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Robeda – venerdì 17

Da Robedamamma @robedamamma


Robeda – venerdì 17Io il venerdì 17 lo rispetto. Non ci credo, ma lo rispetto.

 

Ore 6.45 suona la sveglia, mi giro, la spengo.

Ore 7.20 il Ninnatore mi punta un dito in una costola per svegliarmi. Se c’è una cosa che odio è iniziare la giornata in modo brusco.

Mi viene in mente una di quelle tipiche scene dei film dove lui riemerge dalle lenzuola di seta, scosta delicatamente una ciocca di capelli dal volto angelico della sua amata e con un lungo bacio la sveglia, ringraziando il cielo, ad alta voce, di aver potuto condividere il dolce riposo notturno con cotanta grazia e bellezza.

Rosicando mi fiondo in bagno e, contravvenendo a tutti i principi della fisica, ne riemergo lavata, vestita e truccata in meno di sei minuti primi e tre secondi. Sorrido ai fotografi accorsi per immortalare il record e mi tuffo a pesce nella scarpiera.

Intanto per casa vagano, ancora in pigiama, due individui assonnati, uno alto e uno basso.

Quello alto mi schiaffa sotto il naso una mega caccola rosa.

Cos’è?” mi chiede, come se fosse ovvio che io sappia la risposta.

Didò?” azzardo.

Annusa di nuovo, riflette e sentenzia:

Non può essere. Profuma di fragola ed è appiccicoso. Senti!“. E mi piazza in mano quella palla gelatinosa che mi si incolla sul palmo all’istante.

Se c’è una cosa che odio più di iniziare la giornata in modo brusco, è iniziarla con un oggetto non identificato e appiccicoso tra le mani.

Restituisco il souvenir rinvenuto nel letto marmocchio e mi avvio alla porta sperando la nana non si accorga della fuitina.

Sono stanca, come se non dormissi da mesi. Ai tornelli della metro non prendo bene i tempi biglietto-apertura porte-passaggio e rischio di essere segata perfettamente in due. Tra l’altro le porte automatiche reagiscono all’intrusa mettendo in moto un apri-chiudi spasmodico che non mi dà il tempo di tirarmi indietro.

Pausa. Un  minuto di silenzio per immaginare la scena.

L’autista della metro deve essere un ex pilota di formula uno frustrato e io ovviamente sono in piedi. Mentre vengo sballottata qui e là mi vibra la borsa.

“Acc”, penso, “Sarà un sms di Nonna Tesoro per ricordarmi che razza di madre degenere sono“.

Leggo: “Ah ah! Era burro di cacao alla fragola della Marmocchia!L’avevo detto io che non poteva essere didò!”.

L’sms compiaciuto del Ninnatore mi informa altresì che per dar corso alle dovute indagini, la mia tazza per la colazione preferita è dovuta perire. Non colgo il nesso, ma inizio a pensare che questa sarà proprio una giornata di merda.

A confermare l’ipotesi un pensiero mi attraversa la mente: oggi è venerdì 17.

Ma poiché io a queste cose non ci credo, mi dico che il burrascoso inizio di giornata sia dovuto ad una pura e semplice coincidenza e do libero sfogo al mio naturale ottimismo.

Mi ricrederò, di lì a poche ore, contemplando basita e sconfortata il mio braccio coperto da una tremenda orticaria.

 

 


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