Le parole che mi accingo a scrivere sono un omaggio, forse non troppo obiettivo, ma di certo sincero, a una persona che ha saputo conquistarsi un posto importante tra le mie amicizie. Scrivere di un amico è sempre difficile, specialmente se si tratta di un personaggio pubblico spesso sotto i riflettori dei media, nonché autore di libri di successo tradotti in varie lingue. L’amico in questione si chiama Roberto Re.
Per chi ha dimestichezza con il mondo della formazione aziendale e comportamentale il suo è un nome noto ormai da tempo. HRD Training Group, la società che ha fondato con la moglie Roberta Cuttica, amica cara oltre che donna di carattere, l’anno passato ha compiuto 20 anni e sono migliaia gli italiani (ma anche gli spagnoli, portoghesi, francesi, tedeschi) che hanno frequentato i suoi corsi e seminari per migliorare le proprie performance professionali o sportive o semplicemente per potenziare le aree più deboli della propria personalità.
Roberto Re con Jessica Rossi dopo la vittoria della medaglia d’oro nel tiro al volo alle Olimpiadi di Londra del 2012
Quando si parla formazione, coaching e motivazione, i nasi di molti lettori si arricciano, spesso a ragione, e appare una smorfia di scetticismo. Lo so bene perché per anni mi sono occupata di questo settore nel quale capita di imbattersi in pseudo-guru che hanno ricette speciali per risolvere ogni problema del genere umano, metodi infallibili per riconquistare amori perduti o guadagnare milioni. Io non ho mai sentito dire a Roberto che compirà miracoli su chi segue un suo corso. Ma che dentro di noi ci siano potenzialità inespresse che possono essere utilizzate in modo migliore, sì. Se questo significa essere un “guru” del mental coaching, beh, allora, Roberto Re lo è.
Quando ho conosciuto Roberto, HRD Training Group era una giovane realtà in crescita e lui, come ogni imprenditore pieno di entusiasmo e una marcia in più, bussava a tutte le porte per farsi conoscere e ritagliarsi uno spazio in un mondo che allora era ancora agli albori. A quel tempo di motivazione si parlava poco, i grandi formatori (la parola coach è arrivata dopo) erano tutti stranieri e il leader mondiale della Pnl (programmazione neurolinguistica) era l’americano Anthony Robbins che con i suoi meeting motivazionali riempiva i palazzetti dello sport.
“Io svolgevo già la professione da tempo – mi ha ricordato Roberto in un nostro incontro recente – e HRD esisteva già da tre anni e mezzo quando conobbi Robbins. Incontrarlo mi aprì gli occhi su come potevo sviluppare il mio lavoro in modo innovativo per il nostro mercato”.
Roberto, a quell’epoca, frequentava la redazione della rivista in cui lavoravo che si occupava di business e imprenditori, target perfetto per i suoi corsi, e veniva a proporre idee e progetti, sempre sorridente e con un’aria da enfant terrible che gli anni non hanno scalfito.
Genovese classe 1967, anche oggi che è papà di un dodicenne, che da lui ha ereditato la disinvoltura e lo spirito goliardico (oltre che la fede nei colori della Samp), Roberto continua a essere una delle persone più positive e orientate alla soluzione dei problemi che abbia mai conosciuto.
Non è un caso che il suo primo libro, Leader di te stesso, uscito nel 2004 per Mondadori abbia superato le 250 mila copie vendute e il secondo, Smettila di incasinarti (sempre Mondadori), oltre 100 mila.
Non che Roberto non si “incasini” proprio mai. Già lo vedo preoccupato mentre legge, cercando di capire che cosa sto per dire… Suvvia, un “mental coach”, anche se della sua grandezza, resta un essere umano e come tale gli si concede un margine di imperfezione, anche perché, quando Roberto è chiamato a dare il meglio di sé lo fa senza risparmiarsi. Lo sanno molti campioni dello sport che hanno lavorato con lui alla preparazione di gare nelle più svariate discipline. Tra i nomi più noti spiccano Isolde Kostner, Christian Ghedina, Loris Reggiani e Jessica Rossi, che alle ultime olimpiadi di Londra ha vinto la medaglia d’oro nella gara di tiro al volo con una performance fantastica.Il successo nel mondo del professionismo sportivo ha condotto Re a potenziare questo ramo di attività creando l’Accademia di mental coaching per sportivi, un progetto rivolto non solo a chi fa della competizione il proprio mestiere, ma a tutti coloro che cercano risultati migliori allenando la mente oltre che il corpo.
Sono molti anche i manager e gli imprenditori che si rivolgono a Re per riuscire a raggiungere in modo più efficace i propri obiettivi e, dato che la motivazione a Roberto non manca di sicuro, di questi tempi lo vedo spesso viaggiare in altri continenti per internazionalizzare ulteriormente la sua attività.
Tutti di bianco vestiti a una festa estiva. Roberto e Roberta tra me e mio marito Daniele. Bei momenti d’amicizia.
In passato ho partecipato a diversi corsi tenuti da Roberto, in alcuni casi gli ho fatto da interprete sul palco mentre motivava gruppi di professionisti spagnoli e ogni volta mi sono divertita e stupita. Divertita per l’innata carica di simpatia che avrebbe tranquillamente potuto fare di lui uno showman (le imitazioni sono il suo forte), stupita per la capacità di tirar fuori il meglio dalle persone che lo ascoltano e che finiscono spesso per diventare sue amiche.
Ho conosciuto persone che mi hanno raccomandato di leggere i suoi libri senza sapere che ne conoscevo l’autore. In quelle pagine, che consiglio agli amanti della manualistica di self help, i lettori trovano spunti per riflettere sugli errori più comuni del vivere quotidiano, piccoli vizi, perdite di tempo, debolezze, incapacità comunicative, ma anche i metodi per farvi fronte e per riuscire a decidere in modo efficace, aumentare la propria sicurezza e autostima, insomma, per vivere meno “incasinati” cosa che, visti i tempi, non è poco.
Se ti è piaciuto questo post, non perderti i prossimi. Clicca qui e iscriviti subito per ricevere tutti gli aggiornamenti