipendentemente dal modo con cui si è raggiunta) era ben vivo e radicato nel tessuto sociale. Ben prima che arrivasse Berlusconi, tanto per essere chiari. La donna era già 'oggetto' (non del desiderio, ma oggetto e basta) e chi faceva soldi non era più cinico ma più astuto. Era il trionfo della strafottenza e dell'opulenza, ben rappresentato dai bagordi di Castiglioncello e dalla colonna sonora che racchiudeva tutto il kitsch dei tempi (da Guarda come dondolo a Pinne fucili ed occhiali...)
Il Sorpasso è il film che più di ogni altro ha saputo rappresentare il passaggio da una visione di vita 'solidarastica' (quella del dopoguerra) a una palesemente egoista e consumista, di cui oggi assistiamo alla degenerazione peggiore. Più che un film, un simbolo.
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