Magazine Cinema
Regia: Ryan Coogler
Interpreti: Sylvester Stallone, Michael B. Jordan
Trama: Adonis Creed è il figlio illegittimo di Apollo Creed. Cresciuto dalla moglie di Apollo, lascia un lavoro ben retribuito ed una vita di agi per dedicarsi alla boxe professionistica. Ma vorrebbe farsi un nome senza sfruttare l'ingombrante ombra del padre. Per farlo volerà a Philadelphia e chiederà aiuto al vecchio Rocky, ritiratosi da tempo.
Un passo alla volta
Un pugno alla volta...una ripresa alla volta..
Quando ho letto della vittoria di Stallone ai "Globes" una parte di me ha esclamato "ma che davvero?" l'altra però ha ribattuto con un sonoro "alè'" perchè, nonostante Rambo e la partecipazione
a robaccia immonda come "Driven" fondamentalmente io al buon Sly voglio un gran bene.Andiamo, è inutile fare i radical-chic...sono della generazione che, con Rocky, ci è cresciuta; ricordo bene una gita alle superiori, Roma, scalinata Trinità dei Monti fatta di corsa ed una volta in cima tutti ad urlare "Adrianaaaaa!!!"...
Chiuso il momento "Amarcord", passiamo al film.
Proprio perchè con "Rocky" ci sono cresciuta avevo nei confronti di "Creed" più di un dubbio. È stata la bacarospetta affetta da un po' di tempo da CAA, ovvero Cinefilia Acuta Anomala, se consideriamo ha appena compiuto sette anni, dopo aver visto i trailer, a convincerci che il film poteva essere bello.
Diciamolo subito, ogni perplessità è andata a farsi benedire pochi minuti dopo l'inizio del film.
Perchè "Creed" è un film davvero bello. Non pensate ad una furbo remake, o reboot, confezionato ad
arte per far conoscere il personaggio ai giovani e far ingastrire noi "anziani" (se state pensando a "Point Break"ci avete azzeccato) .
"Creed" funziona semplicemente perché è dannatamente genuino. È uno di quei film che coniuga tecnica sopraffina, guardate il momento in cui Adonis corre circondato dalle moto e gli incontri di box, con un cuore grande così.
L'incontro tra il vecchio leone, stanco, provato dai lutti, e il giovane allievo a cui insegnare tutti i segreti della boxe e che gli fornirà a sua volta una ragione per combattere ed andare avanti esalta e commuove nella tradizione del miglior cinema. Ed ovviamente tutti gli occhi sono rivolti a lui Sylvester Stallone, vero mattatore del film. Si dice non avesse nessuna intenzione di tornare nei panni di Rocky, poi gli è arrivata la sceneggiatura di "Creed" e alla fine Sly ha ceduto.
Ed è stato un bene, perchè senza di lui probabilmente, anzi sicuramente, il film non funzionerebbe così bene. A sessant'anni suonati, ingrassato, invecchiato (nonchè forse finalmente libero da insensati ritocchi) offre la migliore interpretazione della sua carriera. Da quando appare per la prima volta in scena Sly si mangia letteralmente il film dimostrando una totale identificazione con un personaggio evolutosi nella maniera più naturale e migliore possibile.
Il vecchio che insegna al giovane a farsi largo nel mondo, lo guida e lo accompagna regala momenti di grande cinema, ogni tanto quasi scappa persino la lacrimuccia. Vi dico di più, se vincesse l'Oscar non ci sarebbe nulla di scandaloso. Michael B. Jordan ha la consapevolezza di stare confrontandosi con un mito e l'intelligenza di comportarsi di conseguenza. È bravo, ma gli "occhi della tigre" gli spuntano soltanto verso il finale.
Completiamo il tutto con una magnifica colonna sonora e abbiamo una delle più belle sorprese di questo 2016 destinato a candidarsi tra i migliori film dell'anno.
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