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Roma annega: Alemanno ha poche ragioni e molti torti

Creato il 22 ottobre 2011 da Stifler84
http://riccardocorbucci.files.wordpress.com/2011/07/tombino.jpg
Non bastavano i black bloc, anche il cielo ha dato la sua botta di spranga alla capitale. La città eterna da mesi vive in un eterno caos: allarme criminalità, violenti che non si riescono ad arginare e tombini che non si riescono a stappare! Quello che vedete nella fotografia è un tombino tipico romano: otturato, colmo sino in superficie di detriti, terra, foglie secche, mozziconi di sigarette e altri rifiuti più o meno ingombranti. Ce ne sono sul lungotevere, nei quartieri, nel centro storico, in alcuni vi è cresciuta persino dell'erba. Per questo le scuse di Alemanno servono poco o niente: se è vero che la quantità d'acqua è stata notevole, è pur vero che una corretta manutenzione e pulizia del sistema fognario avrebbe mitigato i danni, o persino resi minimi. Roma, invece, si candida ad essere una nuova Venezia, ad ogni temporale vive disagi enormi e spesso viene sospeso il servizio metropolipano. E' stato così anche il 19 settembre, quando le due linee della metro sono state chiuse per ore, ma già a luglio le piogge avevano creato problemi. Quale altra capitale ha questa risposta così negativa alle intemperie? A dicembre, mentre ero a Berlino e in Italia si votava la fiducia al governo Berlusconi, cadeva la neve, abbondante, senza che nessuno se ne potesse accorgere: tutti i mezzi pubblici hanno svolto il loro servizio regolarmente, le strade erano costantemente pulite, cosparse di sale e breccia per evitare rovinose cadute. Sembra che si parli di altri mondi, eppure siamo anche noi parte dell'Europa, una parte decadente, della cui decadenza nessuno si prende la responsabilità. Colpa di Dio, forse, o degli angeli che fanno la pipì (come ci dicevano da piccoli durante le piogge). Alemanno (nello specifico), e altri (in generale), dovrebbero almeno - per il ruolo che ricoprono - assumersi le proprie responsabilità e non additare sempre un terzo reo, un avversario o il fato. E intanto, Roma fa defluire quell'acqua residua dalle sue ferite, lenisce i suoi muri e si colora di muschi; a volte uno schizzo di vernice decora un palazzo, o uno spruzzo di sangue concima le aiuole; ogni tanto si potano o abbattono degli alberi, se ne da notizia sui manifesti, la segatura e le foglie finiscono la loro vita nei tombini. I cittadini guardano il Tevere scorrere, una statua che sembra più un Duce che un Papa, sognano un antico impero scomparso, che in tanti evocano, ma che nessuno sa eguagliare. Sognano la grandezza e lo splendore anneriti dei marmi; sognano, e talvolta hanno incubi enormi guardando il cielo: l'inverno si avvicina, con esso i temporali e l'eterno cittadino romano si chiede, se non sia il caso di vendere l'auto per acquistare una barchetta.

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