England 12-19 Wales
Partire dal fondo, una rivalità lunga cento e passa anni che si condensa in cinque minuti in un Twickenham formato catino. Quell'armadio di Courtney Lawes che perde palla, gliela sfila Scott Williams che va di piede, raccoglie il rimbalzo e corre a marcare meta al 75', per il 17-12 gallese che diventa 19-12 con la conversione di Leigh Halfpenny. David Strettle si tuffa nell'angolo allo scadere placcato, arriva di gran carriera George North a metterci il piede, la gamba, si butta a terra anche lui. Meta o non meta? Possibilità per Toby Flood di spedire tra i pali uno dei calci più importanti della suacarriera per pareggiare, o no? L'arbitro australiano Steve Walsh chiede al guardalinee che non ha visto bene, allora si passa per il TMO, Iain Ramage che risponde di non avere le prove che sia meta. E il fischio finale che consente al Galles di battere l'Inghilterra 19-12 a Londra e di conquistare la Triple Crown, il trofeo che spetta a chi delle vecchie Union fa lo scalpo a tutte le altre nel 6 Nations.
La cronaca
Ci vuole un cuore sano per affrontare match come questi. Dove i gallesi partono bene, per venti minuti sono padroni del campo. Poi è il contrario, la squadra di Stuart Lancaster non si limita a placcare, ma prova a giocare a rugby e ci riesce pure, ispirata soprattutto da Owen Farrell (che tenta una cosa alla S. Williams nel primo tempo, un calcetto a seguire con il quale aggira la difesa avversaria) e da Lee Dickson, il mediano di mischia. Non è forse un caso che quando al suo posto entra Ben Youngs (al 60') i padroni di casa tornano un passo indietro.I dragoni rossi imbastiscono lunghe fasi, arrivano a sfiorare quota venti, ma non riescono a trovare un varco perché la trincea opposta è salda: non va a contendere nelle ruck, se ne resta fuori e sui blocchi di partenza. La mischia gallese mette alle strette quella inglese e dà ad Halfpenny la possibilità di aprire le marcature, ma l'estremo che sguscia via ai placcaggi sbaglia piuttosto clamorosamente. Il leit motiv iniziale è questo, ma come spesso succede, ad andare nei 22 avversari (ci prova subito uno scatenato North un paio di volte, prima servito dopo una touch in mezzo al campo, poi sul lato chiuso) e tornare senza macinato, si finisce sotto.
Al 23' Farrell non sbaglia dalla piazzola, dopo che Manu Tuilagi e Ben Morgan indossano i panni che meglio vestono: ball carrier di grande resistenza all'impatto. La risposta arriva da lì a tre minuti, stavolta è la seconda linea Mouritz Botha che si butta a terra in ruck e Halfpenny pareggia i conti. Ma a Warren Gatland occorre un gran placcaggio del capitano Sam Warburton per fermare il solito Tuilagi al 28' da guai peggiori: Farrell segna il 6-3 perché ancora una volta i gallesi si fanno pescare in off side, ma visto l'andazzo del secondo quarto di gara è poca cosa.
Il Galles perde la bussola: Rhys Priestland non è al 100%, il gioco al piede è tarato male - punizioni calciate in rimessa che non escono in più occasioni. E quando l'ovale si impenna, la rete sale lentamente. Mike Phillips è lento nel fare uscire il pallone dai raggruppamenti e lo è anche Dickson, con Walsh che non sollecita la trasmissione. Di fronte al ribaltamento di situazione, la disciplina conta. Così se Halfpenny pareggia nuovamente al 34', al 38' un sealing off consente a Farrell di fare ciò che gli riesce meglio e di mandare i suoi negli spogliatoi in vantaggio.
Secondo tempo
L'inerzia è destinata a rimanere la stessa nella ripresa. E se qualcuno considerasse ancora un caso le mete di Charlie Hogdson che va a stoppare il calcio di liberazione dai 22, allora deve ricredersi quando al 45' è Botha, altra scuola London Saracens, a fiondarsi su Priestland, a intercettare la traiettoria e a costringere la stessa apertura gallese a beccarsi il giallo per un placcaggio in fuorigioco (ancora) sul pilone Alex Corbisiero che accorre a dare una mano al collega di pack. Farrell porta l'Inghilterra a +6 a Twickenham forse non lo dicono, ma ci credono, visto che il Galles reagisce, si organizza, attacca, ma sul più bello finisce per ricordare quello di un paio di stagioni fa: si arena.
Halfpenny tiene vive le speranze segnando al 54', con i suoi ancora in inferiorità numerica. E si entra nell'ultimo quarto con le sostituzione: entra Ryan Jones per AW Jones tra i gallesi, entrano Lawes e Youngs per Botha e Dickson tra gli inglesi. Poi ci si mette il caso: la gita londinese Priestland non la ricorderà con piacere, commette anche un tenuto che Farrell potrebbe punire al 64', ma stavolta sbaglia.
E così, è il momento di Williams, entrato per Jamie Roberts all'inizio del secondo tempo. Al 67' non serve al largo il solito Halfpenny dopo essersi infilato nella linea difensiva opposta che comincia a tirare il fiato. Al 72' l'estremo pareggia i conti (12-12) e l'indisciplina comincia a pesare sull'altro fronte, con l'ennesimo ribaltamento di situazioni. A cinque dalla fine, la svolta: corre per cinquanta metri dopo che l'Inghilterra prova a muovere palla in mezzo al campo per risalirlo, il meccanismo non è così oliato come cinquanta minuti prima, gli interpreti sono diversi - è arrivato nel frattempo anche Flood per Farrell. Lawes non gestisce (gli toccherà una settimana under pressure) e Williams scatta.
L'Inghilterra si riversa in avanti, il tempo stringe. Il Galles si chiude a difesa della propria base e arrivano i falli, che a piazzarli non si va da nessuna parte. Una rimessa, due rimesse, palla al largo, cambio di lato, terza rimessa, di nuovo cambio di lato dove c'è Strettle che può andare, superiorità numerica al largo e TMO con il cronometro che segna l'83'.
C'è il piede di North, ragazzone solido. Oppure addirittura il braccio di Strettle. Oppure non c'è stata abbastanza pressione. Non c'è la meta e Warburton può salire i gradini della tribuna per andare a sollevare la Triple Crown.
Approdata finalmente tra le mura di casa, l'Inghilterra formato Lancaster conferma quanto fatto vedere a Edimburgo e Roma (Chris Ashton e Ben Foden si muovo come pedine sulla scacchiera, non sono ammessi virtuosismi) e qualcosa di più nelle intenzioni di impostazione. Il Galles ha una tempra nervosa che regge: è successo a Dublino, si è ripetuto oggi e anche a Cardiff contro la Scozia. Quando il suo gioco non ha sfogo cede alla frenesia o all'indisciplina, ma riesce a ritrovarsi, a fare quadrato. Si gioca il torneo contro la Francia all'ultima giornata: il guaio è che di mezzo al Millennium Stadium ci sarà l'Italia, nel prossimo turno.