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Robert Capa in Italia 1943-1944: un’esposizione sulla fine della guerra in mostra sino al 26 aprile, Milano

Creato il 17 febbraio 2015 da Alessiamocci

Allo Spazio Oberdan di Milano, fino al 26 aprile, gli scatti di Robert Capa in mostra per testimoniare i volti della guerra.

 

Robert Capa ferma il momento e permette di esplorarlo, divorarlo con gli occhi e con il cuore e di viverlo, per quanto sia possibile dall’esterno, a decenni di distanza dai momenti storici indagati.

Il fascino dei suoi scatti in bianco e nero congela nella mente dello spettatore attimi perduti di guerre in corso, offre particolari inconsueti di conflitti terminati, mette faccia a faccia nemici al fronte, restituisce corpi e oggetti battuti, con il fare onesto di chi le guerre le ha viste scorrere sotto i propri occhi.

Immagini vere, profonde, importanti. Uno spaccato storico che consente allo spettatore di immergersi nei dolori di un paese in rovina, negli anni vissuti con la speranza di un nuovo inizio sui volti di tanti anonimi.

A tracciare il resistente filo della memoria è Robert Capa, che in occasione della sua permanenza in Italia durante il secondo conflitto mondiale, negli anni 1943/44, lascia in eredità una serie di particolari inconfondibili di uno stile fotografico impregnato di veridicità.

Così come avviene in tutte le guerre che seguirà per testimoniarne i fatti – la guerra civile spagnola e la guerra cino-giapponese sul finire degli anni ’30, la guerra arabo israeliana nel 1948 e la prima guerra d’Indocina nei primi anni ’50 – anche durante la seconda guerra mondiale è vicinissimo, in qualità di reporter accreditato, agli sforzi bellici. È, in effetti, la distanza la caratteristica distintiva dei frammenti del fotografo ungherese.

Nessuno più di lui ha partecipato così da vicino alle guerre, in diversi momenti e scenari: “Se le tue fotografie non sono all’altezza, non eri abbastanza vicino”, pare dicesse Capa.

Mi ritrovo durante la mostra ad esplorare gli scatti, ad avvicinarmi sempre più alle istantanee per fare mio ogni particolare, passo in rassegna ciascuno dei volti in festa degli italiani durante l’arrivo degli Alleati in Sicilia, senza perdermi uno sguardo, un’espressione, una posa che rimarrà congelata nella mia mente e nella storia: gente in fila per avere l’acqua, civili in strada con un pezzo di pane, soldati che curano le ferite di un compagno.

In poco più di 70 scatti, realizzati per Life, una delle maggiori riviste illustrate americane dell’epoca, Capa è fianco a fianco all’esercito statunitense e prenderà parte alla resa di Palermo, all’insurrezione popolare delle quattro giornate di Napoli contro le forze armate tedesche, nel settembre del ’43, e verrà accolto con l’esercito americano a Monreale da un popolo che assapora i primi accenni di libertà dopo anni di soprusi.

Sensibilità e coraggio racchiudono il lavoro di Capa, pseudonimo di Endre Friedman, che rimarrà ucciso dall’esplosione di una mina nel 1954 in Indocina, mentre faceva il suo lavoro.

La mostra è curata da Beatrix Lengyel e promossa dal Ministero delle Risorse Umane d’Ungheria e dal Consolato Generale di Ungheria di Milano, in collaborazione tra la città metropolitana di Milano e la Fondazione Fratelli Alinari per la Storia della Fotografia e il Museo Nazionale di Budapest.

 

Written by Irma Silletti

 

 


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