Apro con questo post una sorta di discussione con gli amici discaricatori emotivi e spero con molta altra gente... la motivazione nasce dall'impegno che mi sono preso con un gruppo di 17enni per 2 serate (12 e 19 maggio 2011) all'insegna del rock cosiddetto "impegnato". Ovviamente si tratta di un impegno "aperto"... qualcuno viene con me?
Così, dopo l'entusiasmo della proposta iniziale, mi scopro incartato nelle innumerevoli sfaccettature della materia, ovviamente impossibile da trattare adeguatamente in 4 ore e lasciando il dovuto spazio agli ascolti.
E dunque... da dove partire? Al di là del fatto che una decina di anni fa l'innefabile Scaruffi in persona mi aiutò a elaborare una lista di musicisti "impegnati" dagli anni '50 ad oggi, credo sia necessario qualcosa "di più".
Ho provato a individuare alcune possibili piste di lettura... ovviamente incomplete e passibili di tutte le modifiche che si possono immaginare.
1- Gli Eventi, a loro volta suddivisbili in 2 filoni:
- eventi per promuovere la cultura "alternativa" (dai grandi raduni dei '60, uccisi definitivamente da Altmont, alla New York di Patti Smith e Richard Hell)... il cui valore "politico" è, forse, veramente riconoscibile a posteriori da parte di chi riconosce il loro valore nel promuovere la (contro?)cultura "giovanile"
- "benefit" veri e propri, dal concerto per il Bangladesh del 1972 ad "amiche per l'Abruzzo"... Parate di stelle, con un picco negli anni '80. Quanto è pubblicità, quanto è solidarietà? Ma è più sincero/efficace il mega evento (Live Aid, Conspiracy of Hope...) o lo sono le iniziative benefiche "in piccolo" e, soprattutto, legate al contesto politico e sociale del luogo a cui appartengono gli artisti (pensiamo a Paul Weller e soprattutto Billy Bragg che sostengono gli scioperi dei minatori negli anni '80 e contribuiscono alla nascita del Red Wedge)?
Ha forse ragione Max Stefani quando di quando in quando sputa veleno su molte di queste iniziative, chiedendo a gran voce di vederne i bilanci? Non ha tutti i torti, se pensiamo che dalla "madre" di questi happening (ossia il live per il Bangladesh voluto da George Harrison) sortì ben poco per le popolazioni bisognose. E molta réclame per i musicisti. E una sorta di pacificazione delle coscienze degli acquirenti il biglietto o il disco (questo fenomeno è probabilmente arrivato all'apice con LiveAid e la possibilità di donare "da casa" in tempo reale, ossia la madre di tutti i Telethon presenti e futuri).
2- Artisti impegnati "tout court", soprattutto per quanto attiene alle liriche (alla rinfusa... U2 anni '80 e non solo, Dylan dei primi 3 album, Pink Floyd dell'era "The wall", Clash, Phil Ochs, etc etc... fino ai nostri Gang), tenendo ben presente quello che il (all'epoca) giovane Zimmerman disse allo pseudo-rivale Ochs... "quello che scrivi è merda perché la politica è merda".
3- Artisti per i quali il messaggio politico risiede soprattutto in determinate scelte stilistiche... sicuramente il Paul Simon di Graceland ne fa parte (fare un disco con musicisti sudafricani in pieno apartheid), o Peter Gabriel che s'indebita per il WOMAD, ma penso anche a tizi come gli Specials (a proposito, ma ci siamo mai fermati a riflettere su quanta gente di colore ha attraversato la storia del rock? a meno che non consideriamo in senso lato "rock" anche il soul, l'hip hop, la techno....).
C'è da aggiungere che per molti artisti è difficile individuare una "casella", piuttosto si muovono trasversalmente tra più ambiti... un esempio celeberrimo è Springsteen che scrive "Nebraska", va a registrare "We are the world", va in tour per Amnesty e quando tutti lo considerano finito se ne esce con un disco No Global quale "The Ghost of Tom Joad": già, no global, come lo erano i RATM che hanno ripreso la canzone omonima sia dal vivo che su disco. Ricordo un articolo sul Mucchio, durante gli anni '90, a firma di Massimo Del Papa, che se la prendeva con i RATM, considerandoli la punta dell'iceberg dell'ipocrisia, chiedendosi quali e quanti interessi potesse (possa) avere una multinazionale quali la Sony... che non è la vecchia discussione in cui si trovarono impelagati i Clash quando firmarono (ma guarda un po') per Sony/Columbia... se nel '77 l'artista si sputtanava tradendo l'ideale indipendente, oggi la questione è molto più spinosa. Nel senso che si possono anche incidere canzoni che parlano del lavoro sfruttato degli operai cifnesi, ma i monitor che usi dal vivo sono fabbricati se non in Cina, di certo a Taiwan. E il MacBook che usi per i demo, non è forse fabbricato dove il lavoro "costa meno"?
E, se la questione riguarda tutti da almeno 25 anni (nel senso che la consapevolezza non è affare dell'altro ieri... la copertina del mostruoso "Scum" dei Napalm Death è del 1986), che diritto ha un artista di farsi portavoce di determinate istanze? Ha, forse, più senso scegliere il DIY? Tra l'altro scelta che ha portato a produzionie veramente eccellenti, pensiamo solo scena americana degli anni '80 (una delle cose più eccitanti accadute alla musica del XX secolo) ma anche alla vitalità delle esperienze italiane degli anni '90. Ma questa è una discussione già vista e sentita milioni di volte, totalmente inutile soprattutto di questi tempi.
L'ultima riflessione, la più inquietante, è mutuata da un pezzo di Claudio Magris apparso sul Corriere la scorsa estate (se v'inuriosisce lo recuperate qui). Non parlava di musica ma dell'esperienza di Leni Riefenstahl, la famigerata regista del nazismo. La riflessione di fondo proposta è la seguente "i poeti hanno un cuore freddo [...]; se scrivono una lirica sulla morte di un bambino, corrono il rischio di commuoversi più per le loro sillabe e le loro rime che per la morte di quel bambino".
Se accettiamo questa idea, nulla vale più. Cadono tanto Robert Wyatt quanto Marino Severini... e, del resto, in molti con l'andare degli anni hanno mostrato contraddizioni di varia natura. Come non scordare certe posizioni ambigue di Lennon o la "clamorosa" scoperta della tossicodipendenza di Gil-Scott Heron che poco prima metteva in guardia i teen agers dalla "Angel Dust"... Fatti nostri o fatti loro? Prendiamo quel che ci pare buono e sotterriamo le idee? La discussione è aperta...
1- continua