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Rivista Euterpe n.9 - Ottobre 2013

Creato il 03 ottobre 2013 da Giuseppe Bonaccorso @GiuseppeB

Alexandre_Cabanel_-_EchoE' appena uscito l'ultimo numero della rivista di letteratura Euterpe - n.9 / Ottobre 2013. La rivista è disponibile a questo link: http://rivista-euterpe.blogspot.it/2013/10/euterpe-n-9-e-uscito-il-nuovo-numero.html .

In questo numero è presente il mio saggio: "L'eco della noia", di cui riporto qui l'incipit:

Nelle sue “Metamorfosi”, Ovidio racconta che Eco, una ninfa alquanto propensa al pettegolezzo, si prestò alle lusinghe di Zeus e acconsentì a distrarre la moglie Era mentre questi continuava indisturbato le sue relazioni amorose clandestine. Quando tale inganno, uno tra i tanti d’altronde, venne scoperto, tuttavia Era punì Eco condannandola a non poter più proferire parola se non nella monotona ripetizione delle ultime sillabe da lei udite.

Eco divenne quindi, suo malgrado, la personificazione di una particolare forma di frustrazione che, al pari di quella rappresentata da Sisifo, si esplica principalmente nella consapevolezza duale della possibilità (in termini di idea, motivazione) e contemporaneamente nell’impossibilità (in termini di attuazione).

Il dramma della vicenda raggiunse il suo acme quando la “povera” ninfa, ormai reietta in un mondo che non poteva più né ascoltare i suoi lamenti, né tantomeno dialogare con lei, s’innamorò perdutamente di Narciso, personaggio (in-)consapevolmente portato ad alimentare ogni frustrazione femminile, e iniziò infruttuosamente a corteggiarlo.

Purtroppo, come ben si può immaginare, i suoi propositi, seppur apparentemente genuini, erano costantemente resi vani dalla sua natura e, come lo stesso Ovidio narra: “…Quante volte avrebbe voluto abbordarlo con dolci parole e rivolgergli suadenti preghiere! Ma la sua natura vi si opponeva e non le consentiva di prendere l’iniziativa. Era però pronta a fare quello che le era consentito, cioè ad aspettare di cogliere dei suoni, sulla scorta dei quali rimandare le parole…[1]...



[1] Ovidio, Metamorfosi (traduzione di Giovanna Faranda Villa), BUR


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