Rocco Giusti

Creato il 11 luglio 2012 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Pubblicato il 11 luglio 2012 con Nessun Commento

E’ stato allievo dei laboratori attoriali del Teatro Verdi di Pisa e ha frequentato il prestigioso Centro Sperimentale di Cinematografia. La recitazione si studia come una scienza o si “sente” dentro come un’arte?
A partire dal talento personale -che è una premessa naturale e imprescindibile- la recitazione è frutto di un continuo studio. Ma non parliamo di uno studio meramente teorico, bensì di un esercizio continuo, di una sperimentazione “del fare”, più che del “sapere”. La recitazione deve essere considerata come un “divertimento serio”, un gioco bellissimo in cui non deve mai mancare professionalità e serietà.

E’ tra i protagonisti della popolare fiction tv su Canale 5 “Le tre rose di Eva” – con la regia di Raffaele Mertes. Come considera questa esperienza dal punto di vista professionale e personale?
E’ stata la mia prima grande esperienza lavorativa, certamente molto formativa. Ho dovuto lavorare parecchio sul mio personaggio Matteo Monforte e, dal momento che mi è stata affidata una grande responsabilità nell’interpretarlo, spero di non aver deluso le aspettative di nessuno. Io posso solo dire di aver messo tutto l’impegno e l’energia che avevo per dare il massimo. Ho imparato tanto dai miei colleghi e da tutto il team in generale…considero questa esperienza come un meraviglioso punto di partenza.

Ha qualche aneddoto divertente riguardante il set di questa fiction? E’ vero che stanno già pensando a una seconda serie?
Una delle prime scene che dovevo interpretare era di rabbia estrema.
Ad un certo punto, mentre stavamo girando, scaglio un bicchiere di vetro a terra con tutta la forza che ho e- da non so dove- salta fu un gatto nero che mi si avventa contro inferocito!!! Ho fatto un balzo indietro semplicemente terrorizzato. Poi, quando ci siamo resi conto dell’accaduto, io e gli altri che erano con me sul set abbiamo riso ininterrottamente per più di un’ora…una gag davvero esilarante!

Nella sua Livorno ha girato il docu-film “Gruppo labronico” di Luca Dal Canto.
Che legame mantiene con la sua terra d’origine?

L’accento (ma solo quando non recito, perché ho studiato dizione per molti anni) gli amici, la famiglia, l’amore e la passione per il mare. La mia città è bellissima e ha la qualità di essere vicina a tutto. Dista solo tre ore dalle principali città italiane: Milano, Torino, Roma, Verona…

Con quale attore o attrice desidererebbe lavorare?
Se devo dare libero sfogo alla fantasia, dico attori stellari come Dustin Hoffman, Johnny Depp, Al Pacino e Anthony Hopkins. A livello nazionale, mi piacerebbe un giorno recitare al fianco di Giancarlo Giannini, un attore che ammiro moltissimo.

Esiste un preciso istante in cui ci si rende conto di avere vocazione e talento attoriale?
Non esiste un istante preciso. Quando sei bello, te lo dicono gli altri. Allo stesso modo, anche quando una persona dimostra di avere il talento dell’attore, se ne accorgono prima gli altri del diretto interessato…è stato così anche per me.

Ha recitato nella pellicola “I mostri oggi”, film del 2009 diretto da Enrico Oldoini e interpretato da Diego Abatantuono, Sabrina Ferilli, Giorgio Panariello, Claudio Bisio, Angela Finocchiaro. Si tratta del seguito dei film “I mostri” (1963) e “I nuovi mostri” (1977). I vari episodi del film raccontano vizi e paure degli Italiani di oggi.
Quali sono i difetti che le capita di riscontrare maggiormente fra gli Italiani?

E’ un popolo di creativi e di geni. Troppo spesso però ci sono le idee e manca il saperle sfruttare a dovere. Dell’Italia di oggi non mi piacciono le tasse eccessive, gli sprechi e la disonestà.

Esiste un genere cinematografico a lei ancora inesplorato con il quale vorrebbe cimentarsi?
In Italia esiste un genere diverso dalla commedia? Ecco, io vorrei cimentarmi in tutti i generi esistenti al mondo: horror, fantascienza… e in tutti quelli che in Italia si “disconoscono”.

Ci consigli un film divertente da vedere quando si è tristi e un film da vedere quando si è in vena di riflessioni profonde.
Quando sono triste guardo: “E alla fine arriva Polly” di John Hamburg con Ben Stiller e Jennifer Aniston. Lo consiglio a tutti perché è un film che trasmette ottimismo e fiducia.
Quando invece sono alla ricerca di riflessioni profonde mi dedico a un classico: “Quarto potere”, il primo lungometraggio diretto da Orson Welles liberamente ispirato alla biografia del magnate dell’industria del legno e dell’editoria William Randolph Hearst.

Progetti futuri?
Sto girando “Centovetrine” e -come è stato già annunciato- è in preparazione la seconda serie della fiction “Le tre rose di Eva”, che uscirà nel settembre 2013.

Un ringraziamento a Katya Marletta Press Agent.

di Angela Laurino




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