di Rina Brundu. “Se dovesse accadermi qualcosa, dite a mia moglie a New York, che ho cercato di fare il mio dovere al meglio“, furono queste le straordinarie parole con cui si accomiatò dalla famiglia il mondanissimo Benjamin Guggenheim, miliardario e imprenditore statunitense, padre di quella Peggy Guggenheim che fondò la Peggy Guggenheim Collection di Venezia e di quel Solomon Guggenhemim, mercante e appassionato d’arte, che creò la Solomon R. Guggenheim Foundation.
Tuttavia la frase che davvero lo rese immortale (o, per meglio dire, la frase che lui rese immortale) è sicuramente questa: “Ho indossato l’abito migliore e sono pronto ad andare a fondo da gentiluomo”. Eh già perché Benjamin Guggenheim, per sua sfortuna (o fortuna?), era uno di quei 2223 che il 10 Aprile 1912 si imbarcarono sulla nave passeggeri britannica RMS Titanic, che da Southampton, in Inghilterra, avrebbe dovuto traghettarli fino a New York; ed è pure stato uno di quei 1523 individui che durante quel viaggio persero la vita, nella notte tra il 14 e il 15 dello stesso mese.
Vuole la storia che la ragione per cui Guggenheim si rifiutò di salire sulle scialuppe di salvataggio, avesse a che vedere con il giovanissimo valletto, Victor Giglio, il quale Giglio era un giovane mulatto a cui non sarebbe mai stato permesso di mettersi in salvo. Una volta presa la loro decisione, il magnate ed il suo aiutante si prepararono di tutto punto, si accesero un lungo sigaro e attesero con pazienza di andare a fondo da… gentiluomini.
Da eroi, aggiungo io. Ci sono infiniti modi, infatti, per ricordare il centenario dell’affondamento del Titanic, io ho scelto questo; ovvero, ho scelto di ricordare le figure coraggiose ma così diverse di quest’uomo e di questo ragazzo. Un uomo ed un ragazzo le cui vite si sono improvvisamente scoperte accomunate da un ineluttabile e a suo modo magnifico destino. C’è qualcosa di immenso e di sublime a mio avviso in ciò che ha fatto Benjamin Guggenheim, un privilegiato che aveva tutta una vita davanti (aveva solo 47 anni quando è morto) e tutto per cui vivere: potere, ricchezza, famiglia, status, gusto per l’arte e per il bello. O, per dirla con Goethe, era anche lui un “favorito degli dei”.
Mi domando perciò se quel suo straordinario gesto di grande abnegazione (gesto con il quale si è letteralmente candidato ad essere l’angelo protettore del suo giovanissimo valletto), non fosse proprio figlio del suo essere stato uno spirito davvero dotato, il cui reale splendore non si sarebbe mai potuto notare nei salotti-più-in che pur frequentava mentre intento a godersi tutto il “meglio” che il suo sfarzoso mondo sapeva offrirgli.
Come a dire che i veri uomini (ma questo vale anche per le donne) si vedono nei momenti che contano, mentre le loro vite, le nostre vite, non importa chi siamo, andrebbero sempre giudicate in uscita, mai in entrata, meno che meno durante!
Featured image,collage con foto da Wikipedia. Sullo sfondo l’RMS Titanic durante il viaggio inaugurale. Nei due ritratti a destra Benjamin Guggenheim e a sinistra una fotografia di Victor Giglio. In realtà, la foto, ripresa da Internet, è la stessa circolata nei giorni scorsi da Padre Anselm Cramer, il capo archivista dell’Ampleforth College che ha fatto notizia proprio per avere reso pubblica questa rarissima immagine di Giglio studente del già citato collegio Benedettino. Come è ben noto infatti si pensava che non esistessero fotografie del giovane valletto del miliardario americano.