Mi si dirà che ho scoperto l'acqua calda. E' vero. Prigioniera di un'inspiegabile bigottismo, ho lasciato passare anni prima di fidarmi della tecnologia.
Anni a trascinare pesanti trolley sperando che non mi pesassero il bagaglio a mano. Minuti struggenti prima della partenza per l'aeroporto, in cui già infagottata nel cappotto scorrevo i titoli nella libreria di casa, impegnata in una crudele selezione che all'arrivo a destinazione mi lasciava puntualmente insoddisfatta. Gite frenetiche alla Feltrinelli di Porta Garibaldi, tra un treno e l'altro. Acquisti improbabili di improbabili best seller all'aeroporto. Riletture fino alla nausea nell'attesa del prossimo weekend in Italia.
Perché, perché ho sopportato tutto questo? La soluzione era a portata di mano. Perfino la mamma ormai da due anni sfoggiava il suo agile Kindle in spiaggia. Ma io no, rimanevo fiera paladina del libro di carta.
Da due giorni tutto questo è cambiato, e sono una fiera proprietaria di un e-book reader. Sono felice. Guardo gli infiniti database online e mi sento come una bambina in un negozio di caramelle (facciamo di cioccolato, che le caramelle non mi hanno mai detto granché). Finalmente posso tornare a leggere senza centellinare le pagine. E senza temere di essere costretta da una crisi d'astinenza, un giorno, a varcare la soglia di quel certo posto, venditore esclusivo di cultura italiana, dove la cortesia dei proprietari è tale da farmi venire un'orticaria già nel raggio di qualche centinaio di metri.
Grazie, e-book.