Spinoza scrive, contro Heidegger, che un'anima meditativa non si dedica alla morte, ma contempla la vita.
Ancora più interessante, quindi, questo elenco di morti: 15 e una cassa di rhum; 15 grandi filosofi della modernità. Cerchiamo, però, anche una storia opposta. E intanto ci accontentiamo di quella degli antimorti.
La storia degli antimorti
"Fu, finché visse, setta orgogliosa e faziosa; di uomini malinconiosi e bizzarri. La fondò un momaco apostata, di cui si favoleggia che durante la sua vita tentasse in varie guise di mettersi in contatto coi morti; ottenendo risultati tanto irrisori o anzi provocatori da concepire alla fine una fierissima avversione ai defunti, cresciuta in sdegno, odio, smania e furore. E di codesta sua ira, o furia, aveva lavorato una dottrina che così di seguito osiamo riassumere: 1) morire è immorale: chi muore lacera la viva sintassi dell'umana conversazione, si sottrae alle collettive intraprese degli affetti e dei doveri; si fa bandito, transfuga da ogni umana ubbidienza; 2) dunque il morto è un irregolare, un teppista, un ribaldo; come mostrano le malefatte dei fantasmi, che son roba da malviventi, da spaccalampioni, da stupranonne; 3) il morto tace e vaneggia non perché altro non può fare: ma perché si esilara dalle nostre smanie, ci illude elude e delude; ci irride; quelli, ribadiva, tengono il loro decesso quasi da laurea o titolo di cavaliere e, altezzosi e tangheri, trattano i vivi da scolaretti che ancora compitano i loro bignami preagonici; 4) in conclusione, egli proponeva di ripagare i morti con insolenze e affronti di ogni sorta. Profanate, insozzate i cadaveri, predicava; ai cani, ai cani; nei cimiteri, cess e lupanari; ai funerali, corali insolenze; sulle lapidi, infamie e laidezze.
V'era qualcosa di eroico e disperato, in codesta predicazione, e per qualche tempo la setta godé dello schivo favore dei pensosi. Poi, anche gli odiatori dei morti presero a morire: e nessun richiamo all'impegno della dottrina, nessun monito pareva capace di trattenenrli da un passo così grave, anzi ideologicamente irreparabile; per cui nei contemporanei si insinuò il sospetto che quelli fossero in malfede, incorruttibili a parole, di fatto corrottissimi; e magari, sotto la larva di oppositori, complici e manutengoli della morte e dei morti..."
G. Manganelli, Agli dèi ulteriori