Rock Hudson, il divo gay abbandonato da Nancy Reagan

Creato il 06 febbraio 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Rock Hudson, primo caso noto di celebrità a morire di AIDS

Rock Hudson è un nome che nella storia di Hollywood, per un motivo o per l’altro, salta fuori con una certa assiduità. Non ebbe il talento di Paul Newman, l’aura dannata di James Dean né il carisma supponente di un Marlon Brando, attori della sua stessa generazione. Eppure fu un divo su vastissima scala, eternamente amato e amabilmente stimati da tutti e in ogni parte del mondo. Capire perché la sua intera esistenza sia un enorme caso mondiale non è difficile e va al di là dei suoi grandi e ragguardevoli meriti artistici e cinematografici. Morì poco prima di compiere sessant’ anni, nel 1985, dopo essere apparso irriconoscibile, smagrito, ingrigito e scevro di tutto lo splendore che lo aveva accompagnato nel corso della sua carriera: fu il primo caso mondiale di celebrità che se ne andava per l’AIDS.

Gli anni Ottanta erano e rimangono, nella storia del Novecento, come il decennio della grande paura dell’AIDS, malattia per la quale nel terzo millennio esperti vari denunciano un calo di attenzione. Ma in politica internazionale il decennio degli Ottanta è soprattutto quello della paradossale “rivoluzione conservatrice“ di Ronald Reagan, che con un approccio radicale cambia il corso della storia del Partito Repubblicano in America e, così facendo, anche il pensiero occidentale in toto.

Rock Hudson con Nancy e Ronald Reagan

Pochi giorni fa, nell’anno del trentennale della scomparsa, è emersa una notizia assai sconfortante che va a ricordarci la durezza della linea statunitense tenutasi in quegli anni; omosessuale non dichiarato e amico di Reagan, quasi in fin di vita, Rock Hudson scrisse alla Casa Bianca per ottenere il permesso di tentare una cura sperimentale in Francia per arginare il percorso inarrestabile dell’AIDS. Ebbe risposta negativa, a quanto pare, per volere della consorte del presidente. Ufficialmente Rock Hudson non andò ad ultimare le cure in Francia (dove già era stato) perché non si poteva garantire a lui ciò che non poteva essere garantito alla maggioranza degli statunitensi (giustificazione condivisibile), ma tra le righe è lecito pensare che il divo americano fu ostacolato perché divenuto un simbolo di quella congruenza tra omosessualità e contrazione dell’AIDS che andava dilagando in quegli anni.

Dichiararsi durante il periodo classico cinematografico statunitense, per un omosessuale, era quasi impossibile. Non lo avrebbero permesso non solo la morale pubblica, ma soprattutto le case cinematografiche che stipendiavano gli attori. Nel mondano ambiente di Hollywood era cosa nota, come lo era stato anche per altri prima di lui, ma ciò che contava era che la notizia non si diffondesse al grande pubblico e che non minasse l’immagine del divo. La questione Rock Hudson è tanto più paradossale se pensiamo che egli fu uno dei sex symbol più amati dalle donne per tutti gli anni cinquanta e sessanta; basti pensare a Giant, dove impersonava tipicamente il modello texano e conservatore di uomo sudista “d’altri tempi” incapace di accettare le contaminazioni progressiste di un’America che andava cambiando, o alle commedie che recitò al fianco di una sempre frizzante Doris Day. Alto quasi due metri, scuro di capelli e dai tratti marcatamente virili, non si adattò in realtà mai soltanto al semplicistico ruolo di rude e maschio latin lover, ma dimostrò ben presto le sue caratteristiche doti di interprete e protagonista specialmente drammatico, sulle sfumature della malinconia. Non a caso è amato e ricordato specialmente per il suo lungo e magnifico sodalizio con Douglas Sirk, regista tedesco fuggito negli Stati Uniti con l’avvento del nazismo, indiscusso fuoriclasse del cinema melò di cui è ancora considerato uno dei padri fondatori nella sua accezione contemporanea. Almeno quattro delle sei collaborazioni tra i due portarono a dei capolavori immortali. Douglas Sirk è stato un autore poi imitatissimo: il suo Written on the wind (1956) influenzò enormemente la ben nota serie Dallas, mentre All That Heaven Allows (1955) (capolavoro intimistico di chiara ispirazione anticlassista, dunque un film forte nell’America del capitalismo) è stato ben rifatto, con cambiamenti ed accorgimenti, con Lontano dal paradiso (2002). L’ immagine, però, che il cinema lascia in prima pagina di Rock Hudson protagonista e Douglas Sirk regista è quella di Magnificent Obsession (1954), lungometraggio dal titolo programmatico che spesso i cinefili utilizzano per parlare del proprio rapporto con il cinema.

Come non bastasse a indignarsi, si sappia che nel 1955 a Rock Hudson fu imposto un matrimonio di facciata con la sua segreteria (divorzieranno tre anni dopo), perché il suo celibato rafforzava sempre più le voci sui suoi gusti sessuali. Già anni prima la Universal Pictures aveva sborsato diecimila dollari per evitare che uscisse un servizio giornalistico scandaloso sulla sua omosessualità.

Rock Hudson fu la prima celebrità a dichiarare pubblicamente di aver contratto l’AIDS. Proprio nel 1985, il partito repubblicano fece un congresso con uno slogan che dichiarava che l’AIDS era un conseguenza dell’omosessualità, e Reagan negò alcuni fondi per la ricerca contro il virus. La conferenza stampa in cui Rock Hudson dichiarò di aver contratto il virus scatenò un putiferio perché ruppe con la tradizionale immagine che gli americani si erano fatti del malato di AIDS, cioè quella di un emarginato, e servì a sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale nei confronti della malattia.

Intanto, con l’episodio, un’altra piaga va a sommarsi all’immagine di un’America, specialmente quella ultrarepubblicana (ma la critica è rivolta anche ai democratici), che tanto si è vantata di difendere le libertà individuali e che invece sotto la plastica della sua appariscenza ha mantenuto un establishment di feroce ipocrisia e di negazione dei diritti e del quieto vivere di alcune minoranze. E poi, non fu forse molto più fervente patriota Rock Hudson, pur nella sua legittima omosessualità, portando nel mondo con dignità e professionalità l’immagine di un paese in salute che produceva capolavori complessi e commedie spensierate, che non invece integerrimi personaggi legati al mondo della politica e della finanza che hanno alimentato il mediocre imperialismo americano in giro per il mondo, provocando lutti e disastri in ogni dove?

Tags:AIDS,Douglas Sirk,hiv,hollywood,omosessualità,Rock Hudson,Ronald Reagan

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