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Rocco Papaleo: un Esilarante Esperimento di Teatro Canzone

Creato il 30 aprile 2014 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Antonino Reina 

Non capita tutti i giorni di recarsi a teatro, entrare in sala ed essere accompagnati al posto, personalmente, dagli stessi artisti: «Prego, accomodati, tra poco cominciamo. Siamo all’estero, ma avete gli stessi vizi italiani, non siete mai puntuali». Protagonista dell’insolita accoglienza, Rocco Papaleo, che ha fatto tappa nei giorni scorsi al Teatro Titano di San Marino con il suo Una piccola impresa meridionale. Impossibile descrivere la mimica facciale, la stessa che ha reso celebre l’artista e soprattutto l’ilarità degli spettatori, in un siparietto iniziale che non ha risparmiato nemmeno un attempato e distinto fotografo: «Pensi di fare le foto col flash? Fai come cac**** ti pare». Così come è difficile inquadrare lo spettacolo portato in scena dall’istrionico attore lucano; un genere che lo stesso Papaleo, coautore del testo con il regista Valter Lupo, definisce un “esperimento di teatro canzone”. Aggiungendo, nelle sue note di regia, che alla fine non è più di tanto importante la sua definizione: «Mi piace viverlo e basta. Una passione è una piacevole ossessione. Fa pure rima e non guasta». Il risultato è un esilarante e geniale pot-pourri di racconti, poesie, gag surreali. E di musica, soprattutto, per la presenza sul palco di una rodatissima band di quattro elementi: Guerino Rondolone (contrabbasso), Arturo Valiante (pianoforte), Jerry Accardo (percussioni), Francesco Accardo (chitarra). Quattro straordinari musicisti, che accompagnano l’attore dal 2012, anno di inizio della fortunata tournée e che sopportano con pazienza le prese in giro del comico di Lauria: «Due cugini abruzzesi, due fratelli siciliani ed un orfano lucano, ecco la Piccola Impresa Meridionale. Uomini senza particolari qualità, avanzi di balera e di crociera, assunti per raccomandazione, perché ciascuno di loro, come si usa fare al Sud, mi ha sponsorizzato un parente. E farò così anch’io: mio figlio studia da percussionista, ed appena cresce… licenzio quello che ho adesso».

Rocco Papaleo: un Esilarante Esperimento di Teatro Canzone

Lo spettacolo è un’ideale, buffa, autobiografia, che volutamente non segue un ordine cronologico ed indugia sui ricordi adolescenziali più teneri e struggenti: «Il cibo della mia infanzia è il panino con la frittata. Sponzato, perché dopo un po’ di ore che la frittata sta nel pane, noi diciamo che sponza, cioè la frittata si mischia col pane e diventa tutt’uno. Ecco, il pane e frittata di mia madre non si batte, perché non è che bastano due fette di pane e la frittata per fare il pane e frittata di mia madre. Se al pane e frittata di mia madre gli levi mia madre, resta un banale panino con la frittata». Un colorito diario con le date mischiate, che viene consultato alla ricerca dei modelli ispiratori di Papaleo: «Francesco Reale da Lauria, un vero guru per i giovani del paese con i suoi insegnamenti. Ovvero che le cose fondamentali della vita sono cibo, sesso e ritmo. E che bisogna ballare, non aver mai paura di farlo. Balla sempre, Rocchino». Una indicazione a cui Papaleo si è attenuto, coinvolgendo il pubblico (tra cui si è segnalata la presenza dei Capitani Reggenti della Repubblica di San Marino) in ridicole ed improbabili danze. E poi, come detto, tante canzoni: da Torna a casa foca a La nazionale femminile di pallavolo, ovvero la confessione di uno dei sogni adolescenziali dell’attore lucano; da Limpido a Pillole miracolose, surreale storia d’amore tra il radiologo Evaristo e la sua paziente Lucia. Pezzi demenziali, frivoli, con doppi sensi mai volgari: «Perché ricordatevi che la miglior forma di entertainment è il sesso». In un finale che ha regalato altre performance con gli imbarazzati spettatori, quasi costretti ad improvvisati assolo con una diamonica a fiato azionata dallo stesso artista lucano, e l’esibizione di Erica Mou, brava cantautrice pugliese che ha firmato la colonna sonora dell’omonima pellicola Una piccola impresa meridionale, con cui lo stesso Papaleo ha dato vita ad un apprezzato duetto. Un esperimento di teatro canzone irresistibile, che ha raccontato anche il privato dell’artista («Il suono più bello resta sempre la risata di mio figlio») e mostrato come è possibile emozionare il pubblico con un genere fantasioso e certamente non convenzionale. Perché in fondo, «di cosa siamo fatti se non di acqua e fantasia?».

Rocco Papaleo: un Esilarante Esperimento di Teatro Canzone

     

     

     


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