BELLITALIA.
L’Italia non ha condotto a termine le sue rivoluzioni democratiche. Esempi concreti sono il Risorgimento, la Resistenza (definita secondo Risorgimento), la non attuazione della Costituzione. Sono avvenute decisioni devastanti anticostituzionali e antisociali mentre sono in atto azioni che portano alla riscrittura della Costituzione nell’ottica liberale ottocentesca se pur ammantata di modernità. Tutti i movimenti di lavoratori, di studenti e di popolo per scacciare gli scheletri dello straniero oppressore, della monarchia, della dittatura fascista, della dominazione clericale democristiana, del terrorismo degli anni di piombo sono stati neutralizzati dalla conservazione reazionaria. Ancora, assieme all’unità geografica, non esiste l’unione spirituale e civile della nazione perché ancora non è completata la rivoluzione democratica con l’attuazione della Costituzione. Inoltre è forte la mancanza della rivoluzione attraverso una soluzione democratica del problema contadino, della tutela della salute della Terra, della questione meridionale, dell’istruzione libera ed indipendente. Per questo l’Italia è arrivata ai giorni odierni con una miscela micidiale di elementi del capitale finanziario, imperialista, guerrafondaio, con una diffusa e profonda ignoranza, con i residui più arretrati di una società in cui dominano ancora sopravvivenze feudali. Un serio e profondo esame di coscienza di massa va intrapreso per spiegarci e capire perché l’Italia è sempre stata ed è un paese profondamente reazionario e ha potuto essere la culla del fascismo. Conoscere per cambiare. Vi sono difficoltà a creare un grande fronte di forze veramente democratiche e antifasciste e a dirigerlo sopra una nuova base veramente vera di progresso, di libertà e di civiltà. Vitale per salvare il popolo è la liquidazione energica di tutti i residui dei vecchi regimi. (Ricordo da un racconto di Tirella).
[ Q U E S T I O N E E C O N O M I C A ]
La crisi del mondo economico borghese è molto profonda.
Nel sistema del capitalismo monopolistico di Stato
sorgono problemi del tutto nuovi,
che le classi dirigenti non riescono più a risolvere
con i metodi tradizionali.
In particolare sorge oggi nei più grandi Paesi
la questione di una centralizzazione della direzione economica,
che si cerca di realizzare con una programmazione dall’alto,
nell’interesse dei grandi monopoli e attraverso l’intervento dello Stato.
Questa questione è all’ordine del giorno in tutto l’Occidente
e già si parla di una programmazione internazionale,
a preparare la quale lavorano gli organi dirigenti del Mercato comune.
E’ evidente che il movimento operaio e democratico
non può disinteressarsi di questa questione.
Ci si deve battere anche su questo terreno.
Ciò richiede uno sviluppo e una coordinazione
delle rivendicazioni immediate operaie
e delle proposte di riforma della struttura economica
(nazionalizzazioni, riforme agrarie, eccetera)
in un piano generale di sviluppo economico
da contrapporre alla programmazione capitalistica.
La lotta per la democrazia viene ad assumere,
in questo quadro, un contenuto diverso che sino ad ora,
più concreto,
più legato alla realtà della vita economica e sociale.
La programmazione capitalistica
è infatti sempre collegata
a tendenze antidemocratiche e autoritarie,
alle quali è necessario opporre
l’adozione di un metodo democratico
anche nella direzione della vita economica.
-Palmiro Togliatti -
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