Road to Fiemme2013: il pericolo zero medaglie

Creato il 21 dicembre 2012 da Olimpiazzurra Federicomilitello @olimpiazzurra

Disputare una manifestazione come i Mondiali nella propria nazione dà sempre una spinta in più, è palese. E anche se il beniamino o la squadra di casa è inferiore ai big della disciplina, nulla è precluso. Un discorso di più difficile applicazione al team di sci di fondo azzurro, in vista dei Campionati Mondiali in Val di Fiemme. La squadra di fondisti attende trepidamente l’appuntamento trentino, per ridare smalto ad un movimento i cui stenti sono alla luce del sole, in particolare nelle ultime due stagioni. Con il sostegno del popolo azzurro sembra pressoché impossibile andare incontro a figure barbine, certo, d’altronde lo spauracchio maggiore non è rappresentato dalla qualità delle prestazioni, bensì dal numero di medaglie che l’Italia potrebbe non conquistare.
Ad Oslo, due anni or sono, arrivò solo un argento con Arianna Follis nella sprint, peraltro l’ultima a vincere un oro mondiale – sempre nella velocità – nel 2009, a Liberec. Il bronzo di Giorgio Di Centa nello skiathlon del 2009 è invece l’ultimo podio al maschile in una rassegna iridata, mentre un’affermazione italiana manca dal 2007 quando Renato Pasini e Cristian Zorzi misero tutti in riga nella sprint a squadre.

Proprio gli addii di Marianna Longa ed Arianna Follis hanno aperto una voragine nel settore femminile, impossibile da colmare per le attuali componenti della squadra azzurra. Attualmente l’atleta maggiormente in forma sembra essere Virginia De Martin, capace di acciuffare la prima Top Ten in carriera nel weekend di Canmore, nella mass start di 10km. Qualsiasi speranza di podio sembra stroncata sul nascere, per lei come per Debora Agreiter, Greta Laurent, Elisa Brocard e Gaia Vuerich. Di barlumi di speranza proprio non se ne intravedono, nemmeno nella staffetta.

Scorgere la luce in fondo al tunnel, quindi, sarà un compito prettamente del team maschile, in netta crescita nel trittico canadese. Non è tutto oro quel che luccica, nemmeno le prestazioni di Di Centa e Roland Clara, ma con gli uomini le chance di poter acciuffare una medaglia iridata aumentano esponenzialmente, sebbene salire sul podio mondiale resti un obiettivo arduo da realizzare. Le ambizioni più realistiche sono rappresentante forse dalla staffetta 4x10km, dove l’Italia può schierare almeno tre fondisti di alto livello. Oltre ai già citati Di Centa e Clara, per la frazione conclusiva David Hofer è un’arma di assoluto calibro. L’exploit di Mattia Pellegrin, poi, potrebbe risultare decisivo per la scelta del secondo frazionista in alternato, dove resterà in ballo fino alla fine soprattutto il nome di Thomas Moriggl, uno che in staffetta potrebbe esaltarsi. Il quartetto sarà deciso probabilmente dopo lo skiathlon e la 15km in tecnica libera, specialità nelle quali Rollo Clara e Hofer ambiscono quantomeno ad entrare nei primi 10. Quest’ultimo appare ormai non adatto alle sprint, dove la punta di diamante, ma con poche possibilità, sarà Federico Pellegrino. Infine, da non sottovalutare la 50km in tecnica classica, un affare per le gambe esperte e (ancora) potenti del mai domo Di Centa.

Gli uomini come ancora di salvataggio in Val di Fiemme, la Val di Fiemme come punto di arrivo. Dal quale continuare la risalita (quasi impossibile) o dal quale ricominciare definitivamente, invece molto probabile. Perché la prospettiva di restare a secco di medaglie è – purtroppo – molto più realistica, ad esempio, della profezia dei Maya sulla fine del mondo prevista oggi. La speranza è che la nostra previsione si realizzi allo stesso modo…

Foto: xc-ski.de

OA | Daniele Pansardi

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