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Rohmer e le stagioni. 3. Racconto d'autunno

Creato il 24 giugno 2011 da Spaceoddity
Non ho trovato altre "storie d'autunno", sul mio cammino. Per cui credo sia comprensibile che il racconto d'estate sia scivolato presto nelle più brevi giornate dell'autunno di Eric Rohmer. C'è, infatti, un momento in cui il caldo e doloroso segno del leone cede il passo al lento ricomporsi della natura in una forma più cauta e dolce, nel segno della vergine.
Rohmer e le stagioni. 3. Racconto d'autunnoRacconto d'autunno (1998) è l'ultimo film che Rohmer realizzò sul suo progetto di dar corso a delle storie "morali", basate su una scansione del tempo che renda conto della vita intera e, va detto subito, è un film meraviglioso. L'autunno non è qui la stagione della decadenza, della fine di un incanto lontano, dell'estate incantevole della giovinezza: al contrario, è la stagione della raccolta, il periodo in cui la fatica del corpo e dell'anima e l'energia del sole danno i loro frutti, è il periodo della vendemmia.
Magali (Béatrice Romand) è, infatti, una vignaiuola, aiutata in campagna da Rosine (Alexia Portal), fidanzata del figlio Léo (Stéphane Darmon), e però in un continuo flirt con Étienne (Didier Sandre), il suo vecchio professore di filosofia del liceo, nonostante il loro rapporto sia finito da tempo. Rosine è convinta che Magali abbia bisogno di un uomo; e ne è convinta anche Isabelle (Marie Rivière), la migliore amica della donna. Le due donne, spinte da sentimenti e passioni diverse, affrontano la solitudine campagnola di Magali nel modo loro più congeniale, sì che questa si troverà stretta tra due uomini diversissimi: lo stesso Étienne il dongiovanni irrisolto, sempre innamorato di ragazze molto giovani, di bellezza fresca, sicura ed estiva; e Gérald (Alain Libolt), Gérald il timido, ma sincero e forte e affettuoso figlio di vignaiuoli emigrati algerini.
Racconto d'autunno è la storia di una rieducazione sentimentale di una donna disavvezza all'amore: una donna che vuol superare per qualità la vendemmia dell'89 (e si nota qui, en passant, che il primo frutto del progetto sulle stagioni di Rohmer, il Racconto di primavera, aveva visto la luce nel 1990), una donna selvatica e timida, una donna che non vuol pensare, ai fallimenti e alle erbacce della sua vita, come se tutto avesse un ordine e un senso. Una donna che vuol provare lo stupore e sentirlo tutto in sé, nonostante l'età non sia più quella di una ragazzina.
Rohmer e le stagioni. 3. Racconto d'autunnoProprio nel confronto tra la bellezza fresca e giocosa della contorta Rosine con le generazioni ormai mature di Magali, Isabelle, Étienne e Gérald si ha la senso di un autunno ramato di foglie che cadono per terra, ma con dolcezzza. La ragazza appare contorta e ambigua, un po' melodrammatica nella sua vita affettiva, ma vitale e piena di una sapienza eterna, quasi checoviana della sua femminilità e dei ruoli dell'amore. Le donne e gli uomini, ormai di mezz'età, che incontrano davvero la sua vita appaiono feriti e a tratti anche un po' rudi, mai vincenti, ma a loro modo sicuri nell'espressione delle loro anime, mai "definitivi". Conoscono, in qualche modo, e spesso senza neanche sapere perché, i loro sentimenti, più o meno colpevoli e fragili.
E vivono, sono vivi, in attesa e a lavoro perché la vita porti i suoi frutti, l'elisir d'amore, quel vino che è il segno maturo di un'appartenenza alla terra, al lontano silenzio della campagna della valle del Rodano: non ha i tempi rapidi, gli scatti emotivi della seduzione, ma la luce calda e delicata di un giorno non pieno, l'aroma di una pace ritrovata, di una tenerezza dopo i bollori di un'inquieta fuga dai torridi e un po' distaccati scenari rohmeriani del passato.

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