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[ROD] Forrest Gump di Robert Zemeckis. I just felt like running

Creato il 22 novembre 2011 da Spaceoddity
al solito g.b.,che per caso ha saltato fila e staccionata.Certe corse non dipendono da noi.
[rod] Di Forrest Gump (1994), chissà perché, dimentico sempre la paternità di Robert Zemeckis. Ricordo bene, invece, e come potrebbe sfuggirmi?, che ben due storie diversissime si sono avvicendate nella mia vita lungo la corsa di questo ragazzone ingenuo e amabile. Parlarne proprio oggi, che è il 22 novembre, giorno di S. Cecilia, aggiunge una sfumatura in più di importanza e di malinconia, al nuovo incontro con questo film che ho amato con persone che ho amato, perché si ama come e finché si può.
[ROD] Forrest Gump di Robert Zemeckis. I just felt like runningEppure, la storia di quest'angelo metropolitano, indifferente alla città o alla campagna, ma non al cielo o alla terra, sembra cominciare tutto tranne che nell'amore. Nato con seri problemi di deambulazione, Forrest viene lasciato dal padre alle cure di una madre (Sally Field) ansiosa di volergli bene, ma incerta sull'educarlo per quello che è o per quello che non è e forse non sarà mai: la donna, compromettendosi e corrompendo il direttore di una scuola, consente al figlio di frequentare una scuola statale, nonostante il quoziente intellettivo piuttosto basso del ragazzino, che sarebbe assegnato a istituti specializzati, ma che senz'altro ne avrebbero provocato l'emarginazione sociale.
Proprio il primo giorno di scuola, Forrest incontra Jenny, quella che sarebbe stata la donna della sua vita, ovvero colei che gli sarebbe sfuggita per tutta la vita. Ma i ragazzini, si sa, sono crudeli: a fronte dell'interesse della compagnetta, gli altri si prendono gioco del bambino e lei si rivela incapace di difenderlo, di superare la barbarie del conformismo: così grida a Forrest di correre, di correre via, di correre più forte che può. Ed è così che Forrest cresce, cresce correndo, quasi dimenticando il paesaggio attorno a sé, quasi dimenticando come e perché abbia imparato a correre. Con la determinazione dei semplici, antepone la sua meta, la salvezza, a un presunto destino di sconfitta personale e sociale, perché non si deve mai venir meno a sé stessi solo perché non si è abbastanza per gli altri.
Il destino di successo che arride a quest'anima pura sta nella favola che hanno montato per lui Robert Zemeckis alla macchina da presa e la sceneggiatura di Eric Roth (basata su un romanzo di Winston Groom). Né si può trascurare l'interpretazione perfetta di un allora praticamente ignoto Tom Hanks, che sbalordì tutti con la sua naturalezza. Non credo sia una caso che, dei sei oscar vinti, tre siano stati assegnati a regia, sceneggiatura e protagonista. Forrest Gump seppe riunire un intero pubblico attorno alla storia americana che traspare lungo la corsa di quest'uomo, che impara a correre perché deve e continua a correre perché gli va di farlo e crede che sia giusto. O per seguire i tanti insegnamenti della madre, consegnanti come slogan, come brandelli di saggezza da poter portare sempre con sé:
[ROD] Forrest Gump di Robert Zemeckis. I just felt like runningPut the past behind of you before you can move on.
Forrest Gump sembra non avere altra ricchezza che questi pochi aforismi. Eppure riesce ad amare, a capire cosa sia questo sentimento che torturava Cherubino nella sua corsa da un desiderio all'altro. Forrest ama con semplicità, crede con fierezza e determinazione al valore degli altri e del mondo attorno a sé. Incapace di pensare al tradimento, accoglie Jenny (Robin Wright) che sempre gli sfugge e ritorna; Forrest ubbidisce al luogotenente Dan (Gary Sinise) molto dopo che non è più il suo capo e porta con sé l'amicizia e i progetti dell'amico Bubba Blue (Mykelti Williamson), anche quando questi non c'è più, dedicandosi all'inverosimile pesca dei gamberetti e a un successo insperato. Pensa, senza ragionare mai sull'opportunità o sul valore del farlo o meno, prima agli altri che a sé stesso.
Forrest Gump quasi non si accorge di attraversare un tempo di radicale cambiamento, meno che mai ne ravvede il versante pop in cui lo cala Robert Zemeckis: protagonista di un film che è una colonna sonora dell'amore dell'America per l'America e la sua Storia, quest'uomo scevro di ogni emozione per sé e sempre preoccupato per i protagonisti delle storie che gli raccontano (it must be hard being...), percorre la sua strada in una bambinesca sordità. Indossa un sacco di scarpe, un paio dopo l'altro, e va avanti, senza requie, senza vacanze, perché, tra le altre cose, gli hanno detto che vacation is when you go somewhere and you don't ever come back. E lui, meno ancora che tornare, vuole andarsene. Va avanti come può, come ha capito anche il Vincent Freeman di Gattaca, senza risparmiare le strade per il ritorno: ma Forrest Gump va avanti portandosi tutto il suo mondo, i suoi affetti, il suo sguardo elementare e la vita di chi ama. Sa donare tutto questo al caso e, quando ormai è un uomo e si è scoperto, sparisce di nuovo nel volo di una piuma.

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