10 settembre 2014 Lascia un commento
"RoboCop 2" piacque molto meno, tolto il sottoscritto che riconobbe nella mano di Frank Miller alla sceneggiatura, tutta la sua caustica inventiva che tanto ha amato nei comics e comunque il sempre eccellente Irvin Kershner non fece rimpiangere nulla della vecchia direzione.
Arriviamo percio’ al terzo capitolo che spinge oltre il difficile rapporto tra politica, affari, giustizia e cittadini con in mezzo la polizia che a stento controlla cio’ che puo’ e che anche internamente ha le sue belle gatte da pelare. Se poi come s’e’ visto, i soldi dettano legge nelle forze dell’ordine, diventa difficile fare il proprio mestiere.
In tutto questo, RoboCop, un ex poliziotto scampato alla morte pagando il prezzo della trasformazione in cyborg, vive sulla propria pelle e ingranaggi, il conflitto tra dovere morale e dovere imposto, sempre in bilico tra uomo e macchina non riuscendo a completare l’uno e l’altro. Sballottato come un oggetto di proprieta’, il lato umano si ribella e nella sua ribellione c’e’ l’urlo di un tempo senza etica dove la legge e’ regolata dal denaro e il cittadino un peso da gestire per chi vuole edificare il nuovo calpestando il vecchio.
Detta cosi’ sembra anche un film serio ma non lo e’.
Miller e’ sempre ai testi ed ha le sue colpe gonfiando il soggetto oltre il lecito senza svilupparlo veramente, limitandosi quindi a moltiplicare quanto gia’ ha fatto leggere.
Fred Dekker alla regia e’ letterale e scontato, inadeguato per un film che ci mette poco a passare dal feroce al grottesco. Budget enorme, la macchina dei soldi attorno alla pellicola spinta con l’acceleratore al massimo eppure Dekker ha massacrato la serie ma non il personaggio sopravvissuto nei giochi, videogiochi e comics fino al recente remake. Ma per questo rimando a Tersite la mia antimusa per eccellenza colpevole di avermi fatto rivedere anche questo film. Da evitare senza i primi due capitoli e anche con questi, pensarci su.