Le ispirazioni della collezione Roberto Cavalli Uomo per l’Autunno-Inverno 2012-13 sono dischiuse in una favola. Onirica, tarantiniana, ironica, graffiante, a tratti filosofica, raccontata come in un’antica pergamena in dono al fashion show. Accompagnata come in un sogno dagli accordi e stonature blues eseguite live in un gioco di ombre sulla passerella dal “one man band” Son of Dave. Che ammalia con la sua musica come un incantatore di serpenti, quattro uomini-animali, incarnazione e metafora degli elementi naturali aria – terra – acqua – fuoco, sicura personificazione dell’anima poliedrica dell’Uomo Roberto Cavalli per la prossima stagione. Del quale trasformano il guardaroba, dando vita ai vari temi della sfilata.
Cominciando proprio dai pattern animalier – punto di partenza della collezione – che hanno ispirato la creazione di fantasie, stampe e ricami, rovesciando le consuetudini sartoriali abituali. Rinnovando, ad esempio, le trame dei tessuti grazie a effetti tridimensionali che ricordano impercettibili tatuaggi naturali.
Come per il coccodrillo (usato vero come un tessuto per smoking preziosissimi), le cui scaglie diventano però – stampate sul velluto – anche la texture dei tuxedo o danno vita ai nuovi jeans. Il tigrato, invece, abbandona clamori teatrali per tornare come “cut out” e impunture su bikers matelassé, tabarri in panno di cashmere o per i jacquard in tono della maglieria. E ancora il serpente e snake prints utilizzati per profili e dettagli.
Un posto di primo piano è occupato, poi, dalle piume: rivisitate in stampe fotografiche black & white, micro – macro, su seta, spesso rese ancora più preziose da ulteriori applicazioni piumate e di aigrettes. O addirittura ingigantite, per creare un nuovo maculato dall’allure grafica e maschile.
E ancora rigati cheviot, gessature (ma usate sul denim), lane inglesi o il più classico chevron. Ricamato di cristalli nei revers delle giacche da sera, torna nella sua mini struttura tradizionale su seta e cashmere o è ricreato direttamente sui capi grazie a sapienti tagli sartoriali.
Per completi e urban-suit ispirati al tailoring tradizionale, la cui silhouette, però, appare d’improvviso alleggerita come da un colpo di vento del deserto. Che ha influenzato la scelta dei tessuti e delle vestibilità, inaspettatamente più fluide e rilassate rispetto alla precisione formale delle scorse stagioni. Per un’evoluzione – non rivoluzione – del fit evidenziata da spalle leggermente calate, pantaloni ammorbiditi sulle cosce, raffinate camicie realizzate in pashmina, fino a cappotti destrutturati o dalle maniche raglan.
Secondo un sofisticato zefiro orientale, che si ritrova anche nei particolari: ricami in filo o nei profili cornelly elaborati come calligrafie ottomane. Su una palette di toni notturni e maudit, ispirati dalla musica blues, che sfumano in nuance di colori saturi tinti nel buio. Come neri, grigi e blu in dissonanza con inaspettati tocchi giallo acido, rosa antico o canna da zucchero.
Per un’eleganza dalla forte personalità, ma misteriosa, come quella del bluesman che suona nell’ombra durante lo show.
Gli accessori. Essenziali chelsea boots di pelle dai risvolti destrutturati da portare anche sopra ai pantaloni e slippers interamente ricamate di piume vere. Come le fusciacche e le sciarpe sottili lasciate cadere sotto gli smoking. E ancora, cinture intrecciate di pelle, serpente, tessuto e metallo istoriato come gioielli berberi, cappelli di feltro e collane con cristalli di rocca, onice e pietre dure o con emblemi di pitone tressé.