Siamo al Jailbreak e questo appuntamento ci offre una grande serata di hard o rock con la voce di Roberto Tiranti e i suoi Wonderworld.L’apertura è tutta in mano ai Neverhush, band romana hard rock/metal che non è poi una novità. I ragazzi sono ben noti al pubblico romano, e a quello del Jailbreak in particolare, e pur non essendo io una estimatrice del metal, devo dire che la reputazione che si portano dietro non è assolutamente immeritata. All’attivo dal 2003 con vari cambi di formazione e un disco autoprodotto, Davide Colombi (batteria), Guido Brunetti (chitarra e voce), Stefano Cascio (chitarra) e Gabriele Montemarà (basso) hanno dato prova di una certa maturità sia dal punto di vista tecnico (ottimi arpeggi e giri di chitarra, una batteria che a volte sembravano due, una ritmica come un pendolo e una voce potente e sufficientemente controllata), ma anche per la presenza scenica e per le canzoni (rigorosamente in italiano), che con testi abbastanza diretti e semplici, hanno coinvolto un folto numero di fan sotto il palco per tutta l’esibizione. Più che una semplice apertura è stato un vero e proprio mini-concerto nel concerto. Grande soddisfazione mostrata dai ragazzi e molta emozione per l’opportunità di dividere il palco con una grande voce italiana famosa anche all’estero, Roberto Tiranti che si è mostrato talmente disponibile e generoso da apparire sul palco per cantare insieme a loro la penultima canzone in scaletta, prima del loro finalone.In poco tempo, giusto il necessario per capovolgere la batteria e posizionarlaalla mancina, arrivano sul palco i Wonderworld, ovvero Ken “JR” Ingwersen alla chitarra e Tom Arne Fossheim alla batteria (norvegesi ambedue), seguiti da Roberto Tiranti alla voce e al basso. Vanno spese almeno due parole sul fitto curriculum di questo artista che per la sua voce può vantare collaborazioni ed esperienze non comuni a tutti gli artisti delbelpaese. Innanzitutto, la sua notorietà in gran parte è dovuta alla militanza nei Labyrinth dal 1997 fino ad un anno fa, gruppo power/prog metal col quale ha registrato sei album ed ha collezionato numerosi concerti in Italia e all’estero. Con i New Trolls (dal 1996 al 2002) ha calcato il palco del festival di San Remo un paio di volte. Ha interpretato il ruolo di Gesù nel musical Jesus Christ Superstar e di Ramsete II nel musical I Dieci Comandamenti. Ha collaborato con Ken Hensley (con il quale ha cantato in tre brani del suo ultimo disco “Love & Other Mysteries”, anche in duetto con la sua compagnaIrene Fornaciari), Ian Paice e Glenn Hughes. E infine, insieme ai due compagni Ingwersen e Fossheim (con i quali si unisce nel 2014) e al grande Ken Hensley, è la voce e il basso nella band Live Fire. Insomma, tutto sommato eravamo davanti ad un personaggio di grande spessore artistico e professionale, nonostante in Italia non abbia sempre avuto i riconoscimenti che avrebbe meritato.Sul palco i tre ci mettono poco, anzi pochissimo a scatenarsi, ma soprattutto a sentirsi “a casa” visto che il pubblico è li sotto ad accompagnarli calorosamente. Tiranti cerca di raccontare cose alternando italiano per il pubblico e inglese per i compagni, che a loro volta dimostrano di non soffrire molto per la mancata conoscenza della lingua sfoderando un paio di bestemmie (una ciascuno in due momenti differenti della serata) giusto per far capire che non si sentono affatto esclusi… Chiaramente questo rende tutto molto più facile… Ma bando alle ciance, il repertorio scelto per l’esibizione è un mix tra brani del loro ultimo disco, (dal titolo omonimo), uscito a ottobre 2014 e alcune cover magistralmente eseguite. Ci rendiamo subito conto che la voce e la base ritmica di Tiranti non sono le sole perle dello show: la possenza del batterista Fossheim è pari alla potenza che rilascia lo strumento, con una precisione ed una pulizia dei colpi che raramente si riesce ad apprezzare in un live, fermo restando il fatto che non si sta suonando musica da camera, ma hard rock all’ennesima potenza. Un capitolo a parte va aperto per il chitarrista e arrangiatore Ingwersen: alla prima impressione (e vi garantisco che era molto credibile) sembra “solo” un piacione con la chitarra che ammicca a tutte le donne che sono li sotto ad ammirarlo (giuro: almeno a me avrà strizzato l’occhio una decina di volte, ma sono certa che l’abbia fatto con tutte le donne della prima fila, fotografe e non); in realtà la sua forte personalità scenica non toglie nulla alla sua tecnica di alto livello e una certa finezza col plettro: è l’artefice di assoli da paura, termine poco giornalistico ma davvero non potrei rendere meglio l’idea, che tocca l’apice nella bellissima “Every now and then”, e di attacchi e duetti col basso di Tiranti che a momenti sembra di stare a sentire una serie di campionature perfettamente ingegnate. E invece no. Niente playback, tutto dal vivo e senza una sbavatura. Quando poi si tratta di rifare cover di canzoni strafamosissime che tutti gli amanti del rock possono riconoscere, come la cover di “I Want it All” (Queen) e di “Perfect Strangers” (Deep Purple), beh… il test è bello che superato, a pieni voti e con lode!Quasi due ore di alta tensione per l’energia e la potenza sprigionata sul piccolo, ma accogliente palco del Jailbreak. Sala piena, (anche di amici dell’artista italiano), e notevolmente partecipe. I tre sono andati avanti tutta la sera carichi, senza dare alcun segno di cedimento, tanto che quando ad un certo punto arriva la fine non c’è poi tanta voglia di lasciare il palco, e il bis si concede subito senza la solita manfrina di uscire e rientrare (cit. Roberto Tiranti), e la scelta cade su un brano del loro mentore, se così so può definire, Ken Hensley.Devo dire che, nonostante fossi in parte a conoscenza delle capacità vocali del protagonista della serata, sono rimasta piacevolmente colpita da un’esibizione molto vicina alla perfezione, pur non conoscendo a fondo tutto il loro repertorio, che denota un certo attaccamento al classic rock, con delle sferzate più hard quando necessarie, e solo un paio di ballad, (ma non pensate a niente di melenso e sdolcinato). La voce di Tiranti si può accostare senza esagerare a quella di Glenn Hughes per caratteristiche simili, (non a caso hanno duettato assieme, oltre alla coincidenza che anche lui è un bassista…), e le influenze del gruppo sono chiaramente di stampo seventies, cosa che non smette di annoverare apprezzamenti da parte degli ascoltatori. Un’occasione di quelle che non andavano perse e sono contenta di averlo potuto raccontare.Setlist Neverhush:
Perso
Mi arrendo
Circo di ghiaccio
Schiavo
Libero e ribelle
Autostrada
Senza regole
Energia (feat. Roberto Tiranti)
La fine (del rock’n’roll)Setlist Roberto Tiranti & Wonderworld:
Wonderworld
Break the chains
Voices (Russ Ballard cover)
A new life
I want it all (The Queen cover)
Surrender
The sound of the world
Perfect Strangers (Deep Purple cover)
No one knows
Tom Sawyer
Hero without stains
Suicidal Man
Every now and thenEncore:
Gypsy (Ken Hensley cover)