Militari e cittadini stretti in un lungo abbraccio: questo il simbolo del 4 novembre 2015. Oggi, in Piazza del Quirinale, l’iniziativa “Le Forze armate in Piazza” colorata da mille bandiere tricolori, per celebrare il “Giorno dell’Unità nazionale” e la “Giornata delle Forze armate”.
Gallerie su http://www.difesa.it/Primo_Piano/Pagine/20151104Festa_Forze_armate.aspx
Commento:
Il 4 Novembre è un giorno in cui si volge la mente e il cuore al mondo delle divise e delle uniformi. Pensiamo alle Forze Armate e all’Italia attraverso i simboli della Difesa e della sicurezza militare. Pensiamo, per chi come me lo ha svolto, al periodo della leva. Pensiamo ai commilitoni e alle nostre camerate, alle esercitazioni, alla sorpresa di una festa nazionale vissuta dal didentro: schierandosi con l’alta uniforme, la sciarpa azzura e la sciabola al fianco impugnata coi guanti. Non proprio come un cittadino qualunque che per caso assiste ad una parata di anziani con berretto della prima guerra o quella dell’abissinia, al fez e al berretto alpino. Mio nonno era a Tobruk in Libia. Per una strana coincidenza la sede della mia compagnia, o squadrone come noi cavalieri lo chiamavamo, era proprio dedicato a Tobruk, la 4.a per l’esattezza del Secondo Battaglione del 126° corso Auc.
Nella mia città di origine il 4 Novembre, per quegli anni che ricordo trascorsi prima del 2000 e dopo il mio congedo del 1988, degli anziani e rispettabilissimi signori con pochi cimeli militari degni di un museo della memoria, sfilavano per le strade cittadine, dopo la breve funzione religiosa, tra la Cattedrale e la statua del milite ignoto dove veniva allocata una corona di alloro, ricordo. Il folklore militare, quei nastrini, qualche vecchio basco ormai logoro dal tempo, era ciò che colpiva a prima vista. Veniva da chiedersi se era lecito portare un elmetto di quella foggia, se era conveniente per la loro stessa dignità, baveri ormai irriconoscibili e consunti e pochi o forse uno solo dei labari di qualche associazione di reduci. Ma colpiva anche la dignità con cui vestivano quei fazzoletti tricolori, sempre gli stessi, anno dopo anno, decenni dopo decenni. Era proprio questo caparbio rispetto dovuto a quei resti che faceva sentire la precarietà di un conflitto, la povertà di una nazione nell’approvvigionare le proprie truppe. Ma era anche l’unica traccia di un esercito, almeno a Venosa in quegli anni, che io ricordi. Serviva una raccomandazione per far arrivare alcuni uomini in divisa da Potenza di rappresentanza. Completavano il quadro due carabinieri oltre al comandante dalla stazione, il sindaco, parroco accompagnato da due chierici, e poche altre persone. Negli ultimi anni, dopo la fine della leva, ho visto anche alcune scolaresche, una piccola delegazione di studenti delle medie ad assistere ad una messa di rito. Come se non fosse educativo per tutti celebrare la giornata delle Forze Armate e nutrire il loro rispetto per questi uomini in uniforme.
Per un paese ameno, come può esserlo un comune lucano situato tra le ultime propaggini dell’Appennino ed il Tavoliere pugliese, il 4 Novembre era poco più di questo. Pertanto ritrovarsi proiettati tra gli ufficiali di cavalleria è stato un cambiamento radicale e nemmeno sperato. Il tipico paese della provincia italiana offre così poco che solo 12 mesi di leva possono segnare una vita per sempre, figuratevi un duro corso per ufficiali, come lo era negli anni di piombo. Era davvero, come si usava dire all’ora, che le stellette portate, non le si avrebbe tolte mai più, e sarebbero state messe nella pelle per sempre. Così è stato.
Eppure il 4 Novembre del 1918 cessava per l’Italia la grande guerra ed il giorno delle vittoria passava come il giorno dedicato alle Forze Armate.
Oggi il 4 Novembre, nella mia nuova quotidianità e dalla mia piccola e personale prospettiva, assume un significato nuovo. Forse sarà per colpa degli anni che passano. Così stamattina il mio primo pensiero corre ai miei cari amici del corso AUC.
Riporto di seguito il post che ho dedicato alla loro amicizia e che è visibile sulla mia bacheca Facebook, sembra abbia raccolto in poche ore vari commenti e diversi Like. Segno che in fondo, non dovrei sentirmi così solitario.
Buongiorno e buon 4/11. Oggi posso fare outing e sfodero il mio orgoglio di essere in fondo almeno per oggi ancora un soldato. E si, ci vorrebbe qualcosa di forte ora, tipo un caffè lungo e nero. Il sole si sta alzando e gli amici sono come al solito in ritardo tanto da far rimpiangere quelle adunate sotto l’acqua e nel freddo in quei giorni degli anni ottanta in quel corso a Roma. Quelle mattine eravamo tutti puntuali, in ordine, viso rasato e massicci, un po’ anche incazzati, ma duri per un nuovo giorno. Forza oggi è il 4/11, anche se ora come ora l’unica cosa che ci aspetta è farcelo da soli il caffè! Ma che giornate magnifiche che ho passato con l’uniforme in quegli anni. Non so perché qui in Italia chi indossa l’uniforme debba anche assumere un tono dimesso e umiliato. Ecco invito chi la porta con onore a mostrare il suo orgoglio, almeno oggi in questo 4/11! Buona giornata all’Italia che vince!
Buon 4 Novembre! Viva l’Italia!
Antonio Conte