Roberto Saviano stava già sul cazzo a Francesco Schiavone, detto Sandokan, e a Giuliano Ferrara, detto Elefantino, ma da qualche mese sta sul cazzo anche a Giacinto Pannella, detto Marco, e questo lo mette in serio pericolo, perché per proteggerti dai casalesi può anche bastare una buona scorta, dai foglianti pure meno, molto meno, te ne liberi facendo spallucce, ma coi radicali è dura: per loro molestare chi credono abbia fatto loro un torto è una missione, e a farglielo credere basta un niente, anche solo il fatto che non li gratifichi come sono convinti tu dovresti. Divorzi? Se ti dimentichi di portare un ex voto in Via di Torre Argentina, sei come minimo un ingrato. Però in quel caso sono capaci di chiudere un occhio, perché cosa c’è di meglio che sentirti fatto oggetto d’ingratitudine per darti la convinzione che sei un santo e che puoi dimostrarlo per come sopporti le stimmate?Ma a tutto c’è un limite, perché se sei a favore di aborto, fecondazione assistita, matrimonio gay e eutanasia, se sei contro la pena di morte, l’infibulazione e il Concordato, se sei garantista e antiproibizionista, se vuoi l’abolizione del valore legale del titolo di studio, dell’ottopermille, della carcerazione preventiva e della Bossi-Fini, ma tutto questo non ti fa sentire impellente il bisogno di entrare nella setta guidata da Pannella – e questa è la colpa di Saviano – allora, sia detto col massimo rispetto, sei un pezzo di merda. Di più, «cadi in una forma di concorso esterno alla mafiosità criminale del nostro Stato e dei suoi massimi responsabili»: così Pannella a un Saviano colpevole di aver declinato l’invito a candidarsi nelle liste «Amnistia Giustizia Libertà».Corteggiato per mesi e mesi da un Pannella che non ha mai perso il vizio piccolo-borghese di sgomitare in società facendo sfoggio delle adesioni di nomi prestigiosi alle sue iniziative (da Salvatore Sciascia ad Antonella Elia, da Pier Paolo Pasolini a Dj Coccoluto), Saviano svicolava, ma un no chiaro e tondo l’aveva sempre evitato, probabilmente s’era illuso che il silenzio bastasse. Ingenuo. Saprà tutto delle cosche dei narcotrafficanti, ma delle sette religiose non sa niente.Non sa, ad esempio, che una setta è più ostile nei confronti di chi evita di entrarci perché ha intuito, e lo fa intendere, che nei confronti di chi se n’è uscito perché ha capito. In un certo qual modo, comunque, Saviano aveva avuto l’avvertimento: «concorso esterno alla mafiosità criminale dello Stato», mica poco. Evidentemente non gli è bastato ferire l’orgoglio di un vecchio narcisista, è arrivato allo sfregio, e la scorsa settimana, su l’Espresso, ha parlato del partito che voterebbe – e ha detto che lo vorrebbe antiproibizionista, in favore deidiritti civili, sensibile al problema del sovraffollamento nelle carceri, eccetera – per poi aggiungere che quel partito «non c’è». Dico io, benedetto ragazzo, ma allora a te non basta fare la vita del sorcio, minacciato dalla camorra e insultato da Il Foglio? Vuoi pure che, aizzati da Pannella, i radicali ti squaglino nel loro acido?
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