Roma. Al Vittoriano l’archeologia dell’Albania
Il centenario dell’indipendenza dell’Albania dal dominio ottomano viene celebrato con la mostra
“I tesori del patrimonio culturale albanese”, a
Roma nel
Vittoriano dal
21 novembre 2012 al 6 gennaio 2013 e a
Torino, Palazzo Madama, dal 23 gennaio al 7 aprile 2013.E’ importante che i reperti archeologici siano considerati tesori da valorizzare come portatori nel mondo delle radici culturali di una nazione di cui marcano l’identità. Realizzata da
“Comunicare Organizzando” di
Alessandro Nicosia, curatore il Direttore dell’Istituto Monumenti Culturali d’Albania
Apollon Bace.I reperti millenari dell’Albania
Ai ritrovamenti in Albania che hanno creato un patrimonio archeologico di grande valore hanno contribuito i ricercatori italiani, tra cui
Luigi Ugolini; si vedono in azione in un filmato dell’Istituto Luce che mostra la missione archeologica italiana negli anni ’30 in alcuni siti famosi come quelli di
Butrinto e di
Fenik; ad essi ne vanno aggiunti altri siti dai quali provengono i reperti esposti, in particolare
Apollonia, antica colonia greca. Ma non c’è solo l’influsso dell’antica Grecia, altri popoli si sono incontrati in questo territorio posto tra Oriente ed Occidente fin dalla Preistoria.I reperti preistorici sono il punto di forza della mostra che parte dal Neolitico per approdare al periodo romano, fino a un’incursione nel XVI secolo dopo Cristo con le pitture iconiche di Onofri. Prima della conclusione pittorica vi è un vastissimo assortimento di reperti archeologici che coprono una gamma vastissima, dai vasi e le suppellettili alle armi, dagli ornamenti – come pendagli, collane e gioielli – alle monete, dalle statue di ogni epoca e dimensione alle stele funerarie e ai bassorilievi, nei materiali più diversi: la ceramica e il bronzo, il marmo e la pietra arenaria.E’ come se attraverso le espressioni più antiche il popolo albanese raccontasse la sua storia, fatta di incroci di civiltà diverse e di lotte: l’eroe nazionale
Scanderbeg si oppose con le armi per 25 anni al dominio ottomano, che durò molti secoli, fino all’indipendenza del 1912 di cui la mostra celebra il centenario con l’orgoglio di esibire le tradizioni remote in cui risiede la cultura di un popolo.
I reperti preistorici dal Neolitico
I primi insediamenti albanesi risalgono al Neolitico, fino al 6000 a. C., trovati segni a
Corca e
Kolonja, mentre da
Pogradec e
Kamnik vengono altre tracce datate tra il 2700 e il 2000, di popoli balcanici e dell’Anatolia; poi l’Età del Bronzo, dal 1200, segna la venuta degli Illiri, provenienti dai Balcani, un popolo guerriero che unificò le tribù per avere maggiore forza espansionistica.La prima vetrina espone un
vaso di culto in ceramica alto 32 cm, del tardo Neolitico, con due sporgenze nella parte superiore e disegni geometrici, siamo tra il IV e il III millennio; del Neolitico antico un
vaso di uso comune, alto 13 cm, sempre in ceramica, di foggia incredibilmente moderna, decorato con triangoli e creste rosse.Un
“Idolo” del V-IV millennio, del Neolitico medio, ha una cavità e una forma di tipo antropomorfo; mentre un altro
“Idolo”, dell’Età del bronzo antico tra il 2100 e il 1800, è un semplice oggetto piatto. Vediamo esposti anche una
collana del Neolitico medio, e
vasetti antropomorfi del Neolitico tardo e medio, tra il V e il III millennio. Altri
vasetti in ceramica che risalgono al I millennio sono esposti in un’altra vetrina, anche di fogge particolari, come quelli che hanno un contenitore doppio e perfino triplo; di quest’epoca vediamo un
diadema, delle
fibule e due
spilloni in bronzo, nonché due
gioiellia forma di spirale in oro.Ci sono poi oggetti rudimentali in bronzo, una vetrina espone un gran numero di
asce e
bipenne, punte di lancia edue
spade, dal XIV al IV secolo; in un’altra vediamo un possente
scudo e
tre elmi del V-IV secolo, siamo nel periodo preromano, l’età preistorica lascia il posto a un’epoca più progredita, si vede dai reperti sempre più accurati, fino alla statuaria classica di grande bellezza.
I reperti del periodo pre-romano e romano
Sono ben modellate le piccole
figure femminili, maschili e
divinità, del V-IV secolo, tra cui spicca il
lanciatore di giavellotto proveniente da Apollonia. In questo periodo ci sono i primi insediamenti urbani illirici con l’influenza della Grecia e, nel IV-III secolo, di
Siracusa e Taranto.Troviamo anche vari ornamenti,
pendagli semplici o con figure e
fibule,
cinture in bronzo e
spille,collane in vetro e
orecchini in osso. La parte più spettacolare di questa sezione sono le
”olpe” in ceramica, anch’esse da Apollonia, con figure umane e animali nel caratteristico colore rossiccio su fondo nero degli Etruschi, la più grande è di 46 cm. In una seconda vetrina ce ne sono altre dieci, dai 7 ai 50 cm, il tempo scorre veloce, è il 600 a. C. Al centro del percorso espositivo il vaso più grande, un
cratere dal diametro di 40 cm, alto 58 cm, con diverse immagini su fondo nero, uomini barbuti e 3 figure maschili e femminili a lato di una figura alata.Vorremmo soffermarci per cercare di interpretarne il significato, ma la statuaria ci cattura, siamo al II-III secolo, intanto sono piccole statue di terracotta. C’è
Zeus con le braccia protese, e
Afrodite , in due posizioni, seduta e in piedi, e altre figure femminili, Quasi per renderle omaggio, in una vetrina vicina sono esposti
orecchini, spille,fibule e
bracciali questa volta in argento; ci sono anche due
collane d’oro e
anelli e
gioielli d’oro e corniola. Colpisce in modo particolare un piede di vaso che rappresenta una sfinge alata; sono esposte anche monete in bronzo.La vera statuaria arriva subito dopo, in vari materiali: le teste di
Artemide e
Demostene in marmo, le stele calcarea con
Atlante ed
Ecate, le statue di
Artemide ed
Eros, la testa in marmo di
Apollo.Con l’inizio del periodo romano, II-I secolo, si incontrano diverse teste scolpite: per loro c’è un’apposita vetrina, raffigurano
Augusto e
Agrippa, un
generale e
Psiche; con la testa di
Villia passiamo al 130 d.C. Altre forme scultoree incalzano, sono le
urne funerarie in pietra arenaria con
stele e
bassorilievi, suggestivo quello con la madre e la bambina raffigurate nella stessa posizione.E’ un periodo tormentato, l’Adriatico sembrava unire più che dividere i Romani dagli Illiri, e ciò che sembrava restare sul piano dei rapporti commerciali divenne poi oggetto di conquista, con una guerra dal 229 al 167 a. C. gli Illiri furono assoggettati. Entrati nell’Impero d’Oriente furono poi invasi dai barbari ai quali resistettero soprattutto i popoli del sud, gli “Albanoi”.
Il sole sorge là dove tramontaSaltando secoli su secoli si arriva al dominio dei turchi-ottomani dal 1385, con la parentesi dell’eroica resistenza di
Scanderbeg dal 1444 al 1468, fino alla sospirata
liberazione nel 1912.E’ una storia istruttiva dove si riflettono i tragici sommovimenti che hanno tormentato l’Europa ed ha per l’Albania il lieto fine del ritorno alla libertà dopo l’assoggettamento straniero. Le parole del celebre poeta del Rinascimento albanese
Naim Frasheri possono essere il sigillo della celebrazione del centenario dell’indipendenza cui dà risonanza questa mostra:
“Il sole sorge là dove tramonta”, torna sempre a risplendere dopo la notte, come la libertà torna a rifulgere dopo l’oppressione.
Info
Roma, Vittoriano, lato Ara Coeli, aperto tutti i giorni, lunedì-giovedì ore 9,30-18,30; venerdì-domenica 9.30-19,30. Ingresso gratuito. Tel. 06.69202049.
FotoLe immagini sono state riprese da Romano Maria Levante il giorno dell’inaugurazione della mostra, si ringrazia “Comunicare Organizzando” di Alessandro
Nicosia e i titolari dei diritti, in particolare l’Istituto dei Monumenti Culturali d’Albania.