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- Scritto da Erica Francesca Bruni
- Categoria principale: Le nostre recensioni
- Categoria: Recensioni film in sala
- Pubblicato: 09 Novembre 2015

Rock the Kasbah, l’ultimo lavoro di Barry Levinson, è una commedia ispirata alla storia vera di Setara Hussainzada (prima donna ad aver cantato e ballato in diretta tv in Afghanistan).
L’intera vicenda ruota attorno a Richie Lanz, un manager di musica rock in totale declino che decide di accettare la bizzarra proposta di portare la sua nevrotica cliente, Ronnie, in tour per l’Afghanistan. Purtroppo i programmi non vanno come da previsione e Richie si ritrova bloccato a Kabul senza cantante, senza portafoglio e senza passaporto. Presto s’imbatte in Salima, una giovanissima ragazza pashtun dalla voce melodiosa, il cui sogno è quello di partecipare nel programma Afghan Star (l’equivalente del nostro X-Factor).
Le premesse per Rock the Kasbah erano ottime, ma Levinson delude restituendoci una commedia sottotono in cui i temi sull’emancipazione femminile e la condizione della donna in Medio Oriente sono trattati in maniera banale e superficiale. Per tutto il film si ha come la sensazione che le potenzialità del film restino inespresse in una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti e in cui emergono da subito delle gravi incongruenze narrative.
Al tutto si aggiunge un cast di attori assolutamente poco convincenti a incominciare dalle improbabili Kate Hudson e Zooey Deschanel, la prima nei panni di una prostituta e la seconda nelle vesti di una tossica rock star; Bruce Willis, invece, ha il ruolo di un mercenario completamente fuori parte e completamente spaesato per tutto il film.
Il buon Bill Murray è da sempre stato la maschera ideale per questo tipo di personaggi alla Richie Lanz, e come sempre ci regala dei grandi momenti tipici della sua inimitabile comicità goffa e stralunata. Tuttavia nel complesso anche la sua performance non basta a convincere e risulta soffocata da questa pellicola addomesticata completamente sconnessa che non si risparmia niente, sfociando addirittura in un finale pacifista e buonista (a tratti patetico).
Questo lascia davvero ben poco, se non tanta amarezza per un film che aveva tutto il potenziale per essere ben altro.
Voto:2/4
