Road to World Cup: le mille incognite del Gruppo B

Creato il 18 agosto 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

La FIBA World Cup 2014 si avvicina e parecchie squadre delineano le loro sembianze in maniera più accurata, ma la tendenza ai chiarimenti delle ambizioni e delle potenzialità non riguarda il Gruppo B: il pubblico di Siviglia si appresta ad accogliere una selva di incognite e ad assistere a una serie di partite che escludono pronostici nitidi. Lo spettacolo iridato si legherà all’incertezza e ai conati di orgoglio di alcuni dei movimenti più prolifici e controversi del basket contemporaneo.

I DOLORI DELL’ARGENTINA

C’era una volta la meraviglia dei Cinque Cerchi… La squadra di Julio Lamas rispecchia fedelmente lo scenario di un Paese straordinario che non riesce a gestire la sua orgogliosa identità; mentre la signora Kirchner fronteggiava i fantasmi del default e la realtà di una crisi pressoché irreversibile, l’anima tecnica della front line Albiceleste ha attaccato i vertici della sua Federazione con la rabbia profonda di un innamorato deluso. Nessun dirigente sembrava disposto a faticare per trovare le coperture assicurative degli atleti NBA e nessun addetto ai lavori aveva il coraggio di denunciare la corruzione che ha stroncato nei debiti i successi della più incredibile generazione cestistica della storia dell’America latina. La corazzata che ha portato l’oro di Atene 2004 si è sfaldata sotto i colpi dell’anagrafe e degli infortuni; quando la dirigenza dei San Antonio Spurs ha invitato Manu Ginóbili a rinunciare ai Mondiali per curare la frattura da stress che ha tormentato la sua estate, l’Eroe dei Tre Mondi ha riconosciuto l’impossibilità di contribuire alla causa della Séleccion e ha fatto germogliare i dubbi nella mente di Scola. La denuncia del lungo dei Pacers ha riscosso pareri favorevoli in ogni settore, ma non è sfociata in un addio al ritiro albiceleste; coach Julio Lamas – che deve ancora ufficializzare le sue scelte – deve rinunciare anche all’infortunato di lungo corso Carlos Delfino e a Juan Pedro Gutiérrez, ma conta di appoggiare il peso della sua front line sullo sconfinato talento offensivo del 34enne ex-Baskonia e sul carisma sconfinato del Chapu Nocioni, che sogna un’altra gioia argentina prima di calarsi nella nuova avventura madridista.
La lucida razionalità del grande vecchio Pablo Prigioni coordinerà i movimenti della squadra e l’entusiasmo undersized del giovane Facundo Campazzo cambierà i ritmi delle partite nei momenti che richiederanno dosi di adrenalina pronte all’uso. La solida esperienza di Walter Herrmann e lo spirito di Leonardo Gutiérrez si affiancheranno alla voglia di grande basket di Nicolás Laprovíttola e agli spunti d’orgoglio della generazione intermedia, che non ha ricevuto dosi liberali di talento cestistico. L’Albiceleste cercherà una nuova tranquillità e spererà nel canto del cigno dei superstiti di Atene; se le leggende del 2004 dimenticheranno le tensioni federali e si concentreranno sul campo, il loro carisma creerà problemi a molti avversari finché le energie dureranno… Ma poi?

GRECIA: IL CONFINE DEL TEMPO

Tutte le età degli Eroi sono seguite da transizioni difficili. I miti degli anni Duemila hanno lasciato al basket greco un’eredità pesante: Dimitris Diamantidis, Theo Papaloukas e Vassilis Spanoulis hanno guidato la perla dell’Egeo al vertice dell’universo cestistico, ma il loro genio poliedrico e irriverente non ha facilitato la missione dei loro epigoni; anche se il movimento greco ha risposto alla crisi economica con tre Euroleghe consecutive fra il 2011 e il 2013, la generazione che si è formata davanti ai teleschermi e al cospetto delle imprese della grande Hellàs ha faticato a cogliere lo spirito della divisa nazionale, ma gli echi delle recenti glorie hanno permesso alla squadra di Fotis Katsikaris di ottenere una wild card per la FIBA World Cup. La Grecia si avvicina a Siviglia con un roster non ancora definito, ma le prime scelte dell’ex-coach del Bilbao lasciano intravedere la volontà di fondere due epoche in un solo contesto: le geometrie pitagoriche di Nikos Zisis, la forza educata di Ioannis Bourousis e l’esperienza europea di Kostas Vassiliadis si affiancano all’esplosività vincente di Kostas Papanikolaou (felice per il nuovo contratto firmato con gli Houston Rockets), all’orgoglio Red di Kostas Sloukas e all’atletismo debordante del Greek Freak, Giannis Antetokoumpo. L’energica versatilità di Georgios Printezis e la lucidità essenziale del discusso Nick Calathes – reduce da una squalifica per doping e coinvolto in diverse voci di mercato – saldano i blocchi con le loro esperienze singolari ed eterogenee; Kostas Kaimakoglou, Ian Vougioukas, Vladimir Jankovic e Vangelis Mantzaris alimentano la competizione ed elevano il potenziale di un roster interessante e controverso; se coach Katsikaris troverà l’equilibrio fra gli ingredienti, la sua squadra tenderà insidie importanti alle corazzate del Mondiale poiché dispone di tutte le possibilità necessarie per raggiungere ottimi risultati. Atletismo e tecnica, difesa ed esplosività, varietà e forza; sapori da mescolare, elementi da combinare, spunti da riunire. La rinuncia di Kosta Koufos toglie una pedina importante, ma non mina le basi di un progetto tecnico interessante; la missione non sarà semplice, ma gli scenari suggestivi non mancano.

CROAZIA: PERFETTA PER REPEŠA?

I Balcani ripudiano qualsiasi pronostico; la loro atmosfera coltiva il talento e plasma le identità nazionali con i crismi dell’orgoglio, ma non consente di prevedere gli sviluppi delle aggregazioni sociali. I gruppi sportivi risentono della stessa variabilità antropologica: la combinazione delle risorse non genera sempre somme aritmetiche poiché gli equilibri degli spogliatoi producono situazioni esplosive. La Croazia di Jasmin Repeša non è immune allo spirito balcanico, ma si adatta in maniera singolare alle caratteristiche tecniche e umane del suo condottiero: la tecnica sopraffina di Ante Tomić fa salivare il primo mentore di Erazem Lorbek, il talento poliedrico di Bojan Bogdanović (dall’anno prossimo ai Brooklyn Nets) rispecchia la visione multi-prospettica del basket slavo, il potenziale infinito di Dario Šarić (scelto alla #12 dell’ultimo Draft NBA) attende un coach capace di farlo deflagrare e i diciannove anni di Mario Hezonja comunicano la voglia di vittorie di un Paese intero. Roko Leni Ukić aiuterà lo spogliatoio a comprendere le richieste dell’allenatore e guiderà l’attacco croato con il suo ventaglio di soluzioni imprevedibili, Krunoslav Simon e Damir Markota porteranno in dote le mille battaglie sui palcoscenici primari e secondari del Vecchio Continente e Luka Žorić metterà tutta l’energia del suo corpaccione nel pitturato a scacchi bianco-rossi. Le ultime scelte di Jasmin Repeša delineeranno in maniera più precisa il roster, ma le linee-guida della sua squadra sembrano già piuttosto chiare: la Croazia punterà al vertice del suo girone e cercherà di raggiungere i Quarti nella posizione migliore possibile. Da lì in poi, l’ex-coach di Bologna, Treviso e Roma saprà come coltivare i sogni; i tifosi della “Effe” scudata lo ricordano molto bene…

PORTORICO: TRAZIONE POSTERIORE

Carlos Arrojo + JJ Barea = rapidità e improvvisazione al potere. L’equazione di Portorico non può prescindere dalla variabile impazzita della fantasia: il talento del Galatasaray ha ancora voglia di stupire il mondo con le sue giocate funamboliche e ricorda bene lo scacco che ha inflitto alla corazzata Barcellona nel primo atto dei Quarti di Eurolega; la scheggia dei Minnesota Timberwolves sogna di ripetere gli exploit delle NBA Finals 2011 e di comandare il più incredibile galeone di pirati della rassegna iridata. Il roster di Portorico è pieno di giocatori che sono protagonisti sull’isola e si distinguono per poche caratteristiche di eccellenza; ciascuno di loro sa fare molto bene una cosa e si appoggia alla struttura collettiva per nascondere i suoi difetti. Risultato? Una miscela esplosiva di orgoglio e voglia di stupire, corroborata dall’estro di Renaldo Balkman. Le grandi farebbero meglio a tenere d’occhio le bizzarrie di Portorico per non finire speronate dalla sua fantasia.

FILIPPINE: LA MALATTIA DEL GIOCO

Pochi luoghi della Terra venerano la pallacanestro come le Filippine; dalle parti di Manila il gioco di Naismith è un’autentica religione civile e ha creato un movimento di massa dalle dimensioni strepitose. Le caratteristiche fisiche dei nativi impediscono la genesi di una grande generazione autoctona, ma non tarpano le ali all’orgoglio insulare dei loro movimenti sportivi: la nazionale di Chot Reyes mette in campo una curiosa miscela di americani trapiantati e atleti di origine ispanica, un melting pot che ricorda la storia coloniale e i moderni “conquistatori” di Manila. Il talento ingestibile di Andrew Blatche corona un roster che ha strappato l’argento agli ultimi Campionati Asiatici e sogna uno storico passaggio del turno; why not? La passione non ha confini.

SENEGAL: LA TERZA AFRICANA CHE STUDIA IN AMERICA

Il Senegal si presenta a Siviglia con un roster infarcito di studenti dei college USA; le dimensioni fisiche dei ragazzi di Cheik Sarr offrono grande abbondanza nei ruoli della front line e sguarniscono il back court, ma le cifre e l’impatto atletico di Gorgui Dieng mettono in guardia gli scettici. Difficilmente Dakar festeggerà grandi risultati, ma alcuni giocatori del Senegal potrebbero strappare più di uno sguardo e qualche contratto.

PRONOSTICI

Croazia e Grecia sembrano più profonde e attrezzate delle loro concorrenti, ma l’orgoglio argentino e il talento di Scola e Nocioni non possono mai essere sottovalutati. Portorico e le Filippine si attrezzano per le sorprese, ma i loro esplosivi rischiano di deflagrare troppo presto o troppo tardi.


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