La ‘povna si è presa il primo raffreddore della stagione – complice una cena fuori ieri sera, a lungo rimandata, e poi fissata, che sarebbe stata assai saggio, visto il tempo, eppure poco opportuno, disattendere. Il risultato è che ha i neuroni che affogano nel moccio, consuma il consueto sproposito di fazzoletti e oggi a scuola vagava con aria avvilita da una classe all’altra – questo quando non starnutiva. Non si può fermare, però, nemmeno per un momento. E così si correggono compiti, si preparano cose per l’altro mondo, e anche per un corso di aggiornamento che la ‘povna terrà domani ai colleghi nuovi del progetto Comunità del libro, si attende agli adempimenti burocratici e, soprattutto, si confezionano e poi condividono lezioni. In classe infatti va tutto abbastanza bene, per fortuna, è un bell’anno. Gli Extraterresti si confermano quel che sono, e cioè alieni originali e dalla buona voglia, dei Merry Men si è già detto (e la soddisfazione di Soldino che legge Nievo immedesimandosi in Carlo Altoviti, ancora una volta, vale il viaggio); qualche preoccupazione la desta la (prevedibile) quindiciannite galoppante delle Giovani Marmotte, che – moderatamente cacofonici, si avviano verso la Prima Grande Cazzata a grandi passi (e, nonostante gli appelli alla prudenza, la ‘povna è consapevole che, se proprio vogliono sbattere il muso sulla crisi adolescente, ben difficilmente li si potrà fermare). Non si ferma nemmeno la socialità galoppante. Oltre alla cena di ieri, e a un aperitivo con il collega EggHead, martedì sul crepuscolo, la ‘povna attende a pranzo, sabato, dopo la scuola, il Piccolo Elfo insieme a Calvin (che le presenterà pure la fidanzata, ufficialmente), i fine settimana sono tutti già presi per impegni di amici o di famiglia, il 7 dicembre il collega Pluto ha invitato lei e Mafalda al rinfresco del suo matrimonio, “per il brindisi”; e chi più ne ha, più ne metta: per esempio Mr. Mifflin, che le manda un mail pomeridiano, preannunciando una sosta per domani a ora di cena nella piccola città.
“Che ne dici di pizza e panelle nel posto buonissimo, verso le sette?” – scrive.
E la ‘povna (che deve fare?) accetta, pur con una correzione auspicabile: “Dico sì, con molto piacere, ma facciamo almeno le otto meno un quarto, ché torno da scuola tardissimo [e devo avvantaggiarmi per il pranzo con gli alunni]. E poi la pizza sarebbe la quarta volta nella settimana, terza dal posto buonissimo: ho bisogno di cambiare menu, facciamo qualcosa d’altro, te ne prego”.
Mr. Mifflin non si tira indietro, prevedibilmente. E per la ‘povna è l’ennesimo impegno da centrare col millimetro. Ed è per questo che, come è accaduto già altre volte, anche questa settimana (Murasaki la perdonerà) si anticipa, e provvede già a fornire adesso la sua recensione per il venerdì del libro.
Parla di un racconto breve ma molto interessante, che si chiama Super Santos. E’ un antico réportage di Saviano prima di diventare Saviano, e poi recuperato per l’edizione degli Inediti d’autore del “Corriere” nazionale. C’è già tutto, e probabilmente quella misura breve che – talvolta – è perfino meglio di Gomorra. Unita a quella capacità di legare locale e universale che è diventata marchio di fabbrica. Divertissement, dunque, ma di lusso, nel quale il pallone italico diventa sinonimo di altro, e di una riflessione sul destino dei ragazzi, quando si ha la fortuna sfortunata di nascere appassionati, e magari pure pieni di talento, ma drammaticamente nel posto sbagliato.
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