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Vivere in albergo tornando indietro nella storia

Creato il 01 aprile 2015 da Dfalcicchio

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Vivere in albergo. Vi ha mai sfiorato l’idea? Qualcuno lo fa. Ci sono persone che, alloggiando per settimane o mesi in hotel per motivi di lavoro, finiscono per apprezzarne lo stile di vita tanto da vendere le proprie abitazioni e trasferirsi in maniera definitiva: “Non ho mai dovuto rifare il letto o pulire il bagno”. Altri reputano la stanza d’albergo “una scatola di quattro pareti, con una scrivania e un letto” e “non è come vivere a casa dove ci si può muovere da una stanza all’altra e pranzare, scegliendo la cucina o il salone” quindi non vogliono restare un minuto di più e anelano a tornare il prima possibile nelle loro tane, al sicuro, tra le loro cose. Eppure c’è un discreto fascino nell’entrare in una stanza d’albergo e pensare a chi c’è stato prima di noi o a chi verrà dopo. Anche abitarci. Dopotutto disporremmo di un bel po’ di ore senza il pensiero di spolverare, riordinare la cucina o fare la lavastoviglie. E incontreremmo sempre gente diversa (a parte lo staff dell’albergo) con decine di storie inedite da ascoltare… avrà pensato le stesse cose Vladimir Nabokov quando, nel 1961, prese la decisione di trasferirsi sul Lago Lemano (Svizzera) in una suite del Palace di Montreaux? Oppure Hemingway che nei suoi lunghi soggiorni a Pamplona, soggiornò sempre al Gran Hotel La Perla. La sua camera, la 217 (ora 201), è rimasta come era a suo tempo, come se lo scrittore fosse uscito per assaporare l’ajoarriero, e tornare a breve. Restando in Europa, ci spostiamo in Inghilterra, a Londra, nell’elegante Cadogan dove venne arrestato Oscar Wilde. Era il 6 aprile del 1895, quando lo scrittore venne prelevato dalla camera 118 con l’accusa di “aver commesso atti osceni con altre persone di sesso maschile”. L’accaduto fu immortalato dai versi di John Betjeman in The Arrest of Oscar Wilde at the Cadogan Hotel mentre a Wilde toccò scontare due anni di lavoro forzato. E si potrebbe continuare all’infinito. Con Ian Fleming, padre dell’affascinante 007, che all’Estoril (Portogallo) scrisse alcuni dei romanzi che hanno per protagonista “Bond, James Bond”. O l’Elephant Hotel a Weimar dove Goethe soggiornò e dove amava sorseggiare qualche bicchierino di madera. Nel 1889 la città pullulava di intellettuali: Schiller è suo vicino di casa; appena fuori città, a Villa Silberblick, Nietzsche alloggia con sua sorella Elizabeth; nella limitrofa Jena, insegna Fichte e successivamente Hegel. Nel 1926, l’albergo ospitò anche Hitler che vi tornò spesso, poiché la posizione di Weimar era ottima, a metà strada tra Monaco e Berlino. A proposito del Führer, a Berchtesgaden, in Baviera, stabilì la sua residenza estiva, il Berghof e, come se non bastasse, i gerarchi nazisti gli regalarono, per il 50esimo compleanno, il «Nido delle aquile» per ospitare della Gestapo o trascorrere romantici fine settimana con Eva Braun. Dal 2001 il Nido è stato trasformato in un albergo di superlusso, il Berchtesgaden Intercontinental Resort, con ogni comfort quasi a voler esorcizzare i fantasmi dell’orrore del Terzo Reich. Lasciamo le Alpi bavaresi e arriviamo al Pera Palace di Istanbul. Costruito nel 1892 per accogliere i viaggiatori dell’Orient-Express, tra i suoi ospiti ebbe Agatha Christie con suo marito, l’archeologo Max Mallowan. Proprio qui, nella 411, scrisse, infatti, Assassinio sull’Orient-Express.

Giovanna Scatena


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