Dopo il controllo con il georadar, in grado di mostrare ciò che si trova fino a tre metri di profondità dal suolo, sono stati effettuati degli scavi in un terreno di proprietà di Antonio Logli. Alcuni elementi sono stati repertati dai Ris, che coordinano le indagini scientifiche. Per il momento, non è stato ancora reso noto se, quanto rinvenuto, sia collegabile o meno alla scomparsa di Roberta Ragusa. Ciò che è stato fatto sapere dalle agenzie di stampa, è che sono avvenuti gli scavi, fino a cinquanta centimetri dal suolo, nell’appezzamento di terra di proprietà della famiglia Logli.
L’opinione pubblica attende di conoscere la natura dei reperti, mentre si discute sulla nuova testimonianza, quella di un pompiere, Filippo Campisi di Gello di San Giuliano Terme, il quale ha riferito di aver visto Roberta Ragusa salire su una Jeep di colore chiaro, la notte della scomparsa della donna.
Campisi ha riferito: «Tornando a casa intorno a mezzanotte e mezzo passando davanti alla casa di Logli ho visto uscire dal cancello una donna in vestaglia. Ha attirato la mia attenzione proprio il suo abbigliamento, perché se fosse stata vestita normalmente non ci avrei fatto caso, ma uscendo in vestaglia e in pieno inverno sono rimasto sorpreso. Accanto al muro di cinta c’era una macchina, un fuoristrada spartano tenuto un po’ male, tipo una Jeep, color chiaro, crema mi pare. L’auto era già in moto. La signora è entrata dentro frettolosamente come per non farsi vedere. Almeno, questa è stata la mia sensazione. Dallo specchietto ho visto che l’auto viaggiava in direzione di Pisa».
Il pompiere, il quale sottolinea di non essere certo che si trattasse di Roberta Ragusa, fa sapere di non aver identificato la persona alla guida del veicolo, anche se è certo si trattasse di un uomo. Ciò che ha potuto affermare è che una donna in vestaglia è uscita dall’abitazione dei Logli, la notte della scomparsa di Roberta Ragusa.
In merito al ritardo con cui è giunta la testimonianza, l’uomo ha spiegato: «Dopo tre mesi, guardando un programma televisivo che parlava della Ragusa ho collegato questa cosa che ho visto. Sono rimasto quattro o cinque giorni combattuto: tornavo a casa e chiedevo a mia moglie: ci vado o no a parlare con i Carabinieri? Poi mi sono deciso a mandare, nell’ Aprile scorso, una lettera anonima alla stazione dei carabinieri di San Giuliano Terme. Io avrei voluto andare subito dalle forze dell’ordine, però se uno è solo è un conto, ma se ha famiglia, figli, moglie allora è diverso. Io a casa mia qualunque decisione la prendo con mia moglie e lei mi ha frenato anche perché il caso Ragusa aveva un grosso impatto mediatico, c’erano sempre i giornalisti lì davanti a casa di Logli. Noi abbiamo una vita tranquilla e non volevamo finire nel calderone».