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ROMA. Alla Camera il primo bilancio di 10 anni della L.219 sul sistema trasfusionale.

Creato il 21 ottobre 2015 da Agipapress
ROMA. Alla Camera il primo bilancio di 10 anni della L.219 sul sistema trasfusionale.ROMA. La Sala del Mappamondo della Camera dei Deputati ha ospitato ieri il convegno “Una legge che fa buon sangue” promosso da AVIS e che ha permesso di stilare un bilancio dei primi 10 anni dall’entrata in vigore, il 21 ottobre 2005, della Legge 219 sul sistema trasfusionale.
Ogni anno in Italia si effettuano oltre 3 milioni di emocomponenti e Avis è presente su tutto il territorio nazionale con 1.314.316 soci (compresa la Svizzera) distribuiti in 3384 (+ 20 in Svizzera) sedi locali, 122 provinciali ed equiparate, 21 regionali.
Vincenzo Saturni, presidente di Avis Nazionale ha espresso grande soddisfazione per la riuscita dell’evento:"È stato importante dialogare in un prestigioso luogo istituzionale come la Camera dei Deputati sui primi dieci anni di vita di una legge che ha avuto, ed ha ancora, il grande merito di porre le associazioni di volontariato del sangue al centro del sistema. Non si è trattato di un momento autocelebrativo, benché sia innegabile che siano stati ottenuti da tutti gli attori ottimi risultati, quanto piuttosto di un’occasione per discutere delle prossime sfide che attendono il sistema. Un sistema, quello italiano, chiamato sempre più a dare risposte ai pazienti, i veri beneficiari del gesto di gratuità della donazione, e a diventare punto di riferimento in un’Europa dove ci sono ancora pressioni perché la donazione di sangue esca dalla sfera della gratuità”.  All’incontro hanno partecipato le associazioni di volontari del sangue del CIVIS (AVIS, Croce Rossa, FIDAS e Fratres), il presidente della SIMTI, Claudio Velati, il direttore del Centro nazionale del Sangue Giancarlo Liumbruno. Il convegno è stata, come ha sottolineato il presidente Saturni, un’occasione per fare il punto sul piano per la programmazione dell’attività trasfusionale, che rappresenta uno strumento strategico ed essenziale per adempiere completamente a quanto previsto dalle normative in materia. ROMA. Alla Camera il primo bilancio di 10 anni della L.219 sul sistema trasfusionale. Avis ritiene che l’attività trasfusionale venga inserita nella programmazione sanitaria di ogni Regione, con un’ottica nazionale nel rispetto del suo inserimento nei LEA e con puntuali finanziamenti; abbia una visione di medio - lungo periodo (3 – 5 anni) per permettere adeguati investimenti e scelte organizzative funzionali e sostenibili anche per le Associazioni e Federazioni dei donatori come ad esempio l’adeguamento delle Unità di Raccolta, gestione della chiamata; sia predisposta dalle Strutture Regionali di Coordinamento che devono essere adeguatamente sostenute o rinforzate stante il loro ruolo essenziale di raccordo con il Centro Nazionale Sangue e quindi con il Sistema Trasfusionale nel suo complesso e infine veda  il reale coinvolgimento delle Associazioni e Federazioni dei donatori, nella coprogettazione delle strategie, con la condivisione costante delle informazioni quali/quantitative del sistema. Malgrado la sua assenza giustificata al convegno, il ministro della salute Beatrice Lorenzin ha voluto intervenire sulla ricorrenza del decennale, rilasciando un’intervista per la rivista “Avis Sos” nella quale ha sottolineato che “I risultati raggiunti oggi nel settore trasfusionale hanno la loro origine nelle novità introdotte dalla legge 219 del 2005, in particolare l’istituzione di organismi nazionali e regionali di ‘governance’ del sistema (il Centro nazionale sangue e i Centri regionali di coordinamento). Per molti aspetti la Legge è ancora assolutamente attuale, soprattutto per quanto concerne i princìpi fondanti e il substrato etico: concetto di donazione volontaria, non remunerata, LEA trasfusionali, gratuità del sangue e della trasfusione, autosufficienza nazionale indivisibile, non frazionabile, sovra-aziendale e sovra-regionale, ruolo e valore delle associazioni e federazioni di donatori volontari nella promozione del dono e nel conseguente contributo importantissimo ai fini istituzionali del SSN, gestione esclusivamente pubblica delle strutture trasfusionali ST o, meglio, "governo" interamente pubblico”. ROMA. Alla Camera il primo bilancio di 10 anni della L.219 sul sistema trasfusionale.Nel merito del ruolo delle associazioni di volontariato il ministro Lorenzin ha aggiunto che “senza dubbio il nostro sistema trasfusionale è complesso e articolato, ma le sue caratteristiche peculiari lo distinguono dagli altri sistemi dei Paesi europei. Rappresenta infatti un modello che si fonda sulla sinergia delle azioni degli attori che lo costituiscono. Cioè istituzioni, associazioni e federazioni del volontariato del sangue e professionisti e operatori sanitari del settore, incluse le rispettive società scientifiche. E si basa inoltre su un principio etico: la donazione volontaria, periodica, responsabile e gratuita. Un principio che, a monte del sistema, rappresenta la garanzia primaria di sicurezza e qualità del sangue e del plasma raccolto sul territorio nazionale, e quindi dei prodotti medicinali da esso derivati”.

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