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Road to L. - Il mistero di Lovecraft (di F. Greco & R. Leggio, 2005)
Creato il 04 dicembre 2012 da Frank_romantico @Combinazione_CLa volta scorsa ho parlato delle condizioni del cinema di genere in Italia, un cinema che non esiste più se non nei vagheggiamenti di un passato che, come dice la parola stessa, è passato. Una qualsiasi cosa (una lingua, un popolo, una qualunque espressione artistica) per non morire deve evolversi e il nostro cinema è fermo da un paio di decenni: non si rischia più, non si tenta più nulla di nuovo. Siamo fermi immobili o, almeno, così sembrerebbe. In realtà le cose sono un po' più complesse e, al solito, l'unica vera discriminante sono i soldi, quelli per produrre prodotti in grado di competere con quelli del resto del mondo, quelli necessari a pubblicizzarli. Non basta prendere un attore hollywoodiano e metterlo in una produzione italiana se questa è scadente: il risultato di un'operazione del genere l'abbiamo già visto con Giallo del solito Argento. Servono idee e sulle idee bisogna investire moneta.
Nel 1999, un anno non troppo lontano ma neanche troppo vicino, il mokumentary The Blair Witch Project viene proiettato nei cinema di tutto il mondo e ottiene un successo indescrivibile. Ok, in quel caso il successo è stato direttamente proporzionale all'operazione di marketing che gli sta alle spalle, ma il concetto è: non servono necessariamente tanti soldi per produrre un film che abbia successo, serve un'idea e un modo interessante per proporla al pubblico. Dal 1999 in poi è stato un proliferare di film girati con la camera a spalla che hanno fatto guadagnare a registi e produttori di tutto il mondo un mucchio di soldi: Rec (e seguiti), il remake Quarantena e il monster movie Cloverfield, per non parlare dei vari Paranormal Activity, ESP - Fenomeni Paranormali, District 9 e via dicendo. E noi in Italia? Anche noi abbiamo girato un mokumentary nel lontano 2005 e il titolo di questo film è Road to L. - Il mistero di Lovecraft.
In un mercatino di Montecatini viene ritrovato da Roberto Leggio il manoscritto di un diario probabilmente appartenuto allo scrittore horror americano H. P. Lovecraft. Il diario, datato 1926, descrive un suo viaggio in Italia attraverso il Delta del Po e usi e costumi locali, che stranamente hanno somiglianze incredibili con quanto raccontato dallo scrittore nelle sue opere successive. Eppure Lovecraft, secondo gli esperti, non ha mai lasciato gli Stati Uniti. Una troupe americana arriva in Italia alla ricerca di prove che possano avvalorare tale incredibile scoperta.
La cosa più inquietante del film girato da Federico Greco e Roberto Leggio è che in pratica non l'ha cagato nessuno. Ok, forse non proprio nessuno, ma in pochi, troppo pochi. Un lungometraggio che è costato si e no due euro e a cui un po' di pubblicità avrebbe fatto comodo. Si parla tanto di globalizzazione e poi non si riesce neanche a promuovere un prodotto nostrano sulla reta, la stessa che ha permesso a un film come Iron Sky di spopolare ancor prima della sua uscita nelle sale. E la rete non costa tanto. Ne hanno parlato due o tre reviste di settore ma nulla più, mentre nel 2012 a Dracula 3d hanno persino dato sovenzionamenti statali.Il perchè non è chiaro: Road to L. è un bel film, certamente acerbo, certamente imperfetto, ma è un bel film. Inquietante, ansiogeno, ben girato e ben recitato. Possiede anche una certa impronta internazionale e l'argomento sì che è di interesse culturale, ma tanto qui da noi chi lo conosce Lovecraft, chi l'ha mai letto. Presentato come il backstage di un documentario (26') intitolato H.P. Lovecraft - Ipotesi di un viaggio in Italia, portato al Festival di Venezia nel 2004 nientepopodimentoché dalla Studio Universal, Il Mistero di Lovecraft è un immergersi nella zona più remota e misteriosa del nord Italia dove leggenda e cronaca si fondono fino a raggiungere i cancelli dell'ignoto... o dell'inferno. Il film di Greco e Leggio ricorda tra l'altro molto da vicino le opere di un altro giovane cineasta italiano, lo sconosciuto Lorenzo Bianchini che ha raccontato nei suoi lungometraggi il sottobosco di miti e leggende celati tra la nebbia friuliana. Si tratta di realtà cinematografiche completamente diverse, una fortemente radicata nel nostro territorio, l'altra con appeal internazionale a partire al fatto che gran parte dei dialoghi sono in inglese sottotitolato.
Gran parte del successo della pellicola è dovuta a una certa riluttanza nel mostrare gli orrori su cui investiga, nel senso che non ci sono elementi splatter o spaventi telecomandati, non ci sono mostri e sangue ma un indagare lento e meticoloso, un viaggio alla ricerca della verità sulle origini del più grande scrittore horror mai esistito e, perchè no, su quelle dell'umanità dal punto di vista antropologico e sociale. Ovviamente è tutto finto, non esiste nessun manoscritto apocrifo né una pellicola che documenti il risultato di tali ricerche, e ciò rende l'operazione ancora più suggestiva perchè il realismo (a parte qualche sbavatura) è assoluto. Infine c'è il fascino di Lovecraft e delle sue opere, che ha stregato un po' tutti, un po' ovunque.Ma di che stiamo parlando? Di una perla sepolta dal fango in un paese che sa solo buttar merda su quel che non sarà mai più in grado di fare. "Perchè tanto Deodato ha già fatto 'sta cosa nel 1980 con Cannibal Holocaust, gli altri film sono solo imitazioni", ma non siamo più nel 1980 ed è troppo egoista e facile aggrapparsi sempre al passato. Speriamo solo che chi di dovere se ne renda conto e che persone come Federico e Roberto continuino a crederci, almeno per un altro po'.
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