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A volte queste baggianate riguardano fatti che non sono ridicoli, ma entrano nella sfera affettiva di persone, che hanno sofferto a seguito di quei fatti.
Oggi, in questa pseudo rivista leggo sulla presentazione del DVD sulla vita di Ayrton Senna da Silva, il noto pilota di Formula Uno morto sulla pista di Imola.
La rivista in questione, avallando la menzogna, della FIA e della Direzione Sportiva dell'Autodromo, che obbligarono i medici intervenuti a mantenere in vita artificialmente un morto. La ragione era che in caso di decesso la Legge italiana prevede la cancellazione dell'evento sportivo e tutta l'area doveva essere mantenuta isolata per i rilievi della Polizia Scientifica.
La stessa cosa era accaduta il giorno precedente, con la morte in pista del pilota austriaco Roland Ratzenberger, che morira alla curva Villeneuve, a seguito di un'incidente occorso proprio alla curva del Tamburello, dove Senna perderà la vita.
Quindi, sia Senna che Ratzenberger non morirono a Bologna, in ospedale, come si volle far credere, per ragioni prettamente economiche, ma morirono in pista. Il colpevole di questo "sopruso" fu sicuramente il medico della FIA Sid Watkins.
L'accabimento terapeutico conosciuto come "distanasia" praticato ai due sfortunati piloti serviva solo per non far perdere le lucrose commissioni pubblicitarie, che non sarebbero state pagate in caso di sospensione della gara.
Senna ebbe un profondo sfondamento del cranio causato dal piantone della sospensione anteriore destra, a seguito del quale perse oltre tre litri di sangue, inoltre a cause dell'impatto ebbe fratture multiple alla base del cranio che causarono l'arteria temporale con grave emorragia nelle vie respiratorie, e la violenta decelerazione aveva "liquefatto" il cervello che si era schiacciato contro la parte frontale della cassa cranica. Un urto a quella velocità (poco più di 200 Kmh corrisponde ad una caduta di 300 metri,
I periti legali che effettuarono l'autopsia indicarono che nell'evidenza delle ferite il soggetto era morto, e lo stesso neuro-chirurgo che esaminò Senna in ospedale riferì che le circostanze non permettevano una chirurgia, perché le ferite erano generalizzate nel cranio.
Ovviamente i ridicoli tentativi della FIA e della Direzione Sportiva nulla tolgono al tragico fatto, ma una rivista, dove ci si aspetta di trovare notizie corrette convalida le false affermazioni di loschi affaristi, senza neppure prendersi la cura di verificare lascia crescere sempre più il dubbio che la stampa non è più fine alla "formazione" ed alla "informazione" ma è fine a se stessa, auto referenziante (parola molto di moda in questo periodo), incurante delle inesattezze che inculca nelle menti dei lettori meno attenti che sono la stragrande maggioranza.
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