di Paola Navotti
Fino ad oggi i pazienti ricoverati in via Pace, quando avevano bisogno di accertamenti diagnostici, dovevano essere trasportati con l’ambulanza ai padiglioni di via Sforza, con l’evidente disagio che richiede uno spostamento per un ammalato, tanto più anziano e tanto più nelle stagioni invernali.
La maggior parte dei ricoverati in via Pace, inoltre, proviene dal pronto soccorso e ciò è molto significativo perché, ribadendo l’invecchiamento della popolazione, pone la medicina generale come una delle attività ospedaliere con più bisogno di programmazione strategica, rispetto a quanto si sia reso necessario in passato. Al terzo piano del Padiglione Granelli saranno spostati 44 letti, mentre gli altri 25 al prefabbricato De Palo.
I padiglioni di via Pace diventeranno il principale polo ambulatoriale del Policlinico. Gli utenti delle visite specialistiche avranno così un luogo più consono alle proprie esigenze, poiché separato dall’attività frenetica dei reparti.
Tutto ciò non sarebbe accaduto senza la ferma determinazione della direzione strategica; senza la precisa regia della direzione medica di presidio e senza la corresponsabilità dei primari e dei direttori di Dipartimento, che non si sono tirati indietro davanti al disagio organizzativo che richiede un trasferimento come questo.
Spostare le degenze di via Pace, infine, è un ulteriore passo verso l’organizzazione dell’ospedale per aree omogenee – reparti che, per patologie trattate, sono fisicamente vicini e condividono tutto – disegnate dalla direzione strategica del Policlinico lo scorso novembre nel Piano di Organizzazione Aziendale.
Di seguito, alcuni cenni storici sugli edifici di via Pace e sulla sua ultra centenaria attività sanitaria.
Il complesso di via Pace, costituito da 5 padiglioni uniti da un corridoio centrale, fu costruito nel 1908 grazie a una donazione della Cassa di Risparmio delle Province Lombarde e dal ricavato della vendita degli stabili di via Lanzone 13 e 15, di proprietà dell’ospedale. Questi padiglioni furono ideati dal professore Ambrogio Bertarelli per accogliere il reparto dermatologico – con 250 letti -, e il reparto cosiddetto celtico, ossia quello delle malattie sessualmente trasmissibili – con 40 letti di sezione maschile e 140 letti della sezione femminile, suddivisa a sua volta in tre comparti: donne irreprensibili, bambine e prostitute. In tutto potevano essere ricoverati 430 malati. Numerosi i servizi forniti: 70 vasche da bagno; ampie terrazze per l’elioterapia; aule scolastiche, la biblioteca e una sala gioco per la sezione dei fanciulli; macchine da cucire e da scrivere. Novità più rilevante il riscaldamento a termosifoni, il primo istituito in un ospedale italiano.
I bombardamenti del 1943 provocarono un danno così grave agli edifici che l’attività ospedaliera fu sospesa per diversi mesi. La quasi sostanziale ricostruzione dei padiglioni fu occasione di un ammodernamento e di un ripensamento dell’organizzazione sanitaria, più vicina alle ultime conoscenze mediche. Da qui, la riduzione dei letti di degenza per le malattie sessualmente trasmissibili e, invece, l’incremento degli spazi dedicati alla medicina generale e alla prevenzione delle malattie dermatologiche.
Nel 1976 venne istituita la sezione di Dermatologia Pediatrica; al centro antivenereo, istituito nell’immediato dopoguerra, negli anni ‘80 affluì, tra i primi in Italia, l’ambulatorio per l’HIV; nel 1985 lo stesso istituto di Audiologia promosse una raccolta fondi che permise, ristrutturando gli spazi, di incrementare l’attività ambulatoriale e di portare il centro audiologico ad essere un’eccellenza nazionale nella riabilitazione logopedica, soprattutto nel settore della sordità infantile e nella cura delle turbe dell’equilibrio. Nel 1992 fu istituito il reparto di Geriatria.