Magazine Curiosità
Avendo dedicato tutta la mia vita alla scienza più lucida, lo studio della materia, posso affermare questo sui risultati della mia ricerca sull'atomo: la materia, in quanto tale, non esiste.
Max Planck
NIELS BOHR SCOPRI' CHE LE ENTITA' SUBATOMICHE SALTAVANO I LIVELLI DI ENERGIA E INCORAGGIO' ALTRI FISICI AD ACCETTARE I PARADOSSI DELLA TEORIA QUANTISTICA. NEGLI ANNI '20, BOHR DISCUSSE IL MISTERIOSO FUNZIONAMENTO DEI QUANTI CON ALTRI SCIENZIATI CHE VENIVANO A STUDIARE E A LAVORARE AL SUO ISTITUTO DI FISICA TEORETICA DI COPENHAGEN, COME WERNER HEISENBERG. IL RISULTATO DI QUESTO AMBIENTE ACCADEMICO APERTO FU UNA NUOVA CONCEZIONE CONOSCIUTA COME L'INTERPRETAZIONE DI COPENHAGEN DELLA TEORIA QUANTISTICA. SECONDO QUESTA VISIONE LE LEGGI DELLA NATURA NON SONO NE' OGGETTIVE NE' DETERMINISTICHE. NON DESCRIVONO UNA REALTA' INDIPENDENTE DALL'OSSERVATORE. COME DICE IL PRINCIPIO DI INCERTEZZA NON E' POSSIBILE NON INFLUENZARE L'ESITO DI QUALSIASI OSSERVAZIONE.
Nel 1982 un'équipe di ricerca dell'Università di Parigi, diretta dal fisico Alain Aspect, condusse forse il più importante esperimento del 20º secolo. Aspect ed il suo team scoprirono che, sottoponendo a determinate condizioni delle particelle subatomiche come gli elettroni, esse sono capaci di comunicare istantaneamente una con l'altra indipendentemente dalla distanza che le separa, sia che si tratti di 10 metri o di 10 miliardi di chilometri. Come se ogni singola particella sappia esattamente cosa stiano facendo tutte le altre.
NON LOCALITA': Fino a quando le onde di energia non solidificano e si trasformano in particelle, un singolo elettrone è "ovunque contemporaneamente", o non locale. Il determinismo è vivo e vegeto nei cuori e nelle menti di molti, malgrado la completezza della teoria quantistica che fornisce la prova reale e tangibile che il determinismo di causa ed effetto non è valido e non è mai stato un modo esatto di descrivere la natura della realtà fisica.
Un fenomeno che può essere spiegato solo in due modi: o la teoria di Einstein - che esclude la possibilità di comunicazioni più veloci della luce - è da considerarsi errata, oppure le particelle subatomiche sono connesse non-localmente.La maggior parte dei fisici nega la possibilità di fenomeni che oltrepassino la velocità della luce, ma l'esperimento di Aspect rivoluziona il postulato, provando che il legame tra le particelle subatomiche è effettivamente di tipo non-locale. David Bohm, celebre fisico dell'Università di Londra recentemente scomparso, sosteneva che le scoperte di Aspect implicassero la non-esistenzadella realtà oggettiva. Vale a dire che, nonostante la sua apparente solidità, l'Universo è in realtà un fantasma, un ologramma gigantesco e splendidamente dettagliato. Ologrammi, la parte e il tutto
Per capire la sbalorditiva affermazione di Bohm gettiamo uno sguardo alla natura degli ologrammi. Un ologramma è una fotografia tridimensionale prodotta con l'aiuto di un laser: l'oggetto da fotografare viene prima immerso nella luce di un raggio laser, poi unsecondo raggio laser viene fatto rimbalzare sulla luce riflessa del primo e lo schema risultante dalla zona di interferenza dove i due raggi si incontrano viene impresso sulla pellicola fotografica. Quando la pellicola viene sviluppata risulta visibile solo un intrico di linee chiare e scure ma, illuminata da un altro raggio laser, ecco apparire il soggetto originale. La tridimensionalità non è l'unica caratteristica interessante degli ologrammi: se l'ologramma di una rosa viene tagliato a metà e poi illuminato da un laser, si scopre che ciascuna metà contiene ancora l'intera immagine della rosa. Anche continuando a dividere le due metà, vedremo che ogni minuscolo frammento di pellicola conterrà sempre una versione più piccola, ma intatta, della stessa immagine.
UNA PRECISAZIONE...
L'affermazione secondo la quale ogni frammento dell'ologramma conterrebbe tutta l'informazione, non è esatta: si verifica sempre una certa perdita di informazione, tanto maggiore quanto più è piccolo il frammento. Questo però non invalida affatto l'ipotesi dell'Universo olografico, ma anzi, restringe le reciproche influenze delle cose - da una precedente inconcepibile infinitezza ad ambiti più circoscritti - rendendo tutta la teoria ancor più credibile. XmXnormali fotografie, ogni parte di un ologramma contiene tutte le informazioni possedute dall'ologramma integro. Si schiude così una nuova comprensione dei concetti di organizzazione e di ordine.
La rana, l'atomo e la rosa
Per quasi tutto il suo corso la scienza occidentale ha agito sotto il preconcetto che il modo migliore di capire un fenomeno fisico, che si trattasse di una rana o di un atomo, era quello di sezionarlo e di studiarne le varie parti. Gli ologrammi ci insegnano che alcuni fenomeni possono esulare da tale approccio. Bohm lo intuì, aprendo una strada alla comprensione della scoperta del professor Aspect.
Per Bohm il motivo per cui le particelle subatomiche restano in contatto indipendentemente dalla distanza che le separa risiede nel fatto che la loro separazione è un'illusione. Era infatti convinto che, ad un livello di realtà più profondo, tali particelle non sono entità individuali, ma estensioni di uno stesso "organismo" fondamentale. Bohm semplificava con un esempio: immaginate un acquario contenente un pesce. Immaginate che l'acquario non sia visibile direttamente, ma solo attraverso due telecamere, una posizionata frontalmente e l'altra lateralmente rispetto all'acquario.Guardando i due monitor televisivi possiamo pensare che i pesci siano due entità separate, la differente posizione delle telecamere ci darà infatti due immagini lievemente diverse. Ma, continuando ad osservare i due pesci, alla fine ci accorgeremo che vi è un certo legame tra loro: quando uno si gira, anche l'altro si girerà; quando uno guarda di fronte a sé, l'altro guarderà lateralmente. Essendo all'oscuro dello scopo reale dell'esperimento, potremmo credere che i due pesci comunichino tra loro, istantaneamente e misteriosamente. Secondo Bohm il comportamento delle particelle subatomiche indica che esiste un livello di realtà del quale non siamo consapevoli, una dimensione che oltrepassa la nostra. Se le particelle subatomiche ci appaiono separate è perché siamo capaci di vedere solo una porzione della loro realtà, esse non sono "parti" separate bensì sfaccettature di un'unità più profonda e basilare, che risulta infine altrettanto olografica ed indivisibile quanto la nostra rosa. E poiché ogni cosa nella realtà fisica è costituita da queste "immagini", ne consegue che l'Universo stesso è una proiezione, un ologramma.
Il magazzino cosmico
Oltre alla sua natura illusoria, questo universo avrebbe altre caratteristiche stupefacenti: se la separazione tra le particelle subatomiche è solo apparente, ciò significa che, ad un livello più profondo, tutte le cose sono infinitamente collegate. Gli elettroni di un atomo di carbonio del cervello umano sono connessi alle particelle subatomiche che costituiscono ogni salmone che nuota, ogni cuore che batte ed ogni stella che brilla nel cielo. Tutto compenetra tutto. Sebbene la natura umana cerchi di categorizzare, classificare e suddividere i vari fenomeni, ogni suddivisione risulta necessariamente artificiale e tutta la natura non è altro che una immensa rete ininterrotta.
In un universo olografico persino il tempo e lo spazio non sarebbero più dei principi fondamentali. Concetti come la località vengono infranti in un universo dove nulla è veramente separato dal resto, sicché anche il tempo e lo spazio tridimensionale (come le immagini del pesce sui monitor TV) dovrebbero venire interpretati come semplici proiezioni di un sistema più complesso. Al suo livello più profondo la realtà non è altro che una sorta di super-ologramma dove il passato, il presente ed il futuro coesistono simultaneamente. Disponendo degli strumenti appropriati un giorno potremmo spingerci entro quel livello della realtà e cogliere delle scene del nostro passato da lungo tempo dimenticato. Cos'altro possa contenere il super-ologrammaresta una domanda senza risposta. In via ipotetica, ammettendo che esso esista, dovrebbe contenere ogni singola particella subatomica che sia, che sia stata e che sarà, nonché ogni possibile configurazione di materia ed energia: dai fiocchi di neve alle stelle, dalle balene ai raggi gamma. Dovremmo immaginarlo come una sorta di magazzino cosmico di Tutto-ciò-che-Esiste. Bohm si era addirittura spinto a supporre che il livello super-olografico della realtà potrebbe non essere altro che un semplice stadio intermedio oltre il quale si celerebbe un'infinità di ulteriori sviluppi.
Poiché il termine ologramma si riferisce di solito ad una immagine statica che non coincide con la natura dinamica e perennemente attiva del nostro universo, Bohm preferiva descrivere l'Universo col termine "olomovimento". Affermare che ogni singola parte di una pellicola olografica contiene tutte le informazioni in possesso della pellicola integra significa semplicemente dire che l'informazione è distribuitanon-localmente. Se è vero che l'Universo è organizzato secondo principi olografici, si suppone che anch'esso abbia delle proprietà non-locali e quindi ogni particella esistente contiene in se stessa l'immagine intera. Dato il presupposto, tutte le manifestazioni della vita provengono da un'unica fonte di causalità che include ogni atomo dell'Universo. Dalle particelle subatomiche alle galassie giganti, tutto è allo stesso tempo parte infinitesimale e totalità di "tutto".
MILIARDI DI INFORMAZIONI...Karl Pribram Lavorando nel campo della ricerca sulle funzioni cerebrali, anche il neurofisiologo Karl Pribram, dell'Università di Stanford, si è convinto della natura olografica della realtà. Numerosi studi, condotti sui ratti negli anni '20, avevano dimostrato che i ricordi non risultano confinati in determinate zone del cervello: dagli esperimenti nessuno però riusciva a spiegare quale meccanismo consentisse al cervello di conservare i ricordi, fin quando Pribram non applicò a questo campo i concetti dell'olografia. Egli ritiene che i ricordi non siano immagazzinati nei neuroni o in piccoli gruppi di neuroni, ma negli schemi degli impulsi nervosi che si intersecano attraverso tutto il cervello, proprio come gli schemi dei raggi laser che si intersecano su tutta l'area del frammento di pellicola che contiene l'immagine olografica.
Quindi il cervello stesso funziona come un ologramma e la teoria di Pribram spiegherebbe come il cervello riesca a contenere una talequantità di ricordi in uno spazio così limitato. Quello umano può immagazzinare circa 10 miliardi di informazioni, durante la durata media di vita (approssimativamente l'equivalente di cinque edizioni dell'Enciclopedia Treccani!). Di converso, si è scoperto che gli ologrammi possiedono una sorprendente possibilità di memorizzazione, infatti semplicemente cambiando l'angolazione con cui due raggi laser colpiscono una pellicola fotografica, si possono accumulare miliardi di informazioni in un solo centimetro cubico di spazio.
...ma anche di idee
La nostra stupefacente capacità di recuperare velocemente una qualsivoglia informazione dall'enorme magazzino cerebrale risulta spiegabile più facilmente, supponendone un funzionamento secondo principi olografici. Inutile, quindi, scartabellare nei meandri di un gigantesco archivio alfabetico cerebrale, perché ogni frammento di informazione sembra essere sempre istantaneamentecorrelato a tutti gli altri: si tratta forse del massimo esempio in natura di un sistema a correlazione incrociata. Nell'ipotesi di Pribram si analizza la capacità del cervello di tradurre la valanga di frequenze luminose, sonore, ecc. ricevute tramite i sensi, nel mondo concreto delle percezioni. Codificare e decodificare frequenze è esattamente quello che un ologramma sa fare meglio, fungendo da strumento di traduzione per convertire un ammasso di frequenze prive di significato in una immagine coerente: il cervello usa gli stessi principi olografici per convertire matematicamente le frequenze ricevute in percezioni interiori.
IL CERVELLO RIMESCOLATO Paul Pietsch, critico verso la teoria olografica della mente, provò a confutarla. Poichè aveva scoperto che le salamandre sono capaci di ampie capacità di rigenerazione del tessuto nervoso (nervi e cervello), ipotizzò che la localizzazione delle funzioni cerebrali potesse essere evidenziata "scambiando" fra loro parti di cervello. Lo fece, sezionando il cervello di alcune salamandre in parti uguali, per poi risistemarle nella scatola cranica ruotate, scambiate di posto, e così via. Pietsch si aspettava di osservare gravi disfunzioni o strani comportamenti, invece la maggior parte delle salamandre continuò a comportarsi come prima. XmXVi è una impressionante quantità di dati scientifici a conferma della teoria di Pribram, ormai condivisa da molti altri neurofisiologi. Il ricercatore italo-argentino Hugo Zucarelli ha applicato il modello olografico ai fenomeni acustici, incuriosito dal fatto che gli umani possono localizzare la fonte di un suono senza girare la testa, pur sordi da un orecchio. Ne risulta che ciascuno dei nostri sensi è sensibile ad una varietà di frequenze molto più ampia. Ad esempio: il nostro sistema visivo è sensibile alle frequenze sonore, il nostro olfatto percepisce anche le cosiddette "frequenze osmiche" e persino le cellule biologiche sono sensibili ad una vasta gamma di frequenze. Tali scoperte suggeriscono che è solo nel dominio olografico della coscienza che tali frequenze possono venire vagliate e suddivise.LA REALTA'? NON ESISTE! Ma l'aspetto più sbalorditivo del modello cerebrale olografico di Pribram è ciò che risulta unendolo alla teoria di Bohm. Se la concretezza del mondo non è altro che una realtà secondaria e ciò che esiste non è altro che un turbine olografico di frequenze e se persino il cervello è solo un ologramma che seleziona alcune di queste frequenze trasformandole in percezioni sensoriali, cosa resta dellarealtà oggettiva? In parole povere: non esiste. Come sostenuto dalle religioni e dalle filosofie orientali, il mondo materiale è una illusione. Noi stessi pensiamo di essere entità fisiche che si muovono in un mondo fisico, ma tutto questo è pura illusione. In realtà siamo una sorta di "ricevitori" che galleggiano in un caleidoscopico mare di frequenze e ciò che ne estraiamo lo trasformiamo magicamente in realtà fisica: uno dei miliardi di "mondi" esistenti nel super-ologramma.
Questo impressionante nuovo concetto di realtà è stato battezzato "paradigma olografico" e sebbene diversi scienziati lo abbiano accolto con scetticismo, ha entusiasmato molti altri. Un piccolo, ma crescente, gruppo di ricercatori è convinto si tratti del più accurato modello di realtà finora raggiunto dalla scienza. In un Universo in cui le menti individuali sono in effetti porzioni indivisibili di un ologramma e tutto è infinitamente interconnesso, i cosiddetti "stati alterati di coscienza" potrebbero semplicemente essere il passaggio ad un livello olografico più elevato. Se la mente è effettivamente parte di un continuum, di un labirinto collegato non solo ad ogni altra mente esistente o esistita, ma anche ad ogni atomo, organismo o zona nella vastità dello spazio, ed al tempo stesso, il fatto che essa sia capace di fare delle incursioni in questo labirinto e di farci sperimentare delle esperienze extracorporee, non sembra più così strano.COSCIENZA E VISUALIZZAZIONEIl paradigma olografico presenta implicazioni anche nelle cosiddette scienze pure, come la biologia. Keith Floyd, uno psicologo del Virginia Intermont College, ha sottolineato il fatto che se la concretezza della realtà non è altro che una illusione olografica, non potremmo più affermare che la mente crea la coscienza (cogito ergo sum). Al contrario, sarebbe la coscienza a creare l'illusoria sensazione di un cervello, di un corpo e di qualunque altro oggetto ci circondi che noi interpretiamo come "fisico".
Una tale rivoluzione nel nostro modo di studiare le strutture biologiche spinge i ricercatori ad affermare che anche la medicina e tutto ciò che sappiamo del processo di guarigione verrebbero trasformati dal paradigma olografico. Infatti, se l'apparente struttura fisica del corpo non è altro che una proiezione olografica della coscienza, risulta chiaro che ognuno di noi è molto più responsabile della propria salute di quanto riconoscano le attuali conoscenze nel campo della medicina. Quelle che noi ora consideriamo guarigioni miracolose potrebbero in realtà essere dovute ad un mutamento dello stato di coscienza che provochi dei cambiamenti nell'ologramma corporeo. Allo stesso modo, potrebbe darsi che alcune controverse tecniche di guarigione alternative come la "visualizzazione" risultino così efficaci perché nel dominio olografico del pensiero le immagini sono in fondo reali quanto la "realtà".
IL MONDO E' UNA TELA BIANCAPerfino le visioni ed altre esperienze di realtà non ordinaria possono venire facilmente spiegate se accettiamo l'ipotesi di un universo olografico. Nel suo libro"Gifts of Unknown Things", il biologo Lyall Watson descrive il suo incontro con una sciamana indonesiana che, eseguendo una danza rituale, era capace di far svanire istantaneamente un intero boschetto di alberi. Watson riferisce che mentre lui ed un altro attonito osservatore continuavano a guardare, la donna fece velocemente riapparire e scomparire gli alberi diverse volte. Sebbene le conoscenze scientifiche attuali non ci permettano di spiegarle, esperienze come queste diventano più plausibili qualora si ammetta la natura olografica della realtà. In un universo olografico non vi sono limiti all'entità dei cambiamenti che possiamo apportare alla sostanza della realtà, perché ciò che percepiamo come realtà è soltanto una tela in attesa che noi vi si dipinga sopra qualunque immagine vogliamo. Tutto diviene possibile, dal piegare cucchiai col potere della mente, ai fantasmagorici eventi vissuti da Carlos Castaneda durante i suoi incontri con Don Juan, lo sciamano Yaqui. Nulla di più, né meno, miracoloso della capacità che abbiamo di plasmare la realtà a nostro piacimento durante i sogni. E le nostre convinzioni fondamentali dovranno essere riviste alla luce della teoria olografica della realtà.
LA GRAVITA' OLOGRAFICA
FUTURO – La gravità è la più misteriosa delle forze della natura. Da un secolo i fisici teorici ne sono ossessionati, a partire da Einstein, che per primo ne capì la relazione con la geometria. Intere generazioni di scienziati hanno speso la loro vita cercando di riconciliare i due cardini della fisica del secolo scorso: gravità e meccanica quantistica. Negli ultimi anni, grazie alle intuizioni di Leonard Susskind e del premio Nobel Gerard ‘t Hooft, sembra finalmente di avere imboccato la strada giusta, ma per percorrerla bisogna abbandonare la nostra intuizione e abbracciare una nuova visione dell’universo. Si tratta del concetto di olografia. Il primo esempio concreto di sistema olografico, basato sulla teoria delle stringhe, è stato costruito nel 1997 da Juan Maldacena. Ma alcuni ricercatori hanno recentemente scoperto che l’olografia sembra molto più generale della teoria delle stringhe e, forse, siamo finalmente vicini a crackare il codice segreto della gravità. Tenendo le dita incrociate, OS ha intervistato Rajesh Gopakumar, un fisico indiano tra i pionieri di queste nuove scoperte…
Che cos’è l’olografia?
Si tratta di un concetto radicalmente nuovo nel nostro sforzo di descrivere la realtà fisica in termini matematici. Tradizionalmente, la descrizione dei fenomeni fisici ha spesso portato all’introduzione di nuove entità che a volte non sono visibili a occhio nudo: penso all’atomo, ai campi elettromagnetici, ai quark, e così via. Ma tutte queste entità sono situate comunque e sempre all’interno dello stesso spazio-tempo in cui si trova il fenomeno che esse vogliono descrivere. Anche se non vediamo direttamente le onde radio, queste riempiono lo spazio tutto intorno a noi. Attraverso l’olografia, al contrario, ci proponiamo di descrivere la gravità, nel suo regime quantistico, usando degli oggetti che vivono in uno spazio completamente diverso dal nostro spaziotempo. Questo nuovo spazio “olografico” è talmente diverso da quello in cui viviamo da avere una dimensione in meno: solo due invece delle solite tre direzioni spaziali.
Che cosa stiamo imparando di nuovo sulla gravità grazie all’olografia?
Sappiamo da tempo che la gravità è qualitativamente diversa dalle altre forze della natura. È universamente attrattiva (a differenza della forza elettrica, dove due cariche dello stesso segno si respingono) e descrive la geometria stessa dello spaziotempo. Ma l’olografia ci racconta una storia radicalmente diversa: i gradi di libertà necessari per descrivere la gravità sono molti di meno di quelli che appaiono. Sono talmente pochi, che per descrivere uno spazio tridimensionale ci basta uno schermo bidimensionale. La chiave per capire questo fenomeno ci viene dallo studio dei buchi neri. L’entropia di un buco nero è pari all’area dell’orizzonte degli eventi (che è bidimensionale) e non al volume racchiuso (che è tridimensionale). Entropia è il nome che diamo in fisica al numero di gradi di libertà di un sistema: ovvero l’informazione in esso contenuta. Dunque i gradi di libertà di un buco nero stanno tutti sulla superficie del suo orizzonte degli eventi. Questo fatto straordinario, scoperto da Stephen Hawking e Jacob Bekenstein, è stato il primo indizio che la gravità ha una natura olografica.
Nella comunità dei fisici teorici, fino a ora si credeva che l’olografia fosse intimamente legata teoria delle stringhe. Ma recentemente tu e altri colleghi avete scoperto che si tratta di un concetto molto più generale…
Ci è chiaro ormai che si tratta di un concetto più fondamentale della stessa teoria delle stringhe. Insieme al mio collega Matthias Gaberdiel, ho recentemente studiato l’olografia in una teoria che è molto più semplice della teoria delle stringhe, e allo stesso tempo molto più complicata della teoria della relatività generale di Einstein (che descrive la gravità a distanze macroscopiche): una sorta di via di mezzo tra le due teorie, che si chiama “teoria di spin elevati.”
Da anni il tuo scopo ultimo è di andare all’attacco dell’olografia per carpirne le leggi fondamentali e scoprire il più semplice sistema olografico e decifrarne il “dizionario.” La tua ricerca ha dato buoni frutti?
Credo di sì: il più semplice sistema olografico, che contiene la gravità, è la “teoria di spin elevato” a cui accennavo prima. Lungo la strada però ho scoperto degli altri esempi più semplici, in cui non c’è la gravità, ma che come dei piccoli giocattoli ci permettono di definire in modo preciso cosa intendiamo per olografia, una volta che l’abbiamo ridotta all’osso. Usando questi semplici modelli, che chiamiamo in gergo “stringhe topologiche,” possiamo isolare certi aspetti dell’olografia uno per volta, senza dover risolvere il problema in un colpo solo.
Tutti gli esempi concreti di sistemi olografici finora costruiti si basano sulla presenza di una costante cosmologica negativa.Tuttavia, le misure astrofisiche ci hanno mostrato che il nostro universo possiede una costante cosmologica molto piccola, ma di segno positivo…
Senza dubbio. Nella letteratura ci sono varie proposte di sistemi olografici con costante cosmologica positiva, ma finora nessuna spiegazione si è dimostrata adeguata. In molti stanno studiando questo problema, ma credo che ci manchi ancora qualche tassello cruciale per risolvere il mistero
Recentemente, Erik Verlinde ha proposto una nuova teoria, secondo la quale la gravità non sarebbe una forza fondamentale, ma una forza statistica legata all’entropia. Hai trovato conferme di questa nuova idea nel tuo programma olografico?
L’idea di Verlinde è molto stimolante. Partendo da premesse comuni con la visione olografica, rappresenta però un punto di vista molto più radicale sulla natura della gravità. Al momento, non è del tutto chiaro quale sia la relazione tra le due e se sia possibile riconciliarle, si tratta di un problema aperto.
Il principio olografico negli ultimi anni ha cambiato il modo in cui gli scienziati guardano alla teoria delle stringhe. Non si parla più di “teoria del tutto,” ma al contrario ora si usano le stringhe come un nuovo metodo per risolvere problemi di fisica dei materiali o di fisica nucleare. Qual è secondo te lo stato attuale della teoria delle stringhe?
Ormai è chiaro che la teoria delle stringhe è uno scenario che si può adattare a problemi apparentemente diversissimi tra loro. Piuttosto che un candidato per la teoria della gravità quantistica oppure per descrivere la fisica delle particelle oltre il Modello Standard, la teoria delle stringhe rappresenta uno potente strumento di calcolo. Si tratta di una generalizzazione del concetto di teoria quantistica di campo, quest’ultima utilizzata con successo dappertutto in fisica. La teoria di campo venne scoperta nel contesto della fisica delle particelle, ma si capì in seguito che si trattava di un linguaggio universale che poteva essere applicato alla fisica dei superconduttori e dei materiali, alla dinamica dei fluidi e persino alla finanza! La teoria delle stringhe è molto simile: si tratta di uno strumento che può essere utilizzato laddove la teoria di campo non è più valida.
C’è un modo di usare l’olografia per mettere alla prove sperimentale la teoria delle stringhe?
Sono convinto che sia possibile usare l’olografia per testare le stringhe in modo del tutto inaspettato. Sto pensando alle ricerche recenti che cercano di spiegare certi aspetti della fisica dei materiali, nel caso per esempio di elettroni fortemente accoppiati, in termini olografici, usando metodi mutuati dalla fisica gravitazionale. Se questo programma riuscirà a individuare esperimenti specifici con cui testare l’olografia, avremo finalmente una conferma di questa idea rivoluzionaria e, nella migliore delle ipotesi, della stessa teoria delle stringhe.
Stai dicendo che c’è una nuova rivoluzione delle stringhe dietro l’angolo?
Stiamo finalmente mettendo insieme nuovi ingredienti concettuali che ci permetteranno presto di fare un salto di qualità. Campi così complessi come la teoria delle stringhe hanno bisogno di periodi di relativa calma, in cui costruire quelle solide basi che aprano la strada a drammatici “balzi in avanti.” Ho la sensazione che mettendo insieme le varie novità emerse in quest’ultimo periodo e unendo i trattini ci aspetti qualche grossa sorpresa…
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