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Rizzotto la 36ma vittima

Creato il 14 agosto 2012 da Brunougolini
Rizzotto la 36ma vittima
“Centinaia di contadini divisi in squadre battono le campagne esasperati, trepidanti, seguiti dall'ansia di tutto un popolo che non sa darsi pace dell'efferatezza del delitto...” Sono parole di Girolamo Li Causi e compaiono nell'editoriale di prima pagina sull'Unità del 17 marzo 1948. Era una ricerca di massa, senza esito, del segretario della Camera del Lavoro di Corleone Placido Rizzotto scomparso sei giorni prima, l'11 marzo 1948.
I resti del suo scheletro sono stati ritrovati 64 anni dopo e a Rizzotto sono stati tributati i funerali di Stato con la partecipazione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e della segretaria della Cgil Susanna Camusso.
Esequie solenni e unitarie. Eppure all'epoca il rappresentante della corrente Dc nella Cgl, il dottor Cuzzaniti (vedi Unità 30 marzo 1948) aveva dichiarato che la sua corrente non avrebbe partecipato alla riunione indetta dal massimo organo della Cgil “in quanto il fatto rientra nel novero dei delitti comuni”. Di Vitorio rispondeva a queste osservazion rammentando che in pochi anni ben 35 organizzatori sindacali erano rimasti vittime della Mafia. Così la Cgil indiceva un ora di sciopero generale, esclusi i servizi, per l'8 aprile, organizzava una commissione d'inchiesta parlamentare, promuoveva aiuti agli orfani e assegnava un premio di mezzo milione a chi avrebbe dato notizie di Rizzotto. Lanciava altresì il 7 aprile 1948 un appello: “sindacalisti da tutta Italia in Sicilia per prendere il posto dei 36 caduti”.
Il ricordo di Rizzotto ha preso forma in film, libri, testimonianze. L'ultima iniziativa è quella promossa da Rassegna sindacale che ha dedicato un poster al sindacalista siciliano, posto in vendita. E' un'opera di Mario Ritarossi, illustratore di “Rassegna sindacale” che ha elaborato, con una tecnica inedita, l’immagine del sindacalista della Cgil. Ha spiegato Giovanni Rispoli come si tratti di “una tecnica che, nel mettere insieme pratiche diverse, rimanda alla complessità della figura di Rizzotto, alle sue molte anime: il partigiano e il dirigente sindacale, il contadino, il socialista e il siciliano di Corleone, profondamente legato alla cultura e alle tradizioni della sua terra”.
Racconta l'autore: “Un uomo che, dall’idea che me ne son fatto, aveva una personalità assai ricca; una personalità che può essere considerata una sintesi di molte altre storie, più o meno sconosciute, che hanno segnato e continuano a segnare la vicenda nazionale”. L'idea è qu.ell di rappresentare Placido Rizzotto non ancora trentenne “mentre guarda davanti a sé con fierezza e speranza: la speranza di un futuro migliore per sé, la speranza di un uomo che probabilmente s’immagina marito e padre, e di un domani diverso per i suoi contadini, la sua Sicilia e il paese”. Una Sicilia, un Paese che da quegli anni ha subito scosse e cambiamenti ma dove c'è ancora molto da fare. Per il presente e non solo per conoscere remote responsabilità sui rapporti tra Stato e imprese criminali.

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