Come nel caso del bel libro-intervista di Francesco Rosi, anche qui c’è il solito problema: i libri autobiografici sono interessanti ma per goderseli appieno bisogna avere un minimo di conoscenza del periodo storico cinematografico (e in questo caso anche televisivo) che concerne la vita di quell’artista. Nel caso di Moore si va sostanzialmente dagli anni 50 fino agli anni 80-90 e difatti la parte a me più ostica riguarda gli anni 50. Indubbiamente il libro prende una piega più interessante dal capitolo “Il Santo” (serie molto celebre all’epoca ma che non ho mai visto), punto cruciale della sua carriera. Dopo tale serie fece il ritorno al cinema che tanto aveva atteso prima con “L’uomo che uccise se stesso”, una breve parentesi televisiva con “Attenti a quei due” e poi l’inizio dell’avventura con la saga di 007, intervallati da altri film come “Ci rivedremo all’inferno” con Lee Marvin e “Attacco: Piattaforma Jennifer”. Un periodo ricco di aneddoti, anche divertenti (come quello di David Niven che per motivi oscuri aveva un critico contrario per il suo Oscar), quello che riguarda il periodo anni 70, sicuramente il momento più saliente del libro. L’ultima parte è dedicata al suo impegno per l’Unicef, impegno iniziato per merito di Audrey Hepburn.
Per concludere se siete fan di 007 o semplicemente fan di Roger Moore, dato che sostanzialmente tutto il libro è caratterizzato dall’ironia dell’attore inglese, vi consiglio di averlo; altrimenti compratevi altri libri, l’importante è che vi sia il giusto interesse.
Ps molti non hanno probabilmente capito l'importanza dell'interpretazione di Moore nei panni dell'agente 007, ma per certi versi ha anticipato il poliziotto Frank Drebin interpretato da Leslie Nielsen