Nel suo libro, lei parlava del Chapo, o di uomini o organizzazioni a lui vicine?
«Sì, racconto di come si è formato il potere dei cartelli, di come il cuore del narcotraffico si sia spostato dalla Colombia al Messico, di come i narcos messicani siano diventati “mafiosi”. Oggi il Messico è il centro della narcoeconomia e il Chapo ne è il maggiore rappresentante. El Chapo Guzmán è la dimostrazione vivente che chiamare ancora i cartelli messicani solo “narcos” è un’imprecisione. Sono mafia. La differenza? Si può semplificare così, i gangster si muovono per danaro, i mafiosi per costruire un sistema di potere (di cui il danaro è solo uno strumento). Dopo ZeroZeroZero i giornali messicani mi hanno spesso chiesto interviste e articoli su di lui, che si sono rivelati anche in qualche modo profetici, purtroppo…».
Sorgente: Roberto Saviano: “Chiamateli criminali, non analfabeti” – La Stampa