Per descrivere la vastità della carriera, e delle collaborazioni, di questo musicista americano che fa spesso base in Brasile forse non basterebbe un libro, accenno soltanto al Chicago Underground Duo e ai São Paolo Underground. Inutile, quindi, elencare i particolari della sua storia, però vi posso citare, per scoperto campanilismo, l’ultima uscita in ordine di tempo del vulcanico strumentista col nostro Attilio Novellino. Mi urge principalmente parlarvi di questo album: complesso, sfaccettato, arrangiato con una perizia incredibile, mai sterile però (nei Black Cube SP si aggiungono Mauricio Takara dei São Paolo e altri quattro collaboratori), vera cornucopia di stili e suggestioni (e dedicato alla recente scomparsa della madre). Vi basti, appunto, solo l’apertura di “Oh Mother (Angel’s Wings)”, che comprende campanacci, chitarre malinconiche e in apparente libertà, cornetta che veleggia sicura su tutto, per non dire del finale free-rock da antologia. Lavoro lungo, comprendente quattro suite collegate saggiamente tra loro, basta ad esempio perdersi nelle spirali chitarristiche in presa diretta della fiera “Returns The Tides”. Se “Reverse The Lightning” (che contiene una traccia fantasma dal sapore primitivista, ed evocativo) mette il piede sull’acceleratore da un versante più “istintivo”, in sostanza un buona-la-prima piuttosto arzigogolato, “Let The Rain Fall Upwards” continua su quel crinale, lavorando però di nastri al contrario e concatenazioni quasi aliene e di riflesso poco addomesticabili, in sostanza meglio riuscite. A conti fatti un bel colpo di coda, e uno dei dischi dell’anno appena passato.
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