Magazine Poesie

Roberto Agostini: segni anche minimi

Da Narcyso
29 maggio 2014

Roberto Agostini, MINIME, puntoacapo 2013

9788866790105

Contrario

Non sono una foglia qualunque, sono un colore,
allora perché mi attacco a questa foresta, perché gestisco
i suoi segni anche minimi e quelli odiosi,
perché sto rosseggiando come tutti i punti mediocri,
sono di fianco a centinaia di gialli, marroni,
fiammate che ricordano una stella e la superbia,
implosa,
chioma continuiamo
a vedere in oscura fama
consumata.
Ecco la somma della differenza.
p. 6

È l’unico testo in cui si fa uso della parola “minime”, qui utilizzata per segnalarci una sostanza interiore, “sto rosseggiando come tutti i punti mediocri”, e quindi una condizione esistenziale a margine.
La sostanza di questi 29 testi, dunque, ha a che fare con l’isolamento dell’esperienza personale, quella di ciascuno di noi, tutti i giorni, qualunque essa sia, e qui è sostanza dolorosa, minima, che potrebbe non interessare a nessuno, soprattutto ai cultori della metacognizione letteraria.
Punto

Mi sono visto chiudere.
Ho chiuso le inferriate, ho serrato le inferriate,
la porta è stata chiusa,
è stata già chiusa.
Il cancello. I cancelli.
Il racconto: le forme dei racconti.
Sono in cielo, disponibili e disposte in cieche
periferie.
Prima della bocca, pensiero.
Pensiero, per un attimo vicino,
contati gli anni e chiodati.
p. 20

In questo cantare/contare le parti più vulnerabili di sé, è innegabile che il mondo, apparentemente silenzioso, in realtà ci ascolta: ci sono gli altri, le cose, il rumore, grandi orecchie che ci contengono e grandi bocche che ci masticano. Così ogni cosa, ogni azione, si frammenta, come i fotogrammi di una sequenza cinematografica.

Sul tram la sera

Non c’è nulla il bacio sulla guancia
la vicina seduta di fianco alla madre
il tranviere silenzioso tanto gentile
da farci scivolare tra i lampioni
senza
intenzione se non andare
nella sera
luci
in sfere di lampioni cave
finestrini pareggiati.
Non c’è nulla
con coraggio
cavo di esseri
esistenti.
p. 25

Come si vede, minime descrizioni verso il buio, con pietà e abbandono. Il mondo è un luogo in cui un progetto naturale, imperscrutabile e misterioso, osserva i nostri progetti franare, le nostre parole puntellare il tentativo di una piccola gioia, di mostrarsi, agli altri e a se stessi, nella grazia di un crepuscolo.

Il tempo viene a me sono nel tempo
senza appiglio per essere senza essere,
il tempo verrà
ma invoco l’atemporale…
p. 8

Sebastiano Aglieco


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