Magazine Cinema
(id.)
di Paul Verhoeven (USA, 1997)
con Casper Van Dien, Denise Richards, Dina Meyer, Michael Ironside, Jake Busey, Neil Patrick Harris
A scanso di equivoci preferisco dirvelo subito: nel pieno possesso delle mie facoltà mentali sono pronto ad affermare con assoluta certezza che se un giorno mi chiedessero di dover scegliere tra i venti, dieci o cinque film di fantascienza da portare sulla famosa isola deserta, un posticino per Starship Troopers lo troverei sempre, a prescindere... E non avete idea di quante animate discussioni (è un eufemismo per non chiamarle 'litigate furibonde') abbia dovuto sostenere in passato per difendere a spada tratta questo film, spesso da solo contro legioni di cinefili inviperiti che mi accusavano di blasfemìa... (sic!) Sì, lo so, questa non è certo fantscienza 'filosofica', nè alta e nè nobile
(anzi, è proprio di grana grossa), così come non mi sogno certo di paragonarlo ai grandi classici del passato. Però...
C'è un però. Intanto bisogna ricordare che il regista di questo film è il signor Paul Verhoeven: l'uomo che ha portato sul grande schermo autentiche sciocchezze iper-commerciali e modaiole come Basic Instinct o Showgirls ma anche (non dobbiamo dimenticarlo!) un paio tra le migliori pellicole di fantascienza degli anni '80 quali Atto di Forza e Robocop, peraltro entrambe già cult tra gli appassionati. Inoltre, va detto che Starship Troopers a dispetto della confezione patinatissima e tuttaltro che autoriale, non è affatto un film superficiale. Anzi! E' una pellicola che proprio a causa dei suoi contenuti suscitò non poche polemiche al momento dell'uscita negli Stati Uniti (avvenuta nel 1997, lo stesso anno di Titanic). Il motivo? Semplice: il film è tratto dall'omonimo romanzo di Robert Heinlein, edito nel 1959 e pubblicato in Italia col nome di Fanteria dello Spazio, e considerato unanimemente come uno dei libri più militaristi e guerrafondai della letteratura contemporanea...
E quindi, per associazione, ecco che buona parte della critica a stelle e strisce (in maggioranza piuttosto miope e conservatrice, oltre che da sempre schizzinosa nei confronti della fantascienza in generale) 'bollò' immediatamente il film di Verhoeven come estremista e intollerante, secondo l'assioma consolidato e fin troppo banale per cui 'se il romanzo da cui è tratto il film è filonazista, allora deve esserlo per forza anche la sua riduzione cinematografica'. Ipotesi che, giustamente, fece andare su tutte le furie il corpulento regista olandese, indignato da una visione così semplicistica e totalmente distorta della sua opera. In realtà Starship Troopers è esattamente l'opposto, vale a dire una clamorosa, sarcastica, irriverente e geniale presa in giro verso tutti i totalitarismi, i cui modelli vengono beffardamente sbertucciati da una visione ironica e pungente dei 'palazzi del potere'.
La trama: in un futuro non troppo remoto, la Terra è minacciata da una miriade di mostruosi insetti-alieni pronti a distruggere ogni traccia del genere umano. Per fronteggiare il pericolo, su tutto il pianeta viene costituito un governo mondiale di stampo assolutista e organizzato secondo una rigida gerarchia militare. La popolazione è così divisa tra civili e cittadini: i primi sono semplici abitanti del pianeta, privati di elettorato attivo e passivo e senza possibilità di incidere sulla vita politica e sociale. I secondi invece sono la parte 'attiva' della comunità: possono votare, farsi eleggere, intraprendere ogni tipo di carriera e godere di tutti i benefici e privilegi consentiti dalla legge. In cambio, devono accettare di arruolarsi nell'esercito e rischiare la propria vita a tutela del destino del mondo. Ovviamente il governo spinge con ogni mezzo i ragazzi a diventare 'cittadini', propagandando fin dall'istruzione scolastica il culto della Patria e del dovere, e legittimando la violenza come strumento più pratico per porre fine alle controversie. E quando un 'commando' di insetti feroci distrugge completamente la città di Buenos Aires, la guerra diventa totale...
A questo punto, tutta l'ironia feroce di Verhoeven verso la dittatura militare diventa il punto di forza del film, che è vera gioia per gli occhi: è uno spasso infatti vedere come il regista riesce a dileggiare un'autorità e uno stile di vita che si prendono terribilmente sul serio: i valorosi 'cittadini', infatti, sono tutti ragazzi e ragazze bellissimi, alti, agili e decerebrati, pieni di muscoli e con un'apertura mentale pari a zero... c'è chi si arruola solo per stare insieme alla fidanzata, chi per diventare insegnante, chi per fare soldi, e tutti prima o poi vengono fatti a pezzi dai terribili insettacci che si dimostrano molto ma molto più intelligenti di quello che vogliono far credere (di sicuro molto più degli esseri umani...). E mentre la tv di regime bombarda gli spettatori con beceri spot di propaganda verso gli insetti ("L'unica cimice buona è una cimice mortai!") l'esercito terrestre viene mandato al massacro su Klendatu, il pianeta originario delle tremende 'bestiacce'.
Ai più non sfuggirà poi che Starship Troopers assomiglia più a un film di guerra hollywoodiano degli anni '50 piuttosto che a un film di fantascienza: i soldati di Veroheven, infatti, si spostano con le astronavi ma combattono con fucili e coltelli, ingaggiando sanguinari corpo a corpo con gli insetti. Fuori fa un caldo bestiale ma le loro divise sono fatte di cappottoni e mantelli che ricalcano in maniera evidente le divise delle SS. Inoltre, le strategie di battaglia sono esattamente le stesse delle grandi guerre mondiali del secolo scorso: aviazione ad aprire la strada e poi la fanteria a sfidare a duello il nemico... tutto questo con uno scopo evidente: a Verhoeven non interessa affatto immaginare come sarà la società futuribile, dato che anche quella attuale, secondo la sua caustica visione, è già abbastanza malmessa. Il suo film è un monito evidente contro ogni guerra e ogni totalitarismo, esattamente il contrario di quello che aveva capito l'ottusa critica americana. Mentre per noi spettatori sono soprattutto due ore e passa di gran divertimento.
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