Non s’arrende il professorone, ritorna sull’accusa di conservatorismo dicendosi favorevole alla fine del bicameralismo perfetto, ma le riforme di Renzi ribadisce, sono un tentativo di autoritarismo light che della democrazia mantiene le sole forme svuotandola di ogni sostanza. Si pretende infatti di tenere fuori dal Parlamento le minoranze significative che dovessero raccogliere anche 3 milioni di voti, mentre dal blocco della maggioranza così determinata dallo sbarramento all’8%, verranno tutti gli organi di controllo e garanzia azzerando ogni separazione dei poteri. La prova del disegno autoritario di Renzi sarebbe secondo Rodotà, la sua pretesa di rifiutare il confronto con le parti e risolvere forzatamente tutte le complessità sociali. Quello che a nostro avviso sembra una ingenuità, è la notizia secondo la quale il gruppo della “via maestra” raccoglierà le firme per abrogare l’art.81 della Costituzione sul pareggio di bilancio. Sappiamo tutti che i referendum NON possono cancellare le Leggi di una Costituzione rigida come la nostra che appunto, prevede per la sua riforma una procedura “costituzionale” di doppia lettura con maggioranza assoluta dei 2/3 dei componenti le Camere e referendum confermativo nel solo caso che la revisione passasse con maggioranza semplice. Accusa un clima intimidatorio nel PD anche Pietro Folena, secondo il quale pretendere di approvare senza discussione i testi delle riforme concordati con Forza Italia sia una follia perché il problema dei contrappesi da porre in essere a chi vince le elezioni con un sistema maggioritario è essenziale non per arginare Renzi, ma per contenere chiunque vinca e che ci sia bonaccia e che si alzi il vento. I numeri sono numeri ed al Senato l’italicum è già morto, dà per certo Dalema. A sperare resta il solo Renzi. Dalema ha coalizzato le minoranze al grido di riscossa per riprendersi il partito pena la fine. L’italicum l’ha scritto Verdini non un gruppo di riformatori illuminati, quello che sarà licenziato dal Senato sarà meglio.